La difesa di Marta: dovevo liberare le strade

Interrogatorio della vicedirettrice Ma il gip: «Ha violato le regole»
11 giugno 2008 - Leandro Del Gaudio
Fonte: Il Mattino

Nove ore, momenti di tensione. Marta Di Gennaro e Rosanna Saraceno che si confrontano a tutto spiano. Lo scontro sulle intercettazioni, mentre lei, la numero due della Protezione civile, non convince il giudice, anche se strappa la revoca dei domiciliari. Difesa dal penalista Efisio Figus Diaz, ha «ammesso di aver dato priorità assoluta, pur nella sostanziale consapevolezza dell’irregolarità della gestione, all’aspetto consistente nella rimozione dei rifiuti dalla strade». Detto in soldoni, c’era emergenza e bisognava eliminare dalle strade quella che in alcune intercettazioni la Di Gennaro non esita a definire «merdaccia». Il gip aggiunge a proposito dello smaltimento dei rifiuti: «Conseguentemente disinteressandosi della loro lavorazione, evacuazione e smaltimento». Eppure, proprio il punto forte della difesa della Di Gennaro (l’emergenza che impone scelte radicali) viene stigmatizzato dal giudice. Che insiste: «La Di Gennaro ha reso dichiarazioni che non solo non sono risultate idonee a contrastare l’impianto accusatorio e la gravità del compendio indiziario acquisito a suo carico, ma ha contributo a rafforzarne la solidità». Ma ciascuno degli indagati non «ha fornito alcuna modifica al grave compendio indiziario, inidonei ad offrire una ricostruzione dei fatti logicamente e plausibilmente alternativa alla prospettazione accusatoria». Il concetto è quello del gioco di squadra, che ha spinto quindici giorni fa a spiccare 25 arresti ai domiciliari. Merita attenzione la posizione dei sette capimpianti, difesi dai penalisti Ilaria Criscuolo e Alfonso Furgiuele: «Hanno uniformemente ammesso la propria consapevolezza delle lavorazioni effettivamente eseguite presso gli impianti, producendo documentazione dalla quale emerge che i medesimi sistematicamente rappresentavano ai rispettivi superiori le inefficienze e le criticità quotidianamente riscontrate». Giovani ingegneri, si sarebbero adeguati ai desiderata aziendali anche di fronte alla possibilità di «perdere il proprio lavoro». Tutti avvisavano i vertici, dunque, anche secondo quanto emerge dall’analisi della posizione di Dino Di Battista (responsabile discariche e siti Fibe difeso dal penalista Luigi Tuccillo) e Sergio Asprone, (responsabile gestione impianti Fibe difeso dall’avvocato Claudio Botti): «Di Battista ha prodotto missive a sua firma per documentare ai suoi superiori lo stato della discarica e le gravi problematiche connesse alla sua quotidiana non corretta gestione». Ma ce n’è anche per Giuseppina Marra, esponente di vertice in prefettura, che autorizzava il trasferimento di rifiuti non a norma in Germania: «In relazione alle puntuali irregolarità delle pratiche della medesima istruite, contenenti affermazioni mendaci in ordine alla completezza delle indicazioni e alla conformità delle stesse alle prescrizioni del regolamento europeo, l’indagata ha svolto assunti difensivi non convincenti se non illogici». Tant’è che la stessa Giuseppina Marra - ricorda il giudice - aveva chiesto di essere trasferita ad altro ufficio rispetto a quello ambientale.

 

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