La pattumiera

Vorrei raccontare una lunga storia. E' la storia dello smaltimento illecito dei rifiuti in Campania, ma è una storia lunga, da raccontare a puntate, quindi comincerò da una piccola analisi, a partire da un documento istituzionale.
26 maggio 2006 - Alessandro Iacuelli (Free lance nel settore energia & ambiente)

E' la storia degli elementi acquisiti dalla Commissione Bicamerale sul Ciclo dei Rifiuti della passata legislatura a proposito della Campania. Una delle poche Commissioni "coraggiose", che ha saputo mettere "sotto torchio" esponenti di tutte le provenienze politiche.
Per attenermi a tali elementi "l'elenco dei fatti" è preso proprio dai verbali di tale Commissione, ed alla fine dell'articolo c'è anche il link al sito dove ci sono tutti gli atti.

Tutti gli elementi acquisiti, hanno portato a confermare quel che già si sapeva: c'è una grande attenzione da parte della criminalità organizzata nei confronti del "sistema ciclo integrato dei rifiuti".
Nella maggior parte delle regioni del sud, tale attenzione è orientata secondo due direttive principali.
La prima vede il realizzarsi di forme di inquinamento episodico e non organizzato; si tratta, cioè, di attività svolte senza la preoccupazione di seguire le norme ed i regolamenti, risolvendosi nello smaltimento di rifiuti in assenza di qualsiasi autorizzazione. Si tratta, in buona sostanza, di un comportamento volto semplicemente a fare del territorio un luogo di abbandono dei rifiuti.
Questo è il quadro, ad un tempo desolante e preoccupante, in cui si collocano le indagini svolte, dalle quali è emerso un territorio martoriato per alcune significative porzioni, e visibilmente oltraggiato da lunghe e numerose colonne di fumo, sprigionate dai frequenti incendi di rifiuti, fonti incontrollate di inquinamento da diossina e, quindi, di pericolose alterazioni dell’intera catena alimentare, nonchè di quella dell'acqua.
Nello stesso scenario vanno ad inserirsi gli accertamenti compiuti in Campania dalla SOGIN, su incarico della struttura commissariale preposta ai rifiuti. In particolare, desta allarme l’esito delle verifiche compiute in località Calabricito del comune di Acerra, dove sono state riscontrate percentuali di inquinamento da diossina anche centomila volte superiori ai parametri di legge.
Per non andare troppo lontani dagli scopi di questo scritto, non mi soffermo sugli aspetti giudiziari, rinviando a due articoli pubblicati su Altrenotizie.org (articolo 1, articolo 2).
Per dare idea della "portata" del fenomeno, e restando circoscritti al solo versante della provincia orientale di Napoli, basti sapere che nel giugno 2004 sono stati accertati smaltimenti illeciti di olii minerali, piombo, scorie saline, schiumature di alluminio, polveri di abbattimento dei fumi degli altoforni: il tutto veniva disperso su centoventi ettari di terreno, ai confini di campi coltivati o di zone sottoposte a bonifica come i Regi Lagni. Una sorta di "triangolo dei veleni" tra i Comuni di Nola, Marigliano e Acerra, dove sono state sequestrate 25 discariche.
La soluzione escogitata dagli imprenditori era facile ed economica: abbandonare i rifiuti tal quali sul territorio. O a volte rivendendoli come fertilizzanti. Fanghi inquinati provenienti dai depuratori di Cuma e Villa Literno, dagli impianti di Capri, Sant'Agnello, Caivano e da altri Comuni casertani finivano, tal quali, in fondi agricoli, tra le zolle rivoltate e preparate per la semina; si creava così un humus avvelenato sul quale venivano coltivati ortaggi e foraggio. Infatti, quel miscuglio limaccioso e maleodorante, venduto come compost fertilizzante nelle campagne di Villa Literno, Castel Volturno, San Tammaro, era in realtà una miscela di fanghi contaminati da idrocarburi e metalli pesanti, che attraverso il terreno finiva, poi, nel ciclo alimentare con gravissime conseguenze per la salute dei cittadini e per la stessa agricoltura.

La seconda direttrice, invece, passa attraverso la "simulazione" del rispetto della normativa, gestendo rifiuti tossici e pericolosi mediante false certificazioni attestanti la non pericolosità degli stessi.
Nonostante la criminalità organizzata in Campania abbia abbandonato l’originario business della costruzione di maxi discariche a vita breve, dove venivano sversati rifiuti di ogni genere, lo smaltimento dei rifiuti, sia urbani che speciali, si conferma come settore centrale nell’economia camorristica. Del resto, l’entità dei capitali che il settore dei rifiuti movimenta spiega l’interesse della criminalità organizzata per questo mercato.
Infatti, nel campo della gestione dei rifiuti gli investimenti illeciti trovano possibilità di guadagno analoghe a quelle presenti nel traffico di sostanze stupefacenti, delle armi e nel contrabbando.

Questi gli elementi raccolti. Da notare che i personaggi arrestati nelle varie operazioni giudiziarie sono particolarmente "trasversali" rispetto al panorama politico, si va infatti da amministratori locali della destra fino a quelli della sinistra radicale, passando per tutto l'arco costituzionale.
E ancora, l'inchiesta che sto personalmente conducendo sul territorio porta ad un'amara constatazione: tra la destra e la sinistra, su questo argomento, c'è una cosa in particolare che non si vede: la differenza.

Cosa possiamo pensare noi cittadini comuni, o noi cittadini impegnati sul territorio in questa difficile battaglia? Battaglia che, prima ancora che di legalità è di tutela rispetto alle ricadute che il fenomeno ha sulla salute. Sulla nostra salute.
"Sullo sfondo di quella che può essere definita una vera e propria holding criminale", racconta in un documento il Presidente della citata Commissione, "c’è ancora una volta una Pubblica Amministrazione disattenta ed inefficiente nell’attività di controllo e prevenzione".
Attenzione: non stiamo parlando di casi di "corruzione" di pubblici ufficiali, casi che anche si sono verificati, beninteso!
Stiamo parlando di qualcosa di più diffuso: di amministratori pubblici disattenti, di personale che non presta attenzione alla documentazione che passa sulla propria scrivania, che non si dedica al controllo che tutto sia in regola, che non attende altro che l'orario di timbratura dell'uscita.
Si sta parlando quindi di un problema che, prima ancora di divenire giudiziario, è culturale.
La passata gestione dello Stato non ha saputo fare altro che togliere lavoro a tali amministrazioni pubbliche, e passare tutto ad una gestione privata, o quanto meno privatistica mediante società municipalizzate.
Ci dispiace dover dare un'ulteriore delusione all'On. Berlusconi, ma anche all'ex ministro Altero Matteoli, ma guardando le cose "sul campo", questa gestione non ha dato buoni frutti, si è anche rivelata un colabrodo, peraltro difficilmente controllabile.
Colabrodo che, come denunciato in gennaio da Legambiente, ha portato l'Italia a subire, dopo il danno, anche la beffa: clan camorristici che hanno riciclato il denaro sporco ricavato dagli sversamenti inquinanti, hanno fondato aziende "pulite", con consigli d'amministrazione formati esclusivamente da prestanomi, aziende che si occupano di... (caso strano) bonifiche di territori inquinati, e si sono fiondate sugli appalti, dati a privati, per ripulire dalla contaminazione da essi stessi provocata!
Come ha dichiarato già anni fa il Procuratore Nazionale Antimafia Pier Luigi Vigna, "Le organizzazioni criminali (...) prima inquinano e poi si propongono come disinquinatori, e qui troviamo 'l’ammirevole' genialità napoletana".

A mio modestissimo avviso, a questo punto è prioritario, ai fini di rendere il settore dei rifiuti quanto più impermeabile possibile all’infiltrazione camorristica, un sistema integrato di verifiche e controlli, che coinvolga gli organi di amministrazione, gli organi di governo, ma magari anche le associazioni ambientaliste e quelle dei cittadini, che instauri in pratica un circolo virtuoso di scambio di informazioni.
Non basta a volte la semplice certificazione antimafia: non troveremo mai più un'azienda intestata in prima persona ad un boss o ad un suo parente. Il tipo di controllo che si attua oggi non è in grado di fare alcuna prevenzione, figuriamoci quanto può cambiare il quadro culturale della nostra cara vecchia Campania..

Allora, si può parlare quanto vogliamo di tutti gli infiniti problemi della povera Italia e di come si ritrovi messa male dopo cinque anni di governo-pattumiera ma, mentre si parla di questi massimi sistemi nelle campagne elettorali, è bene ricordare che una parte d'Italia, che ogni giorno si fa sempre più grande (infatti anche se per motivi di spazio mi sono limitato alla Campania che ben conosco... ogni luogo d'Italia nasconde negli armadi scheletri in tema di ambiente), è già fisicamente ridotta ad una pattumiera. Ma forse il giro d'affari è talmente alto, in milioni di euro, da non essere inseribile nelle cose "urgenti" per nessuna formazione di governo...
E mentre si abbassa sempre di più l'età media di chi si ammala di linfoma mieloide o di carcinoma o di neoplasie al fegato, mentre si riduce il problema dello smaltimento illegale di tossico-nocivi ad un problema giudiziario o al limite di emergenza rifiuti, non si vede nulla all'orizzonte in grado di risolvere il problema "a monte": non si vede una strategia di superamento anche culturale e politico dell’emergenza.
Abbiamo in Campania un Piano Rifiuti varato dalla giunta Rastrelli (centro-destra) e proseguito in toto, senza alcuna modifica, prima dalla giunta Bassolino (centro-sinistra) ed ora dal Commissariato di Governo. Senza alcuna differenza.
Peccato che si siano visti gli stessi comportamenti, gli stessi illeciti, nei comuni di centro-sinistra ed in quelli di centro-destra.
Forse il segreto sta in questo, sta nel fatto che oramai siamo sommersi nella "monnezza" e, come si sa, la "monnezza" non vota. Non è nè di destra nè di sinistra, ma si fa gestire da entrambi.

Quel che penso, personalmente, è che il futuro della nostra terra passa davvero, come dicono due parlamentari della suddetta Commissione, attraverso la capacità di comunicare, modulare, coinvolgere.
Comunicare, con amministratori locali, imprese, cittadini, associazioni, e non imporre piani di smaltimento straordinario o di incenerimento senza consultare nessuno.
Modulare il piano di gestione, cercando di coniugare la protezione dell’ambiente naturale con le esigenze dell’ambiente sociale e produttivo.
Coinvolgere i cittadini, facendoli sentire attori di un processo più ampio, conveniente e pulito.
Personalmente, sto lavorando su questo terzo fronte, ed ora so che il coinvolgimento dei cittadini si può davvero ottenere, che non è vero che ci sia insensibilità diffusa. I primi due punti, invece, sono il vero banco di prova al quale attendiamo la politica dell'Italia di oggi...

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