Affonda il piano del Comune per il trattamento dell'umido. Si guarda ai suoli di BagnoliFutura

Salta il progetto compost di Napoli

Sodano: «L'impianto a Caivano costa troppo». Si riparte da zero
Il vice sindaco Si vaglia l'ipotesi Bagnoli, impianto per l'umido al deposito bonifiche di BagnoliFutura
20 marzo 2012 - Fabrizio Geremicca
Fonte: Corriere del Mezzogiorno

NAPOLI — Fu annunciato un anno fa, quando era ancora in carica il sindaco lervolino ed era assessore all'igiene urbana Paolo Giacomelli. «La trattativa è quasi ultimata», disse quest'ultimo, «e ben presto Napoli avrà il suo primo impianto di compostaggio».
E stato riproposto a luglio dal nuovo sindaco de Magistris: «Entro l'estate Napoli avrà il suo impianto di compostaggio».
Almeno 4 anni prima, durante la gestione di Pasquale Losa, era stata Asìa che ne aveva annunciato la realizzazione, spingendosi ad inserirlo nel dossier sulla pianificazione impiantistica distribuita ai giornalisti. Un impianto sulla carta, appunto.
Se le parole e gli annunci fossero fatti, la metropoli avrebbe da tempo un sito di compostaggio, indispensabile a lavorare la parte umida del rifiuto, raccolta col sistema della differenziata, ed a trasformarla in fertilizzante, evitando che finisca in discarica. Quel sito invece manca ancora. Magra consolazione: la metropoli rispecchia perfettamente l'andamento regionale, perché l'unico capoluogo di provincia campano virtuoso è Salerno ed in tutta la regione i siti di compostaggio e di digestione anaerobica (svolgono la stessa funzione, con tecnologia differente) sono assolutamente rari.
Perfino quelli praticamente ultimati —San Tammaro in provincia di Caserta è il caso più eclatante — non sono ancora in funzione. L'assenza di tali impianti costringe Napoli a mandare fuori regione (Sicilia ed Emilia in questo momento) l'umido che differenzia. Costa 16o euro a tonnellata. Nel 2011 hanno viaggiato oltre i confini regionali circa 30.000 tonnellate provenienti da Napoli. «Destinate ad aumentare, ovviamente, mano a mano che la metropoli, adottando una strategia virtuosa, estende di quartiere in quartiere il sistema del prelievo della spazzatura col porta a porta», fa notare Raffaele Del Giudice, il presidente di Asìa.
Il Corriere del Mezzogiorno ha interpellato dunque il vice sindaco Sodano, per capire se e quando finalmente Napoli avrà un impianto dove l'umido possa diventare fertilizzante senza spedirlo in giro per l'Italia.
Che ne è della struttura che dichiaraste in estate di voler acquistare a Caivano? Si disse all'epoca che vi avrebbero consegnato l'impianto chiavi in mano.
«I proprietari si sono spinti a chiedere 22 milioni. L'amministrazione era disposta ad arrivare fino a 15. In più, era difficile capire chi fossero davvero i soggetti coi quali trattare. Per questo non se ne è fatto più nulla».
E la struttura prevista a Napoli Est, nell'area ex Icm?
«Lì c'è una questione di tempi necessari a bonificare il suolo».
E` ancora sulla carta anche il sito di compostaggio che sarebbe dovuto sorgere nel Parco delle Colline metropolitane. Cosa è successo?
«Quello è un progetto che non abbiamo certo abbandonato. I lavori non sono iniziati, ma resta una priorità e l'attueremo non appena ci saranno i fondi, compresi quelli che dovranno essere trasferiti dal Governo e dalla Regione».
Senza impianti di compostaggio, però, la raccolta differenziata si trasforma in un salasso economico per l'amministrazione. Avete in mente alternative?
«Lo so bene ed infatti da anni ribadisco la centralità della costruzione di simili strutture e di digestori anaerobici. Incredibilmente ignorata, invece, dai tanti commissari che si sono avvicendati in Campania».
Quali progetti avete, dunque?
«Ci sono piccoli impianti requisiti a privati in odor di camorra, nella zona del litorale domizio. Chiederemo che almeno uno sia destinato al Comune di Napoli».
Tutto qui?
«No. Infatti il piano punta poi alla realizzazione di almeno un digestore anaerobico che possa assorbire gran parte dell'umido differenziato in città».
Dove lo prevedete?
«Le ipotesi sono l'area dell'ex centrale del latte oppure Bagnoli, nella zona dove c'era il deposito dei materiali da bonificare. E di proprietà di Bagnoli Futura».

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