Inchiesta Bros, perquisite le case di 4 militanti
ASSALTO AL SINDACO Il 4 novembre scorso assalto all'auto su cui viaggiava il sindaco di Napoli De Magistris
LE CONTESTAZIONI Blocchi stradali, assalto agli autobus di linea , occupazioni e raid nelle sedi di enti pubblici e aggressione
NAPOLI - L'inchiesta sui "Bros" fa uno scatto in avanti: ieri mattina gli uomini della Digos hanno perquisito le abitazioni di quattro esponenti del movimento di precari in esecuzione di un decreto emesso dalla procura di Napoli. Gli interessati dall'intervento della Digos sono Salvatore Annate del 78, Paola Bianco del 62, Luigi Monte-leone del 66 e Francesco Rescigno del 60: sono indagati per i reati di associazione per delinquere, violenza e minaccia ad un corpo politico o amministrativo. Perquisite anche le sedi del Coordinamento di lotta per il lavoro, in via Cesare Rosaroll, e del gruppo Banchi Nuovi, in via del Grande Archivio. Nel decreto si fa il punto su due anni di indagini su una lunga serie di episodi attribuiti ai Bros, da blocchi stradali all'assalto agli autobus di linea (il 29 aprile 2010 vennero danneggiati 5 cinque mezzi del-l'Anm dopo che i passeggeri furono costretti a scendere; è stato il primo episodio di violenza ricostruito dai pm), dall'occupazione e ai raid nelle sedi di enti pubblici e di partiti, fino all'aggressione avvenuta il 4 novembre scorso quando durante una manifestazione furono sferrati calci e pugni contro l'auto a bordo della quale viaggiava il sindaco Luigi De Magistris. Secondo l'inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Giovanni Melillo e dai pubblici ministeri Raffaello Falcone (in forza all'Antimafia) e Urbano Mozzillo, i manifestanti venivano dai promotori e organizzatori "strumentalmente utilizzati" e le azioni erano "tese a conseguire vantaggi personali (non solo economici) esercitando indebite pressioni sulla pubblica amministrazione e sui soggetti politici-istituzionali con competenze in materie politiche sociali e del lavoro". Gli obiettivi dei Bros erano "il ripristino di scelte amministrative di tipo assistenzialistico", ovvero l'erogazione di sussidi secondo politiche "definitivamente superate dall'adozione del Nuovo Piano del Lavoro della Regione Campania dell'ottobre 2010". Gli inquirenti sostengono che per paralizzare l'attuazione del Piano sarebbero state organizzate aggressioni nei confronti di amministratori (tra le vittime Gennaro Mola del Pd, ex assessore alla Mobilità nonché responsabile dei rifiuti per la Giunta di Rosa Russo Iervolino: fu aggredito il 5 maggio del 2010), occupazioni di sedi di partito (come quella dell'Udeur) e di istituzioni (consiglio regionale, mail, Equitalia, agenzie interinali). Pressioni e minacce sarebbero state esercitate anche in occasioni di campagne elettorali per il rinnovo dell'amministrazione comunale e in occasione delle primarie per la scelta dei candidati. A tale proposito viene ricordata anche la distruzione della sede elettorale del candidato Pdl a sindaco di Napoli, Gianni Lettieri. Lo scopo di tali azioni era quello di raggiungere una "soluzione politica" per la stabilizzazione dei Bros nel mondo del lavoro "in spregio alle ordinarie procedure di avviamento al lavoro nelle imprese private e di assunzione di pubbliche amministrazioni o società partecipate". Il tentativo di condizionamento dell'amministrazione comunale di Napoli si riferisce alle scelte in materia di gestione del servizio di raccolta di rifiuti solidi urbani e di organizzazione della raccolta differenziata, i settori in cui i precari chiedono di essere assunti. Sono attribuibili a ciò la permanente occupazione dei giardini in piazza Municipio, l'aggressione durante una manifestazione delle scuole nell'ambito di progetti per la raccolta differenziata e l'interruzione dei lavori sul lungomare Caracciolo per l'America's Cup. In tutto sono 22 gli episodi riportati nel decreto dei pubblici ministeri, dall'aprile 2010 al gennaio di quest'anno.