La spazzatura campana viene inviata in diversi impianti in tutto il territorio italiano ed estero con un costo medio di 100 euro a tonnellata

Rifiuti, grande business per i privati

I viaggi all'estero Da febbraio la frazione secca viene portato via nave in Olanda: ogni carico è di circa 2.700 tonnellate
I costi Il termovalorizzatore di Trieste impone una tariffa di circa cento euro a tonnellata, gli olandesi 45
17 marzo 2012 - Fabrizio Geremicca
Fonte: Corriere del Mezzogiorno

NAPOLI — Se non ci fossero, Napoli e provincia sarebbero da un pezzo con i rifiuti accatastati per strada, come nei giorni peggiori della crisi. Eppure, definirli benefattori sarebbe davvero troppo: la spazzatura campana per loro è un affare e se la prendono è solo perché ci guadagnano un bel po' di quattrini. Per i privati che gestiscono le discariche Italcave, in provincia di Taranto; Ostellato, nel ferrarese, Monte Scarpino, nei pressi di Genova, la mancanza di un ciclo compiuto dei rifiuti in Campania è una miniera d'oro. Ogni tonnellata che entra nei loro impianti di frazione umida tritovagliata — essenzialmente scarti alimentari — incassano almeno un centinaio di euro. Se si aggiungono i costi del trasporto, ecco che i viaggi a nord ed a sud dell'Italia assorbono dalle casse della Sapna, la società provinciale dei rifiiiti di Napoli, circa 15o euro a tonnellata. E non viaggia solo l'umido, come si apprende dalla relazione che è stata letta qualche tempo fa dall'assessore all'Ambiente della Provincia, Giuseppe Caliendo, durante una seduta del Consiglio a Santa Maria la Nova. Pure il secco (prevalentemente plastica), quello che l'impianto di Acerra non riesce ad assorbire completamente, è spedito a quasi mille chilometri di distanza. Trieste ne accoglie infatti  circa 100 tonnellate ogni giorno. Quantitativi minori, invece, finiscono in piccoli impianti privati della Campania: Cosmer (Caserta); Defiam (Irpinia), Esa (Salerno). Da febbraio, poi, il secco varca perfino il Mediterraneo, sulle navi che salpano dal porto di Napoli con carichi da 2700 tonnellate verso l'Olanda, dove gli impianti non hanno sufficiente materiale da bruciare — lì si raggiungono infatti percentuali molto elevate di differenziata — ed hanno bisogno dei rinforzi provenienti dalla Campania per non restare fermi, o quasi. Il termovalorizzatore di Trieste, che non è neppure tra i più cari, impone una tariffa di circa cento euro a tonnellata. Gli olandesi accettano il secco a 45 euro a tonnellata. Il problema dei trasferimenti oltre regione, peraltro, non è solo economico. C'è anche una questione di legalità. Alcune ditte di trasporto sono finite nel mirino della Prefettura, che ha rilevato infiltrazioni della criminalità organizzata, o della Procura, nell'ambito di inchieste condotte dai pm sulla camorra, su truffe e su reati in materia ambientale. Come in passato, insomma, il rischio che i fondi pubblici destinati ai rifiuti finiscano per alimentare società e gruppi tutt'altro che specchiati è sempre presente.

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