Rifiuti in altre regioni: si rischia lo stop
NAPOLI — Ministro e sindaco continuano a litigare. Il Pdl s'è mosso in ordine sparso, il Pd, che ormai in Campania, in Provincia e al Comune non governa più, compatto vota a favore. Nei giorni scorsi telefonate e appelli al presidente Giorgio Napoli-tano per scongiurare il disastro. E la normalità, cioé raccolta, differenziata, smaltimento dei rifiuti attraverso discariche, compostaggio e inceneritori, ancora lontanissima.
Passa alla Camera il decreto legge sull'Ambiente (che ora ritornerà al Senato). E confermato che la Regione Campania dovrà fare singoli accordi con le altre regioni per esportare i rifiuti. Confermato anche il fatto che non dovrà più acquistare l'inceneritore di Acerra. Salta il termovalorizzatore di Santa Maria La Fossa, non compare quello di Napoli est (e neanche quello previsto a Salerno) e viene indicato un impianto di recupero e smaltimento dei rifiuti nel territorio del comune di Giugliano. Qualcuno dice, un copione già scritto.
È stato accolto poi, dice la deputata Pd Luisa Bossa, un ordine del giorno che vieta l'apertura di discariche in aree vincolate e tutelate (per esempio cave di Castagnaro e Sant'Anastasia).
Tutto sommato non una gran rivoluzione. Allora perché Caldoro, Cesaro e de Magistris stanno parlando da giorni di un «decreto contro Napoli e la Campania?». Perché il decreto era nato per ampliare i poteri dei commissari nominati da Caldoro e consentire l'ampliamento degli Stir, poi, in corso d'opera e per mano di Lega e Pdl è stato emendato: e invece di accordi interregionali in seno alla conferenza Stato-Regioni s'è arrivati agli ormai famosi patti tra le singole regioni. Cosa vuol dire in termini pratici? Che la Sicilia o la Puglia da domani potrebbero rifiutarsi di accogliere l'immondizia campana. E soprattutto l'umido, la bestia nera.
Alla base di questo discorso, delle posizioni strumentali di questa o quella parte politica, c'è un dato oggettivo. Quello che l'Ue ha chiesto all'Italia per porre rimedio all'infinita emergenza campana e chiudere così la procedura di infrazione (si deciderà in giugno) non è stato fatto. Le discariche non sono state aperte, i siti di compostaggio (almeno nove) non sono stati realizzati, la differenziata è aumentata di pochissimo, dei quattro inceneritori previsti solo uno, quello di Acerra, è funzionante. Passano gli anni, cambiano le amministrazioni e il nodo resta sempre lo stesso.
Così si assiste all'ennesimo scambio di accuse tra il ministro per l'Ambiente Corrado Clini e il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris. Per quest'ultimo è «incomprensibile la decisione presa dal Parlamento e dal Governo incomprensibile anche perché presa in un momento in cui con l'Europa si sta facendo un lavoro straordinario». E aggiunge: «Questa pagina si poteva risparmiare, è un brutto segnale, ma noi ce la faremo lo stesso perché abbiamo la capacità di affrontare ogni tipo di problema. Tutti sapevano si trattasse di un provvedimento transitorio, di qualche mese, e quindi non si capisce perché si è voluto compiere questa forzatura». «Direi che il sindaco de Magistris si sbaglia —commenta alla Camera, il ministro Clini —. Questo è un decreto che aiuta ancora una volta la Campania e la accompagnerà nella normalità. I rifiuti napoletani vanno in Olanda sostanzialmente perché a Napoli non hanno fatto il termovalorizzatore, e questo dovrebbe far pensare». Secondo Clini «la preoccupazione di dover ricevere i rifiuti non è solo della Lega ma di tutte le regioni del Nord. Con grande impegno stiamo accompagnando la Campania a uscire dall'emergenza. Per questo direi che è un po' difficile comprendere la posizione del sindaco».
La sintesi della giornata parlamentare la fa sul suo blog il deputato Pd, Andrea Sarubbi: «Ecco allora la fiducia, dicevamo, su un decreto che non accontenta nessuno fino in fondo». E soprattutto i napoletani sempre sull'orlo di una crisi rifiuti.