Parla un operaio dell'impianto di Villa Literno

«Lavoro nel depuratore e vi racconto come inquiniamo il mare»

«La manutenzione è inesistente, gli impianti sono vecchi e lavorano a signghiozzo». La denuncia dei lavoratori dei depuratori
11 giugno 2008 - Fabrizio Geremicca
Fonte: Corriere del Mezzogiorno
«Ieri mattina è uscito un liquido marrone dal depuratore ed è andato a finire nei Regi lagni, quindi a mare. Capita spesso, soprattutto negli ultimi tempi». Parole di Leopoldo Fabozzi, 57 anni, uno dei più anziani tra i lavoratori del depuratore Foce Regi lagni, a Villa Literno.
È l'impianto messo peggio, tra i 5 gestiti da Hydrogest - 90% Termomeccanica e 10% Giustino l'associazione temporanea di imprese che s'è aggiudicata in concessione nel 2003 i depuratori. Hydrogest avrebbe dovuto curare la manutenzione e, soprattutto, la ristrutturazione di impianti obsoleti, che non rispettano le normative europee. In cambio avrebbe dovuto percepire dal Commissariato alle Acque - solo da pochi mesi gli impianti sono tornati alla Regione Campania le quote che i cittadini pagano in bolletta per la depurazione. Nulla è andato per il verso giusto. Il Commissariato non ha versato un centesimo ad Hydrogest, in quanto molti Comuni sono morosi. L'associazione temporanea di imprese non investe, non cura la manutenzione e spesso paga pure in ritardo gli stipendi.

Lo scenario
Il risultato è quello che descrive Fabozzi. «È ormai un anno che l'impianto di Villa Literno è sprovvisto delle 4 coclee, necessarie al sollevamento dei liquami. Se le sono portate via perché erano guaste. Non sono mai più tornate. Si va avanti con le pompe di sollevamento. Sarebbero 4, in teoria. Ne funzionano, male, due». Colpa della sabbia, che le intasa. «Il depuratore — racconta l'operaio — è dotato di un sistema di desabbiatura, che servirebbe appunto a evitare questo problema. Si estrae la sabbia dall'acqua con un meccanismo ad aria. Funziona male anch'esso». Un altro capitolo dolente: le nastropresse. «Sopra scorre il materiale da depurare. Due cassoni sotto ai nastri dovrebbero raccogliere il fango, che poi è immesso nelle apposite vasche. L'acqua depurata e trattata col cloro finisce poi a mare. In realtà, i nastri vanno a settimane alterne, perché spesso salta qualche pezzo, non essendoci adeguata manutenzione. Insomma, molti giorni all'anno nei Regi lagni il depuratore sversa acqua depurata in maniera insufficiente».

I liquami
Liquami e colibatteri finiscono nel mare del litorale casertano, dove, non a caso, anche quest'anno le analisi dell'Arpac hanno imposto il divieto di balneazione per 32 chilometri su 41 di costa. Se anche non ci fosse, peraltro, Fabozzi, in quel mare a lui così familiare - («sono nato e cresciuto a Villa Literno») - non bagnerebbe neanche un piede. «Da quando lavoro al depuratore — confessa —non ho fatto più un solo tuffo nelle acque del litorale casertano».

A Orta
Problemi analoghi, racconta Antonio Norgese, delegato sindacale della Fiom Cgil, all'impianto Napoli Nord, che ha sede ad Orta di Atella e, come quello di Villa Literno, sfocia nei Regi Lagni. Norgese ha 47 anni e risiede a San Giorgio a Cremano. «Lavoro alla centrifuga — premette — quel sistema grazie al quale i fanghi dovrebbero essere essiccati. L'acqua pulita va da una parte, subisce un trattamento biologico e chimico, quindi può essere sversata a mare. I fanghi essiccati finiscono in una vasca e poi sono trasportati discarica ». Pura teoria nell'impianto Napoli Nord. «Ormai i depuratori hanno tutti un sistema di centrifugazione che lascia meno del 25% di acqua. Quello dove lavoro io ne è sprovvisto, il sistema è obsoleto. Sopperiamo con una filtropressa, ma, credetemi, davvero non è la stessa cosa».
Non bastasse, «una delle 4 coclee è fuori uso da tempo. Le pompe grasse per lubrificarla non funzionano da mesi e non sono state mai riparate. Difettosi pure i desabbiatori, per cui, in centrifuga, mi ritrovo una marea di sabbia che pregiudica ulteriormente la separazione del fango dall'acqua. Nè funzionano meglio i disoliatori: i pozzetti intasati da mesi. Gli olii dei liquami spesso finiscono nei Regi lagni e poi a mare».
I fanghi, altro capitolo spinoso. Dovrebbero essere trasportati da ditte specializzate a discarica. Sono classificati come rifiuti speciali. Non essendoci sversatoi di questo genere in Campania, quelli prodotti dai depuratori finiscono in Puglia. Almeno in teoria. In pratica non accade sempre così.

L'inchiesta
Un anno fa la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, grazie ad una inchiesta coordinata dal pubblico ministero Donato Ceglie e ad accertamenti del Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri, ha infatti appurato che quasi un milione di tonnellate di fanghi industriali provenienti da quattro depurat ori sono stati sversati per mesi su decine di terreni in Campania, in provincia di Foggia e nel fiume Sabato, affluente del Volturno. Contenevano anche cromo esavalente, una sostanza estremamente tossica. Erano stati prodotti nei depuratori di Cuma, Orta di Atella, Marcianise e Mercato San Severino. I fanghi pericolosi sono stati utilizzati anche per riempire le buche scavate durante la costruzione di un metanodotto.

La protesta
Ieri, intanto, ispezione al depuratore di Cuma da parte dell'ingegnere Generoso Schiavone, responsabile del ciclo integrato delle acque per la Regione Campania. Venerdì scorso i lavoratori avevano incrociato le braccia, perché non hanno ancora percepito lo stipendio da Hydrogest. «Ho trovato una situazione di grave tensione», riferisce il funzionario di Palzzo Santa Lucia. La Regione, spiega, intende dal primo luglio rivedere completamente le modalità della concessione all'associazione temporanea di imprese. In particolare, sottolinea Schiavone, «va riconsiderato il principio che debba essere il pubblico a riscuotere le quote della depurazione da destinare a Hydrogest. È come se la società autostrade non esigesse in proprio i pedaggi sulle tratte in concessione».

 

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