La marcia dei 15 mila contro la discarica "Al Castagnaro le ruspe non passeranno"

Una bara in testa al corteo: "Vogliono condannarci a morte"
14 marzo 2012 - Carlo Franco
Fonte: Repubblica Napoli

I manifestanti da Quarto a Pozzuoli "Facciamogli capire che lottiamo anche per loro"
"Abbiamo già pagato un conto salatissimo tra vittime e devastazioni"
«IL Commissario alle discariche, che mi pare si chiami Vardè, cozzerà contro un muro umano: le ruspe non passeranno, salveremo noi il Castagnaro a dispetto dell'inerzia di chi ci governa». AntonioAvallone è un pensionato dell'Alfa Romeo e di lotte ne ha fattetante, maquestaèparticolare perché la posta in p alio è più al -ta della difesa del posto di lavoro: «Parliamoci chiaro», aggiunge, «vogliono condannarci a morte, ma noi abbiamo già pagato un conto salatissimo di morti e di devastazioni, se girate le spalle forse riuscite a vedere la vergogna di Pianura che è a due passi, perché si rivolgono sempre a noi?» Dal fondo del vialone arriva la testa del corteo: in testa, retta da quattro giovani c'è una bara che è la metafora crudele ma reale del futuro del territorio fiegreo se passasse l'insano progetto. Sono almeno quindicimila i cittadini che marciano ormai da due ore. In partenza erano non più di tremila, ma il serpente si è ingrossato strada facendo perché chi era sfiorato dal dubbio si è lasciato facilmente convincere. Giù la maschera dell'indifferenza, si va in piazza: questa la paro-la che è passata. Tutti i negozi sono rimasti chiusi, tranne qualche bar aperto per spirito di servizio: «Il caffè non deve mai mancare», sbotta una signora che ha abban -donato le pentole ei fomelli, «anche quando Quarto diventa come oggi una città fantasma, isolatadal resto del mondo». Lagente, nei pressi, ascolta e applaude, qualcuno è commosso. L'alleato più autorevole dei cittadini fiegre i è, ancora una vol -ta, il sindaco di Napoli Luigi de Magistris che al Castagnaro c'è stato, a differenza di chi ha deciso di cancellarlo, e, quindi, un giudice sereno. E severissimo: «C'è un disegno molto preciso che tende a realizzare una filiera di morte di discariche che va da Chiaiano, Mugnano, Marano e Quarto con due milioni di tonnellate di rifiuti che circondano Napoli e l'area metropolitana». Il sindaco ci va giù duro ed è solidale con la lotta dei cittadini di Quarto: «Mi auguro che si vada avanti è perché ci sono alternative a breve, medio e lungo termine». Poi lastoccata che raggiunge il bersaglio grosso: «Un inceneritoreaNapolinonserve, bastacon gli impianti che producono diossina e con i processi che non danno giustizia a chi è morto per questo. Nel caso di Quarto ribadisco che i siti provvisori si possono fare ma lontano dai luoghi che procurano danni ai cittadini. Ci vogliono politiche per il riciclo con impianti nuovi». Parole chiarissime che fanno da contraltare a quelle molto meno esplicite e documentate del commissario Annunziato Vardè che continua a fornire risposte parzialmente rassicuranti ai cittadini, ma, in realtà, procede a tappe forzate verso l'obiettivo di trasformare il Castagnaro in una discarica. «Nessuno», dice Vardè, «ha prodotto un atto ufficiale che sconfessi il nostro operato. Il sindaco di Quarto mi ha promesso c h e avrebbe aperto un tavolo tecnico, ma non lo ha fatto, perché vela prendete con me?». I politici, comunque, si sono fatti sentire. Francesco Dinacci, il dirigente del Pd che abita a Quarto, chiede che Caldoro e Cesaro prendano ufficialmente posizione contro la discarica. E accuse pesanti sono giunte dai verdi e dal presidente della Commissione regionale ecomafie e siti di smaltimento, Antonio Amato: «Superficialità, arroganza e spregio della democrazia stanno portando la questione del Castagnaro lungo un pendio scivoloso che rischia di trasformare una legittima protesta in una questione di ordine pubblico». E questo è, in definitiva, il pericolo che si delinea sempre più netto. Ieri mattina, per esempio, la protesta, senza alcun preavviso, ma per decisione spontanea, ha fatto un imprevisto saltò di qualità. È successo quando i manifestanti hanno deciso: «Andiamo a Pozzuoli, non sono venuti a portarci la solidarietà e allora andiamo noi a fargli capire che lottiamo anche per loro», sottolinea Carla Capacci. Il corteo è stato come percorso da un fremito, poi, dopo qualche secondo, siè udito un urlo: «Andiamo a Pozzuoli». E, come se si trattasse di un ordine perentorio, si sono rimessi in marcia verso la tangenziale fino alla rotatoria che immette nel centro di Pozzuoli. «Lì abbiamo fatto un sit-in di un'ora», racconta Luigi Rossi, «e poi siamo tornati verso casa. Domani, però, ci ritroveremo tutti sotto la prefettura, dove si riuniranno quelli che vogliono la nostra morte». 

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