Consorzio di bacino, sit-in e proteste Sapna sventa il blocco degli stipendi

La società provinciale anticipa due milioni per le retribuzioni ma restano a rischio 800 posti
La tensione Occupata la sede di Saviano arriva la polizia Braccio di ferro sui crediti in cantiere il piano industriale
13 marzo 2012 - d.d.c.
Fonte: Il Mattino

Il consorzio non paga gli stipendi e i dipendenti occupano la sede di Saviano dell'ente. Interviene la polizia e in serata dopo un incontro tra il commissario liquidatore del bacino, Domenico Pirozzi, e il direttore tecnico della società provinciale, Giovanni Perillo la Sapna si dice disponibile all'ennesima anticipazione. Così ancora una volta sarà possibile pagare i dipendenti, ma non versare i contributi.
La situazione, dunque resta grave, anzi gravissima. Non è nemmeno chiaro a che titolo la società provinciale continui a sborsare pagare i dipendenti del consorzio. Né come sia possibile sborsare altri soldi, visto che non pagando i contributi il Cub non ha il documento di regolarità contributiva normalmente necessario a riscuotere e lavorare. Misteri della pubblica amministrazione sui quali finora nessuno è riuscito vedere chiaro: sui consorzi sono innumerevoli le indagini della magistratura e della corte dei conti, ma nessuna è conclusa. La decisione della Sapna arriva al termine di un braccio di ferro andato avanti per tutta la giornata. Una battaglia combattuta a colpi di fax, di proteste e di occupazioni. Le ostilità vengono aperte dal consorzio che chiede l'anticipazione di 2 milioni a fronte di fatture emesse per 15 milioni: al bacino, infatti, è affidata la custodia post mortem delle discariche. Scrive Pirozzi: «Avverto la Sapna che, in assenza delle urgenti anticipazioni della somma che precede, adirò alle competenti autorità». L'amministratore unico della società, Claudio Roveda, risponde a stretto giro, sottolinea che il Cub ha emesso fatture per 15 milioni ma ne ha intascati 22 per cui deve già 7 milioni e chiede almeno una cessione del credito vantato nei confronti della protezione civile. Pirozzi controbatte, ancora via fax, che quei crediti non sono stati accertati e quindi non sono cedibili, ricorda l'occupazione della sede e l'intervento della polizia e conclude fissando un appuntamento in Provincia. Al termine dell'incontro comunicaai lavoratori assiepati: «Anche questa volta pagheranno». Ma il problema è molto lontano da una soluzione, la stragrande maggioranza degli 800 dipendenti del consorzio, viene pagato ormai da tempo immemorabile per non lavorare. Il sottosegretario Bertolaso aveva approvato una pianta organica che prevedeva più di 300 esuberi solo a Napoli. Non è mai stata attuata. La Sapna doveva varare un piano industriale e assorbire i lavoratori del consorzio. Non è mai stato fatto. I soldi dei contribuenti, intanto, continuano a essere dilapidati.

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