Depuratori, Hydrogest lascia
NAPOLI — Hydrogest lascia la gestione dei depuratori di Acerra, Cuma, Marcianise, Napoli Nord e Regi Lagni. Abbandona, come aveva chiesto da tempo, gli impianti che le erano stati consegnati nel 2006, affinché li potenziasse e li migliorasse sotto il profilo tecnologico. Il che, storia nota, non è accaduto. L'obiettivo della finanza da progetto di 15o milioni di euro è stato clamorosamente fallito. I depuratori sono ancora senza la linea di abbattimento dei fosfati, inadeguati alla normativa europea e bisognosi di radicali interventi strutturali. Il matrimonio tra la Regione e la società controllata da Termomeccanica (90%) e da Giustino Costruzioni (10%) naufraga dunque tra richieste di risarcimento ed inchieste penali. Le prime sono quelle avanzate dal privato, che ha ottenuto dal Tribunale civile una sentenza per cui la Regione dovrebbe indennizzarlo per la mancata corresponsione di anni di canoni di depurazione. Ottantaquattro milioni la cifra riconosciuta alla società dai giudici. Le seconde, le inchieste, sono state condotte dalle Procure di Napoli, di Santa Maria Capua Vetere, di Nola e coinvolgono i vertici di Hydrogest, oltre ad alcuni funzionari regionali. Tra i reati contestati ci sono la truffa ed il disastro ambientale. Secondo i pm, dai depuratori sarebbe uscita per anni acqua ancor più inquinata di quella che entrava. Accuse che naturalmente saranno sottoposte al vaglio del dibattimento. Una storia tormentata, insomma, che si conclude nel peggiore dei modi e lascia irrisolta la questione della corretta depurazione delle acque di fogna. La parola fine arriva al termine di una riunione di venerdì scorso fra il custode giudiziario degli impianti, il professore Paolo Massarotti, l'ausiliario del giudice d'Ambrosio, Antonio Guarino, il coordinatore regionale del settore del ciclo delle acque, Michele Palmieri, ed il funzionario Manlio Martone. Palazzo Santa Lucia prende atto dell'addio e si appella alla Protezione Civile, chiedendo la nomina di un commissario delegato, che gestisca transitoriamente gli impianti, in attesa che siano affidati tramite gara ad un'altra società. Diffida inoltre Hydrogest dall'intraprendere qualunque azione che possa, nei prossimi giorni, interrompere l'attività dei depuratori, con le relative gravi conseguenze che sarebbero provocati dallo sversamento a mare dei liquami. A pochi mesi dall'inizio della stagione balneare, insomma, è tutt'altro che rassicurante il quadro della depurazione in Campania. Degli impianti che sfociano nei Regi Lagni ed a Licola (quello di Cuma) si è detto. I lavori di potenziamento del depuratore di Napoli Est, di proprietà della Regione, ma affidato a Termomeccanica per anni ed ormai bisognoso di interventi radicali, non sono neppure iniziati. La dismissione dell'obsoleto impianto di San Giovanni a Teduccio, di proprietà del Comune di Napoli, è dunque ancora impossibile. Così come è ancora in alto mare, solo per citare qualche altro esempio, la costruzione del depuratore di Procida. Fu affidata ormai molti anni fa alla Ibi Idroimpianti, la società che ha realizzato la discarica di Chiaiano è incappata in una interdittiva antimafia ed è stata coinvolta nell'inchiesta del pubblico ministero Ardituro su presunte irregolarità nella realizzazione dell'invaso.