Allarme dalla Piana del Volturno per la riserva doc

gli effetti
Dalla bufala alle nettarine, 13 i prodotti "registrati" a rischio
2 marzo 2012 - Valeria Chianese
Fonte: Avvenire

DA NAPOLI Torre Lupara è un tratto della provincia di Caserta, nel territorio di Pastorano, dove l'aggettivo romano felix e il progress d'avanguardia si mescolano. L'azienda Cesare e Giulio Iemma è il primo caseificio al mondo ad aver trasformato il latte di bufala in mozzarella, ricotta, provola e burro e per prima ha introdotto la mungitura meccanica. Un'azienda di eccellenza che esporta in tutto il mondo, con standard di qualità massimi, certificati dall'americana Food & Drug administration, e un fatturato in euro a sei zeri. A ridosso della tenuta Iemma il Piano regionale per i rifiuti prevede un impianto per il trattamento del percolato industriale la cui costruzione è già avviata, ma fermata dall'opposizione dei comitati civici e degli imprenditori bufalini di Pastorano e di Pignataro. La Piana del Volturno ospita più dell'80% del patrimonio bufalino italiano, è prima per la produzione di fragole, di nettarine, seconda per la produzione di ciliegie. Conta 13 prodotti fra Igp, Dop e Doc e tre marchi di acque minerali conosciuti nel mondo. Ma è accerchiata dai rifiuti che le trame di camorra, malapolitica, interessi industriali continuano a trascinarvi.
A soli 15 chilometri da Pastorano, nei territori dei comuni di San Tammaro e di Santa Maria La Fossa, si trova Maruzzella 3, costata quasi 27 milioni di euro e capace di ingoiare 1 milione e 600mila metri cubi di rifiuti. Affianco le prime due Maruzzella, il sito di stocca zio di Ferrandelle e di San Tammaro, le tre discariche Parco Saurino e lo stoccaggio di ecoballe di Pozzobianco. 67milioni di tonnellate di rifiuti, esclusi gli sversatoi abusivi, che costituiscono una cancrena per l'economia, il territorio e l'ambiente. C'è poi il gassificatore programmato vicino l'antica Capua, gioiello della cultura e della storia campana e nazionale. Il presidente della Provincia di Caserta, Domenico Zinzi, ne ha approvato l'allestimento l'ultimo giorno del 2010 e dei poteri commissariali. «C'è una volontà inspiegabile di denigrare il potenziale economico del territorio» riflette Massimo De Gregorio, del Comitato regionale rifiuti (Co.Re.ri) campano, e aggiunge: «Tutta la Campania grida il dolore per la democrazia».
Di simili situazioni, opposte e complementari, la Campania offre un catalogo variegato. L' 11 agosto dell'anno scorso con decreto dirigenziale n. 1931a Regione Campania ha autorizzato la realizzazione e la gestione, da parte della New Ecology srl, di un sito di stoccaggio di rifiuti pericolosi e di stoccaggio e trattamento di rifiuti non pencolosi in località Lo Uttaro del Comune di Caserta, per la durata di 10 anni e per un quantitativo annuo di rifiuti pari a 87mila tonnellate (72mila di rifiuti non pericolosi e 15mila speciali). Il sito, 3.360 metri quadrati, confina con il perimetro dell'Area Vasta di Lo Uttaro, una zona di 220mila metri quadrati con 4 discariche e un sito di trasferenza - circa 6 milioni di metri cubi di rifiuti - oggetto di un'azione di bonifica e di ripristino della qualità ambientale tuttora ferma. Dal 19 novembre 2007 l'area è sotto sequestro penale, chiusa lo stesso giorno dal tribunale civile perché considerata estremamente pericolosa per la salute pubblica, ed è al centro di un processo per disastro ambientale, la cui ultima udienza si è tenuta il 26 gennaio.

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