Il Cristo Velato conquista il mondo
L'Archeologico è nono, Virgiliano quarto tra i parchi
Se davanti alle aspre e vellutate forme del Cnsto Velato della Cappella Sansevero rischiate di essere assaliti dalla sindrome di Stendhal e di sbattereaterra per eccesso di bellezza percepita, sappiate che non siete soli. Con voi ci sono milioni di visitatori che, sul portale di viaggi Tripadvisor, hanno assegnato alla scultura di Giuseppe Sanmartino e a tutta la corona delle altre statue che lo circondano e sembrano proteggerlo, il titolo di museo italiano più apprezzato nel mondo. E volevamo vedere. Fateveneunaragione: è difficile sfuggire al fascino dolente e glorioso, alla magia drappeggiata delle forme scolpite da un maestro ammirato e spudoratamente invidiato da Antonio Canova. Quel capolavoro mondiale, partorito da una mano felicemente ispirata e tecnicamente impeccabile, con la sua tridimensionalità che non nasconde le ferite, persino il sudore, del figlio di Dio, conquista l'inclito e il colto, non lascia mai indifferente. Èun'autentica icona pop. L'abilità miracolosa di Sanmartino ha avuto e ha cantori, accademici e non, sedotti e mai abbandonati. E il passaparola tra i viaggiatori resta il veicolo più grande di una fama che dura da due secoli e mezzo, da quando fu ordinata al maestro dello scalpello dal principe alchimista Raimondo di Sangro. È nota e dibattuta la leggenda che attribuisce la leggerezza del velo non al virtuosismo dell'artista, ma a un artificio chimico suggerito al nobile committente. Leggenda, appunto, che colora di mistero un'opera, ma non ne copre lo stupore dolente. Il talento di Sanmartino, che ha ricavato da un unico blocco di marmo una creatura divina che vive mentre muore e muore mentre vive, è documentato e controfirmato. Ma di fronte al sublime, la mente umana non si accontenta della realtà e del genio. Ama sognare, perché talvolta il sogno è più vero della realtà. Mascendiamo conipiediper terra. I turisti che ci premiano, nonostante tutto, ci amano, conquistati dalle nostrebellezze e dai nostri musei, più di quanto noi stessi crediamo e più di quanto investiamo, in soldi, in immagine, in marketing, in cultura e in civiltà dell'accoglienza. Tripadvisor, quindi, annunciando i vincitori dei Travelers Choice Attractions 2013, i premi basati su milioni di recensioni e opinioni dei viaggiatori sul sito, ci ha tolto qualche schiaffo dalla faccia. Per un merito diffuso del quale non siamo sempre responsabili, anzi spesso irresponsabilmente inconsapevoli. Questa prima edizione ha riconosciuto 1.263 attrazioni divise in luoghi storici, musei, parchi verdi e parchi di divertimento. Napoli ne esce alla grande, perché il museo italiano preferito dai viaggiatori di tutto il mondo è proprio la Cappella Sansevero a Napoli (nona in Europa e prima in Italia). In decimaposizione ricompare Napoli, con l'Archeologico e con le sue infinite antichità pompeiane. In mezzo blasonate gallerie, comprese gliUfnzi fiorentini e i Musei Vati cani. Nella graduatoria del Vecchio Continente, la compatta cappella di via Francesco De Sanctis, nel Centro Antico se la batte con il Louvre diParigi e del British Museum di Londra. Napoli si colloca a un passo dal podio persino per i parchi: il Virgiliano, in fondo a Posillipo, con la splendida vista sul mare, è quarto in Italia (dopo i Giardini di Taormina, il Parco di Monza e il Valentino di Torino). «Le attrazioni rappresentano una delle voci più importanti per il turismo e arricchiscono l'esperienza dei viaggiatori di tutte le età» ha commentato Valentina Quattro, portavoce di Tripadvisor per l'Italia. «Congratulazioni a Napoli che si rivela meta apprezzata dai viaggiatori intemazionali». Ha esultato anche il sindaco, in un video del sito ufficiale del Comune: «Napoli si sta caratterizzando in modo molto positivo della cultura e del turismo. E la quinta città per attrazione turistica secondo le statistiche intemazionale». E ha aggiunto: «Non siamo mai contenti però, perché dobbiamo essere più bravi, più capaci, fare maggiore sinergia. Ma i segnali sono positivi e importanti». Sono piazzamenti che stuzzicano il nostro orgoglio, certo. Anche se va precisato subito che la Cappella San Severo è un museo privato. L'Archeologico fa capo al ministero dei Beni Culturali e il Virgiliano è comunale. Quindi è un successo diffuso, con le sue luci e le sue ombre. Perché, a mente fredda, scatta il solito ragionamento. Con tutte le zelle che ci trasciniamo appresso, con la sciocca tiritera nazionale della cultura che non da da mangiare, con l'inerzia manifesta verso i nostri beni artistici e ambientali, incassiamo primati. Ma, allora, se ci decidessimo a fare un'anticchia, giusto un'antìcchia, una briciola in più dove arriveremmo? Faremmo sfracelli. Tanto per dire, il contesto dei Decumani, dove si trova il tesoro del principe alchimista, è una teoria di edifici sacri e di palazzi maltrattati dai vandali. La prestigiosa Santa Chiara è deturpata in modo osceno dagli spray. Dovunque, erbacce che mettono a rischio i cornicioni e le teste dei passanti. Per fortuna nostra, il forestiero non desiste, anzi, visto ciò che deve vedere, se ne riparte, tutto gli piace, anche il marcio che noi schifiamo. Tanto non se la porta a casa, ce la teniamo noi. Quanti tesori non vengono valorizzati? Senza stare a rivangare i delitti dei Girolamini, basta pensare, a come la presenza del bassorilievo di Donatelle sul sepolcro del cardinale Brancacci, nella chiesa di Sant'Angelo a Nilo, proprio a due passi della Cappella Sansevero, sia nota solo ai più tignosi viaggiatori e ai meno distratti napoletani. È solo un piccolo, minuscolo esempio tra i tanti possibili. Ma quanti capolavori sono velati non dalla mano portentosa di Sanmartino, ma dall'incuria e dalla dispettosa burocrazia. Tanto Napoli, nonostante tutto, sopravvive.