Cuma, miracolo nei Campi Flegrei da Parigi arrivano soldi e tecnologie
POZZUOLI. Lavorano qui dal 1994, grazie soprattutto agli importanti fondi messi a disposizione dal governo di Parigi, facendo negli anni del sito archeologico di Cuma una rarità in fatto di ricerca. Sono gli archeologi francesi del «Centre Jean Bérard», impegnati negli scavi del sito flegreo. Accanto a loro anche esperti di casa nostra: studiosi specializzati provenienti dall`Università Orientale, dalla Federico Ð e della Sun. Per non dire degli archeologi provenienti dalla Spagna e persino dal Giappone. Un progetto importante che va sotto il nome di «Kime», antico nome del sito flegreo. Da sei anni i rubinetti europei sono stati chiusi, ma il centro archeologico francese va avanti grazie ai fondi che continuano ad arrivare da Parigi. L`apporto degli italiani c`è, ma ha l`aspetto dell`aiuto logistico ed «esperienziale». Un esperimento perfettamente riuscito quello di Cuma che grazie ai francesi ha visto svilupparsi il concetto che da queste partì sembra avere attecchito meglio che altrove: quello di interdisciplinarietà. Nel sito puteolano, infatti, non ci sono solo esperti provenienti da diversi istituti e da nazioni diverse, ma anche con specializzazioni differenti. Ci sono archeologi, chimici, architetti, esperti in ceramiche antiche. Ognuno apporta la sua esperienza. Tra i reperti antichi di millenni, però, spunta anche l`altissima tecnologia. Un aiuto determinante, infatti, è arrivato dall`uso del laser. Dalla Francia, ogni anno, arrivano poi altri specialisti e tanti studenti, a «libro paga» del ministero parigino all`Istruzione.
Altrove è diverso. Cancelli chiusi, visitatori assenti ed il solito rimpallo di competenze. Come per la piscina Mirabilis di Bacoli, lo stadio Antonino Pio di Pozzuoli, il Tempio di Serapide e la Fescina di Quarto. L`occasione per mostrare agli altri perché a Cuma le cose sono andate diversamente la si avrà nel prossimo fine settimana, in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio. Sabato e domenica gli scavi di Cuma saranno aperti al pubblico anche lì dove di solito l`accesso è consentito solamente agli «addetti ai lavori». È il caso della necropoli, portata alla luce dagli archeologi del «Centre Jean Bérard» e che può vantare di avere uno dei monumenti ftinerari meglio conservati in assoluto. Si potranno inoltre ammirare l`abitato greco-romano e le mura settentrionali, accompagnati da rappresentanti dell`Orientale; il Foro di Cuma, con visite guidate a cura della Federico II. La Sun si occuperà di «Apollo, la Sibilla, San Massimo; «L`Anfiteatro e la Crypta Romana di Cuma», sarà a cura dell`Ufficio per i BeniArcheologici di Cuma e Legambiente; e infine è previsto «Viaggio di Enea sull`antico litorale di Cuma: da Iside a Persefone», del Gruppo Archeologico dei Campi Flegrei.
Quale è il futuro di Cuma? «Se ho un sogno per questo sito - risponde Claude Pouzadoux, direttrice del centro Jean Bérard - è che il parco archeologico possa espandersi ancora di più. Questo dipenderà soprattutto da quanta attenzione verrà concessa alla campagna di scavo. Serve reperire altri fondi, ovviamente, e l`Europa in questo caso potrebbe rappresentare una valida risorsa. L`Italia ci ospita da anni, concedendoci un`opportunità unica». Il weekend di apertura al pubblico è stato organizzato anche da una delle archeologhe che da anni lavora a Cuma e che ha scelto di rimanerci a vivere, Dorothee Neyme. Esperta di pittura romana e iconografia, è arrivata dalla Francia nel 2007 e mai avrebbe immaginato che Pozzuoli sarebbe diventata la sua seconda patria.