Addio ai maestri di strada "Via da Napoli con rabbia"

Moreno: oggi in aula per l'ultima lezione coi nostri ragazzi
17 settembre 2010 - Alessio Fanuzzi
Fonte: Il Mattino

Fine delle trasmissioni. E forse anche delle speranze. L’anno scolastico comincia senza il progetto Chance. Per la prima volta dopo dodici anni. E oltre seicento ragazzi strappati alla strada e riportati con mille sacrifici tra i banchi di scuola. La squadra di docenti e volontari allestita dai maestri di strada Cesare Moreno e Marco Rossi Doria non esiste più, sciolta alla fine dello scorso anno scolastico dopo una battaglia a colpi di carte bollate che ha prodotto solo quattro riunioni e poco più. Senza il loro impegno quotidiano, non esiste più neanche il progetto Chance, il programma contro la dispersione scolastica che in dodici anni ha contribuito al recupero di un esercito di pluriripetenti o drop-out, già fuoriusciti dal circuito scolastico nei quartieri di frontiera, giovani e giovanissimi strappati alla strada e ai tentacoli della criminalità. Accompagnati dai maestri, seguiti passo dopo passo, sostenuti anche nel morale, seicento alunni hanno completato le scuole medie. Di questi, almeno la metà ha concluso gli studi con un diploma di qualifica professionale e in tre si sono anche iscritti all’università. Una chimera, un traguardo impensabile dodici anni fa, quando Moreno e Rossi Doria cominciarono la loro attività in una scuola di frontiera, l’istituto Sannino-Petriccione di Napoli Est. Proprio qui, nella sede distaccata di corso San Giovanni a Teduccio, domani mattina Moreno e altri dieci volontari tra educatori, psicologi e pedagogisti accoglieranno gli alunni del primo anno. Un’ultima lezione prima di alzare bandiera bianca. Perché, finita l’esperienza del progetto Chance, Moreno ha chiesto alla direzione scolastica due mesi di aspettativa non retribuita. «Non ho voglia di tornare nella mia vecchia scuola dove tutto è sempre uguale», denuncia. Così, domani, la sua cattedra nel 48esimo circolo in via delle Repubbliche marinare, a Barra, sarà vuota, occupata da un altro maestro. «C’è un custode abusivo da tre generazioni, che torno a fare lì?», chiede rassegnato Moreno. Poi continua: «Io voglio aiutare i miei ragazzi, strapparli dalla strada, riportarli tra i banchi come ho fatto in questi dodici anni. Se non me lo lasceranno fare, allora tanto vale andare via. Chiederò il trasferimento, lontano da qui, al Nord, magari a Vipiteno. E se non sarà possibile, allora avvierò le pratiche per il prepensionamento. Perderò soldi, ma avrò la coscienza a posto». Dodici anni dopo, Moreno alza bandiera bianca. Prova altri canali, partecipa al bando indetto dalla Fondazione per il Sud con l’associazione dei maestri di strada e cerca disperatamente un confronto con l’assessore regionale all’Istruzione Caterina Miraglia. «Ho avuto un primo contatto a luglio, poi più niente - spiega - Il suo staff mi assicurò che sarei stato richiamato ma non ho mai ricevuto telefonate. Ancora oggi sono in attesa di una comunicazione ufficiale. Hanno deciso di licenziarmi e di cancellare il progetto Chance? Perfetto, è un loro diritto, ma almeno me lo dicessero. Rivendico il diritto a essere licenziato, a ricevere almeno un calcio nel sedere...» Dodici anni fa, Chance era finanziato dal Comune e i docenti venivano nominati dalla direzione scolastica. Poi, nell’estate del 2008, scese in campo la Regione per salvare, rilanciare e stabilizzare il progetto, passato da una a tre scuole. Palazzo Santa Lucia si fece carico anche del pagamento dei trentasei insegnanti necessari alla realizzazione di Chance ma il programma non è più decollato. «A fronte dei 25mila euro spesi dalla Regione - chiosa Moreno - non siamo mai andati oltre quattro inutili riunioni operative. Sintetizzando brutalmente, ognuna di queste riunioni è costata 6.250 euro. Un’assurdità». Di assurdità in assurdità, il progetto Chance è stato seppellito. Non ufficialmente ma nei fatti. Perché oggi comincia l’anno scolastico e del progetto contro la dispersione scolastica non c’è traccia. È la fine di un’epoca, la fine di un sogno lungo dodici anni.

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