Percolato in mare, inchiesta chiusa In 41 rischiano di essere processati
NAPOLI - La procura di Napoli ha chiuso le indagini preliminari sullo sversamento in mare del percolato (il liquido inquinante prodotto dalla decomposizione dei rifiuti) attraverso l'immissione nei depuratori mal funzionanti. Sono 41 gli avvisi notificati ieri ad altrettanti ex amministratori e diligenti pubblici, tra cui l'ex governatore della Regione Campania Antonio Bassolino, l'ex commissario straordinario ai rifiuti Corrado Catenacci, l'ex prefetto di Napoli Alessandro Pansa, l'ex capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, e la sua vice, Marta Di Gennaro. Catenacci e De Gennaro furono tra le 14 persone finite ai domiciliari nel gennaio scorso nell'ambito dell'inchiesta. Tra i destinatori dell'avviso ci sono anche gli ex assessori regionali Luigi Nocera e Gianfranco Nappi nonché, responsabili dei depuratori ed ex dirigenti del commissariato straordinario per i rifiuti già coinvolti in altre inchieste giudiziarie e sotto processo assieme a Bassolino per i presunti illeciti nella gestione del ciclo dei rifiuti in Campania. Rispetto alle prime risultanze dell' inchiesta, nell'indagine sono entrati cinque nuovi nomi: si tratta di Bertolaso; Armando Cattaneo, ex amministratore delegato della Fibe, società che dal 1998 al 2005 ha gestito il ciclo dei rifiuti in regione; Carlo Alfiero, ex sub-commissario regionale delle bonifiche; Massimo Malvagna, amministratore delegato della Fibe; e Alessandro Pansa, ex prefetto di Napoli ed ex commissario. Escono invece dall'indagine gli imprenditori Mario Allegretti e Wolf Chitis, che erano finiti sotto accusa. I reati ipotizzati dai pm Giuseppe Noviello, Paolo Sirleo e Pasquale Ucci sono, a vario titolo, associazione per delinquere, falso e disastro ambientale. In particolare, scrivono i pm nell'avviso, alcuni degli indagati, tra cui Catenacci, Di Gennaro, Pansa e Bertolaso "agevolavano attivamente nonché, istigavano gli altri concorrenti nel reato nel porre in essere artifzi e raggiri per occultare e dissimulare la pessima gestione degli impianti di depurazione, comprensivo dell'illecito conferimento del percolato". Tra gli artifizi e i raggiri attuati, tra gli altri, da Bassolino e Nappi, i pm individuano "l'omessa segnalazione e contestazione della cattiva gestione dei depuratori". Contestano inoltre la redazione "con la piena conoscenza della pessima gestione dei depuratori", di autorizzazioni al conferimento del percolato, con la falsa attestazione "di una capacità depurativa residua in realtà inesistente". I magistrati rilevano poi le omissioni, relative al persistere della pessima attività di depurazione, di "comunicanoni, note, analisi, notizie, rigetti di autorizzazioni allo scarico finale ovvero conferme di precedenti rigetti, tutte convergenti nel senso del cattivo processo di depurazione in corso, del superamento dei limiti tabellari di scarico e dell'incidenza sul medesimo anche del conferimento del percolato". Altro addebito riguarda l'aver disposto all'indomani della diffida del settembre 2007 operata nei confronti di Hydrogest (la società che gestiva i depuratori, ndr) "attività di vigilanza sui depuratori affidati ad Hydroges4 occultando la circostanza per cui la stessa vigilanza era stata in realtà già disposta e mai effettuata". Contro gli indagati ci sono esplicite intercettazioni telefoniche autorizzate dal gip nel pieno dell'emergenza rifiuti. Indimenticabile lo sfogo di uno degli indagati principali, l'ingegnere Generoso Schiavone, responsabile della Gestione acque per i depuratori della Regione Campania "Stanno pieni di fango, di merda... gli impianti hanno problemi e non stanno facendo nulla. Si scarica la merda a mare". E ancora "Il 30-40% deL fango viene buttato a mare... hanno bypassato intere aree dell'impianto.. buttano in atmosfera i gas biologici. Quello è disastro ambientale". Inquietante è quanto Schiavone afferma in una telefonata con Antonio Recano, funzionario addetto al commissariato straordinario per le acque e le bonifiche, a rivelare quale sia davvero la situazione del depuratore di Acerra, definito dalla magistratura tra gli impianti più disastrati che c'è. "La merda di Acerra - dice Schiavone - va nei Regi Lagni". E pensare che sulla carta la struttura risultava depurare in maniera adeguata, tanto che Schiavone "aveva sempre premuto - si legge nell'ordinanza - per il conferimento di percolato anche su Acerra". Commentando, invece, con l'ingegnere Rocco Galgano una nota scritta da De Bari nella quale si affermava che dagli stabilimenti balneari non c'erano state lamentele visto che gli impianti stavano funzionando bene, urla: "Fino a luglio Foce Regi Lagni ha buttato a mare tonnellate di merda al giorno".
Conversazioni da brivido, che fanno da pilastro all'inchiesta "Marea Nera" che adesso si appresta ad approdare in tribunale. Gli indagati avranno venti giorni di tempo per decidete se depositare ulteriori memorie difensive o chiedere un nuovo interrogatorio, poi la parola passere ai pm che dovranno decidete per chi inoltrate la richiesta di rinvio a giudizio all'ufficio gip.
Allo stato richischiano di dover comparite dinanzi al gup in 41, nell'elenco ci sono anche i nomi di Sergio Asprone, Gaetano De Bari, Domenico Giustino, Claudio De Biasio, Luigi Di Blasio, Luigi D'Amico, Enrico Foglia, Michele Greco, Mario Lupacchini, Paolo Manferlotti, Michele Marino, Gianfranco Mascazzini, Giovanni Melluso, Vincenzo Mettivier, Mauro Pasquariello, Angelo Pelliccia, Luigi Piscopo, Roberto Russolillo, Leonello Serva, Generoso Schiavone, Antonio Tammaro, Gabriele Di Nardo, Ciro Turiello, Antonio Recano, Giuseppe D'Antonio, Felice Moscariello, Enzo Papi, Ferdinando Bosone, Luigi Rauci, Giulia Frodella, Fabio Mazzaglia.