Rifiuti e clan, le accuse ai politici casertani

Orsi al pm: assunzioni in cambio dell’appoggio di Landolfi (An) e Cosentino (Fi). L’accordo con Ferraro (Udeur)
6 giugno 2008 - Rosaria Capacchione
Fonte: Il Mattino

Casal di Principe, campagna elettorale del 2003. La corsa alla poltrona di primo cittadino è, in realtà, una sfida tutta spostata sulla gestione dell’assessorato all’ecologia e alla nettezza urbana. Meglio, sulla gestione dell’intero comparto dei rifiuti: smaltimento, bonifica, termovalorizzatori. Sponsor dell’Udeur è Nicola Ferraro - oggi consigliere regionale con l’obbligo di dimora nel suo paese - padre padrone di Ecocampania. Candidato di punta di Forza Italia è Francesco Schiavone, ingegnere, dipendente dell’Ecoquattro di Sergio e Michele Orsi. Ecocampania è la ditta che a quel tempo raccoglieva la spazzatura a Casal di Principe, San Tammaro, Marcianise. Ecoquattro - la struttura che si rivelerà poi la camera di compensazione tra camorra, politica e malaffare, il luogo dove si scambiavano voti, assunzioni e clientele - gestiva, invece, la discarica di Parco Saurino, a Santa Maria la Fossa, e per conto del consorzio Ce4 anche il servizio di raccolta dei rifiuti in mezza provincia. Dal dicembre del 2002 le due ditte avevano denunciato, a ripetizione, minacce ai netturbini e attentati. Le informative degli investigatori tradussero quelle intimidazioni in «scaramucce» tra il gruppo Bidognetti e gli Schiavone. La guerra tra Ecocampania ed Ecoquattro prosegue fino al 2005, quando Ferraro perde il cerificato antimafia e Michele Orsi incappa nel primo incidente giudiziario. Viene arrestato su richiesta dal gip di Roma Giuseppe Renato Croce con l’accusa di corruzione aggravata. Con lo stesso provvedimento viene sospeso Ernesto Raio, funzionario di prefettura transitato al commissariato di governo per l’emergenza rifiuti, capo di gabinetto di Corrado Catenacci. Il primo interrogatorio di Orsi nella qualità di persona sottoposta a indagini porta la data del 18 maggio 2005. E, tra mille reticenze, racconta di favori e regali: al funzionario di prefettura, a un componente del gruppo antimafia addetto al rilascio dei certificati, a un ispettore di polizia. A domanda risponde: «Non ho mai conosciuto Diana Luigi, ho sentito il suo nome perché ho letto sui giornali che sarebbe un camorrista». Diana, ex bidognettiano passato con il gruppo Schiavone, è stato il primo collaboratore di giustizia a parlare dei rapporti tra Orsi e la camorra. L’imprenditore racconta anche di un pranzo in un ristorante di Bacoli, durante il quale incontra Catenacci. In ballo c’è il contratto di consulenza a Claudio De Biasio. Nel 2006 Michele Orsi viene nuovamente interrogato, ma dai pm napoletani Raffaele Cantone e Alessandro Milita. Il 3 aprile dello scorso anno finisce in carcere con il fratello Sergio. Tre mesi dopo, il 5 luglio del 2007, racconta al pm: «Ci siamo sempre proposti di mantenere i migliori rapporti con i politici dando massima disponibilità nell’assumere i dipendenti anche oltre quelle che erano le reali esigenze della società (la Ecoquattro). Ci si è poi proposti di assecondare i politici ”fin dove era possibile”, ritenendo che il limite fosse legato ai nostri interessi patrimoniali; per questo io e mio fratello non abbiamo mai inteso contribuire finanziariamente alle richieste dei politici. Le parti politiche principali che intendevamo soddisfare erano rappresentate da Mario Landolfi e Nicola Cosentino, il primo agendo attraverso Raffaele Chianese (segretario di Landolfi, arrestato alcuni mesi fa per truffa aggravata, ndr). Ovviamente le assunzioni erano legate anche ad esigenze di voto dei politici in relazione alle periodiche elezioni». Il parlamentare di An, imputato per corruzione aggravata dal metodo mafioso, nel corso delle indagini è stato interrogato dal pm Raffaele Cantone, nella veste di persona informata sui fatti. La richiesta di chiarimento riguardava un’altra vicenda: l’incontro finalizzato alla concessione di un appalto, riferito dal pentito Stefano Piccirillo, con Renato Pagliuca, camorrista del clan La Torre. Aggiungerà Sergio Orsi: «Vi sono due tipi di imprenditori: l’imprenditore che nasce con la camorra e che è più camorrista del camorrista e quello che non lo è ma che è costretto poi ad entrare in contatto con la camorra e a subirne le conseguenze. Compresi dunque che era preferibile trovare un accordo con Ferraro Nicola che io conoscevo per la sua fama nella zona, una fama non solo legata a meriti imprenditoriali».

 

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