Veleni da Milano e Brescia ecco le prove dello scempio

Sette inchieste sulle rotte Lombardia-Veneto-Napoli. La regia dei Casalesi
6 giugno 2008 - Daniela de Crescenzo
Fonte: Il Mattino

Bidoni di sostanza tossiche I fanghi di Porto Marghera spacciati per fertilizzanti e finiti nei campi di Acerra e dei Regi Lagni; i rifiuti speciali raccolti dall’azienda pubblica «Milano Pulita» sversati a Frignano, nel Casertano; i veleni di Lucca e Milano portati a riempire le cave del Sud: l’incredibile storia della devastazione ambientale subita dalla Campania sembra non avere fine. Sono 75 i clan coinvolti nelle ecomafie, il gruppo leader è indubbiamente quello dei Casalesi. E la maggior parte delle trenta milioni di tonnellate di rifiuti smaltite illegalmente ogni anno in Italia finisce nelle campagne e nei fiumi napoletani. Sono la terra del fuoco da un lato (con epicentro Giugliano) e i Regi Lagni dall’altro (tra Acerra e Caivano), insieme al Casertano, le aree più colpite dagli scarichi abusivi, come hanno sottolineato le commissioni parlamentari d’inchiesta. Una miniera d’oro che arricchisce la camorra e avvelena la terra e l’acqua della Campania. Ma i boss se ne fregano: tanto, come ha raccontato il pentito Gianfranco Mancaniello del clan dei Muzzoni di Sessa Aurunca, i camorristi bevono acqua minerale.

La devastazione.

Sono 75 i clan coinvolti nel business dell’ecomafia, come ha svelato l’ultimo rapporto di Legambiente. Le aree più colpite: Giugliano, Acerra e paesi del Casertano

Ha spiegato ai magistrati il superpentito dei casalesi, Domenico Bidognetti: «Ma quali droga e estorsioni. La miniera d’oro sono i rifiuti». L’ultima ecoindagine della Dda napoletana (marzo 2008), ha portato in carcere nel marzo scorso Giorgio Marano, ritenuto dagli inquirenti organico ai Casalesi e già condannato nel corso del processo Spartacus. Attraverso la Rfg di Trentola Ducenta in soli tre mesi avrebbe finto di riciclare 6.000 tonnellate di rifiuti del consorzio Milano Pulita, depositando, invece, fanghi tossici nei campi di Frignano. Nel luglio del 2007 la procura di Santa Maria Capua Vetere con l’inchiesta Chernobyl arrestò 34 persone e sequestrò 4 depuratori: anche in questo caso i rifiuti, che venivano perfino dalle nave militari, finivano nei campi coltivati di mezza Campania. Sempre nel 2007 la procura di Napoli ha portato a termine la terza fase dell’inchiesta «Re Mida». Sono finite in manette 10 persone ed è stata smantellata un’organizzazione ecocriminale che, simulando operazioni di recupero di 2000 tonnellate di rifiuti speciali provenienti dai consorzi pubblici di Milano e Massarossa (Lucca) li portava nelle cave dismesse della Campania.
Le complicità.

Attraverso consorzi legali che operano nel Settentrione le bande dell’ecomafia sono riuscite a smistare in Campania tonnellate di sostanze tossiche

Con l’operazione Caronte (febbraio 2007) la procura di Nocera Inferiore ha chiarito che tremila tonnellate di rifiuti speciali non pericolosi erano finiti nelle acque del S Tammaro, un affluente del Sarno. E secondo i magistrati sarebbero stati i fratelli Pellini a fare arrivare dalla zona di Porto Marghera ad Acerra 38mila tonnellate di compost non trattato provenienti dalle industrie settentrionali nelle campagne casertane guadagnando 3 milioni di euro. Nella relazione finale della commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti, guidata da Paolo Russo dal 2002 al 2006, si ricorda l’inchiesta «Green» della dda Napoletana. Il responsabile della società «Resit s.r.l.», Cipriano Chianese, secondo i magistrati, avrebbe sversato illegalmente nelle discariche Resit 1 e 2 rifiuti porovenienti anche dal Nord. Nelle indagini è rimasto coinvolto l’ex sub commissario Giulio Facchi. Nel 2004 è ancora una tranche dell’indagine «Terra mia» a mettere in luce 35 piccole discariche abusive, ognuna delle quali confinante con terreni coltivati in quel triangolo della morte che si trova tra Acerra-Nola-Marigliano.
I danni.

Milioni di euro di danni per la campagna, per i prodotti tipici: dalla mela annurca alla «percoca». Nel Giuglianese e nell’Acerrano i contadini denunciano gli effetti degli scarichi killer

E già la procura di Milano, nel 2001 aveva parlato di ventimila tonnellate di rifiuti tossici provenienti dalle province di Brescia, Milano, Bergamo, e portate dai Casalesi nelle discariche abusive del Casertano. Scempi che hanno provocato danni irreversibili alla popolazione campana come dimostra una ricerca dell’organizzazione mondiale della sanità e diffusa lo scorso anno dalla Protezione civile. L’equipe medica, dopo aver sottolineato che non esistono prove certe dei legami tra presenza dei rifiuti tossici, mortalità e tumori, spiega che se vivi nelle aree a sud di Caserta e a Nord di Napoli (quelle dove sono più diffuse le discariche abusive) c’è tra il cinque e il quindici per cento di possibilità in più di ammalarti di tumore rispetto agli altri cittadini. Copertoni abbandonati Spiega Raffaele Del Giudice, direttore di Legambiente Campania: «Questo vero e proprio bollettino di guerra dimostra sempre più la crescente aggressività delle ecomafie. E per questo torniamo a sollecitare tutte quelle misure che possono essere necessarie al ripristino della legalità. Un lavoro in sinergia tra il prossimo governo nazionale e quello regionale per sollecitare l’introduzione dei delitti contro l’ambiente nel nostro codice penale, ma soprattutto in tempi brevi l’adozione di misure, queste sì davvero straordinarie, con cui ripristinare la legalità nelle cosiddette terre dell’ecomafia, in particolare l’Agro aversano e i comuni dell’area a nord della provincia di Napoli».

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