Dietro le cave l’ombra del clan Fabbrocino

Il caso Terzigno nel mirino degli investigatori «I proprietari delle aree sono parenti dei boss»
4 giugno 2008 - Daniela de Crescenzo
Fonte: Il Mattino

Terzigno Le cave di Terzigno, quelle che secondo il piano Berlusconi ospiteranno due discariche, appartengono a imprenditori vicini al clan Fabbrocino. È quanto emerge da un’indagine della prefettura. Perciò il prefetto Gianni De Gennaro, dopo aver varato un provvedimento di occupazione, avrebbe scritto al procuratore Roberti informandolo che potrebbe rendersi necessario il trasferimento coattivo dei beni, corrispondendo, comunque, un indennizzo, seppur minimo, al proprietario. Se, invece, il bene venisse confiscato dalla magistratura, non si dovrebbe pagare nulla, come è già accaduto a Ferrandella. Le cave Pozzelle 1,2,3 e 5 sono state oggetto, dunque, di un’approfondita verifica da parte della prefettura di Napoli. I risultati sono a dir poco inquietanti: i proprietari sono tutti imparentati con il boss di San Gennaro Vesuviano, Mario Fabbrocino. L’area è di proprietà di due ditte, la Sari. srl (cave 1,2,3) e Vitiello (cava 5). Della prima azienda sono soci: Giuseppe De Gennaro, Aniello Amendola, Aniello Picariello, Aniello La Marca e Salvatore La Marca. De Gennaro è cognato di Antonio Massa, consuocero di Fabbrocino. Massa, infatti, è padre di Giuseppe, genero del boss. Le indagini della prefettura erano state avviate quando il Comune di Terzigno aveva dato un appalto alla società Sorrentino Linda e Nuova Spra. Era risultato che Giuseppe De Gennaro era socio occulto dell’impresa Sorrentino, visto che nella composizione societaria risultavano la moglie e il figlio. L’impresa era stata perciò colpita da un’interdittiva antimafia. Anche Aniello e Salvatore La Marca sono stati giudicati degni di attenzione: un’altra loro impresa (La Elektrica, proprietaria tra l’altro dell’area dove doveva nascere a Pianura la discarica di contrada Pisani) è gravata da interdittiva antimafia. Già in passato, parlando davanti alla commissione antimafia della XI legislatura, il boss pentito Pasquale Galasso aveva tirato in ballo i fratelli La Marca. Ecco come risponde a una domanda dei parlamentari sul coinvolgimento dei clan nel business dei rifiuti: «I camorristi collusi, gli ex camorristi appartententi a una nota banda campana del dopoguerra... sono i fratelli La Marca (principalmente La Marca Salvatore e tutti i fratelli, e oggi tutti i nipoti e l’intera famiglia). Salvatore La Marca è il padrino di Mario Fabbrocino». Anche Gennaro Vitiello, proprietario della cava 5 dello stesso sito di Terzigno, è stato segnalato dalla prefettura. In passato, infatti, Vitiello era stato arrestato per usura ed era stato fermato dalle forze dell’ordine in compagnia di pregiudicati del clan Pesacane. Come se non bastasse, in passato l’area della discarica era stata sequestrata dal pm Federico Bisceglie della procura di Nola dopo un incendio: nell’ex discarica Sari, infatti, erano state sistemate 740 balle provenienti dai Cdr. I nodi sa sciogliere, insomma, non sono pochi.

Powered by PhPeace 2.6.4