«Amico della camorra? Non potevo dire no»

Le confessioni dei fratelli Orsi ai pm della Dda di Napoli. I rapporti con i boss e con i colletti bianchi
3 giugno 2008 - Biagio Salvati
Fonte: Il Mattino Caserta

«Voglio dire immediatamente chi ci sono due tipi di imprenditori: quello che nasce con la camorra (che è più camorrista del camorrista) e l’imprenditore che non lo ma che poi è costretto a entrare in contatto con la camorra e a subirne le conseguenze». Le dichiarazioni rese esattamente un anno fa alla Dda da Sergio Orsi (fratello di Michele, ucciso domenica), sembrano collimare perfettamente con quanto lo stesso ha detto, con voce rotta dalle lacrime, a poche ore dal delitto del congiunto: «Nessuna collusione, ma solo tangenti pagate alla camorra perché alla camorra, ai Casalesi, non si poteva dire no». Un binomio, quello di imprenditore-camorrista, accennato da Sergio Orsi in riferimento a una gara d’appalto strappata ad un’altra società concorrente che lo stesso Orsi avrebbe voluto far entrare nell’associazione temporanea di imprese per un bando indetto dal Consorzio Ce 4. Per quella gara, l’allora presidente Giuseppe Valente – aveva raccontato Orsi – avrebbe fatto in modo di inserire come requisito quello dell’imprenditoria giovanile che disponeva la società «Flora Ambiente» in quanto collegata alla giovane età della nipote dell’imprenditore ucciso. Negli atti del processo fissato il 17 giugno davanti al gup di Napoli (in totale 48 imputati), si leggono le prime dichiarazioni rese da Michele Orsi (nella foto qui al lato) sulla nascita di Ecoquattro, sui rapporti con gli enti locali e consortili e sulle vicende di corruzione. È il 3 ottobre del 2006 - sei mesi prima del suo secondo arresto - quando Michele Orsi riferisce al pm Raffaele Cantone (in basso a destra) la genesi della società di famiglia. «Io e mio fratello Sergio, abbiamo sempre svolto attività imprenditoriale nell’ambito del settore edile nel centro-nord Italia e solo sporadicamente abbiamo svolto attività in zona; ricordo ad esempio che ho fatto un lavoro pubblico a Napoli nei pressi del Provveditorato agli studi. Avevamo verificato al Nord l’emersione di questo fenomeno delle società miste e avevamo pensato che anche da noi questo fenomeno prima o poi sarebbe esploso e eravamo intenzionati a inserirci. All’inizio del 1999, se ricordo bene, creammo la Flora Ambiente, società nella quale formalmente erano socie le figlie di mio fratello Flora e Antonella, ma i cui soci reali eravamo io e mio fratello; l’obiettivo di questa società era di poter operare in prospettiva nel settore dell’igiene e dell’ambiente non appena si creassero le condizioni; la nostra idea era di utilizzare questa società nel centro nord. Verso la fine del ’99 o inizio del 2000. venne pubblicato un bando di gara da parte del neo costituito Consorzio Ce 4 per la creazione di una società mista operativa; la società doveva essere del 51% del Consorzio di Comuni e il rimanente 49% della società privata che avrebbe vinto il bando». Nell’estate del 2000 la «Flora Ambiente» vince il bando, ma sono gli stessi Orsi a raccontare retroscena che vede qualche deputato casertano «attivatosi» presso la Prefettura per il rilascio di un certificato antimafia per la società «Flora Ambiente». Dei rapporti con i politici, anche locali – tra Mondragone e Casale – gli Orsi raccontano di «numerose assunzioni di dipendenti presso l’Ecoquattro con finalità elettorali che avevano aumentato in modo vertiginoso i costi per la società. Accordi pre-elettorali inattuati in quanto i politici non mantennero le promesse». Ma è il versamento delle tangenti ai gruppi camorristici locali a riempire pagine e pagine di interrogatori. «Quanto al pagamento della tangente al clan di Mondragone – riferisce Michele Orsi nell’estate del 2007 - voglio dire che lo stesso ebbe inizio dal primo affidamento del comune di Mondragone, a partire dai primi mesi del 2001. Dopo il versamento della prima tangente, ricevuta nelle mani di Giuseppe Valente (in alto a destra) «fu Giacomo Fragnoli a ricevere periodicamente la stessa, ogni mese, fino al suo arresto. Non sono in grado di ricordare con esattezza quando fu arrestato Fragnoli – prosegue Orsi - ma, a partire da quel momento il versamento venne attuato con la mediazione di Giuseppe Diana. Rappresento che era mio interesse evitare contatti diretti con gli esattori e per questo Giacomo Fragnoli era utile allo scopo essendo il coordinatore degli operai riguardo ai servizio svolto per il Comune di Mondragone: aveva il ”titolo” per incontrare me o mio fratello e la cosa rendeva sufficientemente sicuro il versamento». Le tangenti venivano prelevate dai conti della società «Ambiente e Territoria» da tale Aldo Schiavone, il quale era incaricato di prelevare dalla banca le somme destinate all’operazione. La tangente – aveva spiegato Orsi - veniva prelevata sempre su quei conti e versata tutti i mesi, dai primi mesi del 2001 ai primi mesi del 2005. «Ricordo di aver limitato il periodo di pagamento della tangente, nel corso di uno dei primi interrogatori, al solo 2004». L’inchiesta che vede l’udienza gup il prossimo 17 giugno aveva travolto Michele Orsi con un arresto sfociato in una detenzione durata cinque mesi fra carcere e arresti domiciliari. Nel novembre del 2007 furno arrestati anche Maria D’Agostino, ex consigliere comunale; Giuseppe Velente, ex presidente del Consorzio Ce 4 ed ex presidente di Ecoquattro, braccio operativo per diversi anni del Ce 4; Giuseppe Diana, imprenditore della Diana Gas (ai domiciliari e cognato di Orsi); Mattia Sorrentino, ex vigile urbano e Aniello Pignataro. Destinatario dell’ordinanza anche il boss Antonio La Torre (attualmente in Scozia, anche lui fra i destinatari) per il quale si attende l’estradizione in Italia.

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