«La Fibe vuole lasciare gli appalti»

30 maggio 2008 - Adriana Pollice
Fonte: Il Manifesto
Sono cominciati ieri a Napoli gli interrogatori degli indagati nell'inchiesta Rompiballe. I primi a finire davanti al gip Rosanna Saraceno sono stati i responsabili degli impianti di cdr campani, accusati di reati che vanno dalla truffa all'illecito smaltimento dei rifiuti. Impresa ardua spiegare come non sapessero nulla della prassi di triturare le ecoballe nei piazzali degli impianti passandoci sopra con i camion, «trattamento» - secondo i pm Noviello e Sirleo - studiato per far apparire il tutto come «mero scarto composto da inerti» da mandare in discarica con tanto di analisi false.
A difendersi ieri, durante l'audizione in commissione Ambiente alla Camera, anche Guido Bertolaso: «Ogni volta che troviamo la soluzione, scopriamo altre difficoltà. Il provvedimento della magistratura crea problemi nel confronto con le autorità locali». Insomma, a infastidire il sottosegretario sono questi intoppi legali che rallentano la sua proverbiale efficienza. La Fibe, poi, contribuisce alla discussione inviando una missiva a Bertolaso che se ne fa latore: «Ad aggravare la situazione c'è la decisione dell'impresa, che operava in nome del commissariamento e che facevano funzionare gli impianti, di ritirarsi dopo l'indagine della magistratura sui vertici delle società». Una prassi già sperimentata, quella di simulare una crisi nei rapporti, come nei migliori matrimoni. Nel novembre 2005 Bertolaso rescisse il contratto con la controllata della Impregilo per gravi inadempienze, con relativa causa per danni intentata dalla Fibe, salvo annunciare di averle assegnato il completamento degli impianti, senza spese di gestione.
Il fatto, poi, che le ecoballe altro non fossero che spazzatura triturata, secondo Bertolaso non è grave, si tratta di un fatto «abbastanza noto. Se vi sono state parole forti derivava solo dall'esasperazione di chi aveva accettato di tentare di risolvere il problema». Un sottosegretario dal volto umano, quello di ieri in commissione. Però, secondo il gip Saraceno, l'allora commissariato straordinario più che solitudine mostrava «insofferenza» verso «lo zelo e il pericoloso spirito investigativo dei carabinieri», in particolare per le attività di indagine nella discarica di Villaricca. Quella, per intenderci, satura fino all'orlo di percolato, ricoperta di terra per evitare che tracimasse, come un piccolo Vajont. Che qualcuno se ne interessasse infastidiva ad esempio Marta Di Gennaro, braccio destro di Bertolaso, che se ne lamenta a telefono con un dirigente della Protezione Civile: «Il giorno 2 ho ricevuto una richiesta dal Noe di esibire documenti su Villaricca, allora io l'ho detto a Guido e gli ho detto che questa è una cosa stranissima...ti ricordi che Guido ha smesso di autorizzare le missioni dei Carabinieri...». Quindi la benemerita in discarica non era gradita, meglio l'esercito contro facinorosi e smaltitori illegali.

 

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