Viaggio nei siti dopo i 25 arresti: incendi e degrado. Sulla spazzatura impacchettata cresce l’erba

Ecoballe, così continua lo scandalo

Colonnine anti-incendio rotte, tendoni di copertura lacerati: ecco come vengono custoditi i «pacchi» di immondizia
29 maggio 2008 - Daniela De Crescenzo
Fonte: Il Mattino

Si chiama Taverna del Re la capitale delle ecoballe. O meglio delle balle: negli enormi pacchi che invadono la Campania, come ha spiegato il sottosegretario Guido Bertolaso e come è spiegato anche nell’ultima inchiesta che ha portato a 25 arresti, c’è, infatti, solo spazzatura «tritata e puzzolente». A Taverna del Re, frazione di Giugliano, un milione e cinquecentomila di balle colme di immondizia restano a cuocere al sole. A pochi metri un altro sito che solo per uno scherzo della topografia si trova nel territorio di Villa Literno ma che in pratica ricade nel Giuglianese: si chiama Lo Spesso, è stato incendiato e sequestrato dalla magistratura. Dentro ci sono 2 milioni e 185 mila balle. Qui il tendone di copertura è stracciato e ricoperto da terra e da erbacce, molte colonnine dell’impianto anti-incendio hanno i vetri rotti. I cancelli di ingresso non potrebbero resistere al più inesperto dei vandali. I comitati ambientalisti si sono rivolti più volte al consorzio Na3 che gestisce l’area per chiedere che almeno la sicurezza sia garantita. Rosaria De Cicco, la pasionaria che a febbraio scorso tentò di darsi fuoco quando il commissariato di governo decise di riportare le balle a Taverna del Re per dieci giorni, ha presentato un rapporto a De Gennaro che ha deciso di ricoprire le balle con i teli di plastica. Secondo la De Cicco, da quelle buste ormai rotte e aperte usciva di tutto: dalle carcasse di animali agli pneumatici. Ora non si vede più nulla, ma i problemi restano: «Il cancello principale è sorvegliato dalle guardie giurate, ma ai lati ci sono due porte laterali aperte, basta spingere. Mancano le misure anti-incendio e avvengono fenomeni di autocombustione», dice la De Cicco. E Carla Ruggiero fondatrice dell’associazione «Napoli vive e io la difendo», ha presentato un esposto alla magistratura sulla cattiva gestione dell’area. La spazzatura qui non smette mai di bruciare: brucia nelle discariche abusive a cielo aperto dove si trovano anche cumuli di eternit, brucia nei siti di stoccaggio. Secondo un censimento contenuto nel piano rifiuti del 28 dicembre 2007, realizzato dal prefetto Alessandro Pansa, a Giugliano ci sono altri due siti di stoccaggio delle balle: Masseria del Pozzo e Dell’Aversana. E nel corso degli ultimi sei anni la monnezza imbustata è stata portata ad Acerra (Pantano), Avellino (cdr Pianodardine), Caivano (Pascarola), Capua (Brezza), Casalduni (Cdr), Fragneto Monforte (Toppa infuocata), Marcianise (area Ecobat e area Casertana), Santa Maria la Fossa (Pozzo Bianco). Il commissario De Gennaro, a sua volta, ha aperto stoccaggi a Marigliano, Coda di Volpe e Pianodardine. Secondo il sottosegretario Guido Bertolaso, ci sono tra i sette e gli otto milioni di ecoballe. Il decreto Berlusconi prevede di bruciarle tutte negli inceneritori: ma per farlo al ritmo di 1700 tonnellate al giorno (tanto è possibile bruciare ad Acerra) ci vorranno più di dieci anni. «La nostra terra è martoriata», spiega Tilde Adamo del comitato Ponte Riccio. Anche perché le ecoballe continuano a essere prodotte a pieno ritmo: con l’ultimo decreto gli inceneritori dovrebbero essere spenti e diventare siti di stoccaggio. Così le balle torneranno a essere monnezza.

 

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