"La discarica ormai è piena di liquido se quella roba sale sarà come un Vajont"

29 maggio 2008 - Dario Del Porto
Fonte: La Repubblica
É imperniata su decine di intercettazioni telefoniche l´inchiesta della Procura di Napoli sulla gestione dei rifiuti che ha portato martedì all´emissione di 25 ordinanze di arresti domiciliari. Dialoghi riportati nelle oltre 650 pagine firmate dal giudice Rosanna Saraceno e sulla cui interpretazione gli indagati potranno replicare negli interrogatori che inizieranno oggi in Tribunale.
«Il Vajont di percolato».
Maggio 2007, la discarica di Villaricca è diventata «una piscina di percolato». Due dirigenti Fibe (ora ai domiciliari) Angelo Pelliccia e Sergio Asprone, ne parlano al telefono.
Asprone: «Mo´ cosa succede? se stanotte io vado e ce metto altre 2200-2300 tonnellate, non faccio altro che fare il Vajont, vado sopra e spingo».
Pelliccia: «Certo, quello sale ed esce».
Asprone: «E sparo fuori sta´ roba. Dato che è previsto pure pioggia, noi ci siamo attivati in tutto e abbiamo fatto tutto il possibile».
In un successivo passaggio della stessa conversazione, i due interlocutori aggiungono:
Asprone: «Oltretutto rischiamo di brutto perché qua la patata è veramente pericolosa e bollente. Vabbo´ che mo´ viene Malvagna (amministratore delegato di Fibe, ndr)»
Pelliccia: «Anche perché quello che dice lui è: ma scusate, allora perché non ci mettiamo del materiale inerte sopra, così almeno la cosa appare visivamente più pulita?».
Asprone: «E ce l´ho, avrei qualcosa come 500 metri cubi di legnetti da biofiltro che so´ secchi e assorbono acqua».
Pelliccia: «Ma lui parlava di sabbia, no? Ci metti sabbia, terreno, quello si asciuga, ricopri così, si vede meglio».
«Villaricca è nostra».
Sul rischio tracimazione del percolato verranno intercettate telefonate anche fra altri interlocutori. Il 23 maggio 2007 ne parla Marta Di Gennaro, all´epoca vice di Guido Bertolaso al commissariato per i rifiuti, con il dirigente Michele Greco.
Di Gennaro: «Senti una cosa, vedo un messaggio che mi manda una fotografia di Villaricca che sta tracimando il percolato».
Greco: «Ora lo verifico un attimo».
Di Gennaro: «Vuoi vedere? È veramente impressionante l´immagine, mancano solo pochi centimetri al bordo».
Nel corso del dialogo, Di Gennaro chiede poi a Greco di inviare una relazione sul caso al prefetto Alessandro Pansa.
Di Gennaro: «Lo devi fare per iscritto, Michele, perché Villaricca è nostra.
Greco: «Va bene».
Di Gennaro: «Perché hai capito? Se poi succede qualcosa, eh ma quello era un problema di Bertolaso. No, finché c´era Bertolaso funzionava, ok?»
Greco: «Va bene, la preparo subito».
L´episodio del percolato di Villaricca viene citato dai magistrati fra quelli dai quali emergerebbe una «comune e consolidata vocazione alla gestione dei rifiuti del tutto abusiva e non giustificata dal richiamo a una situazione di emergenza».
Gli schiaffi di Bertolaso.
In molte intercettazioni compare l´amarezza di Bertolaso per gli ostacoli incontrati nell´attività di commissario straordinario. Il 30 maggio 2007 parla con Marta Di Gennaro (ora ai domiciliari) della situazione legata alla discarica di Ariano Irpino.
Di Gennaro: «Stiamo facendo l´ultimo punto della situazione perché quando andiamo lì questi ricominciano i soliti giochini... allora abbiamo trovato lì, abbiamo trovato qui, che avete trovato, che avete fatto, quanto è andato, quanto non è andato. E io sono costretta a relazionare».
Bertolaso: «Tu fai una relazione molto semplice, dici abbiamo portato 17mila tonnellate o quante ne avete portate. Questa sera finisce tutto. Bertolaso l´altro ieri si è preso schiaffi, prima da quelli di Parapoti, poi da quelli di Acerra. Non ha più guance da offrire per queste vicende e quindi alternative non ne abbiamo, abbiamo sondato tutto il territorio, le altre ipotesi non stanno in piedi. Sulla Romania sapete meglio di me come hanno risposto le autorità locali, comunque mi pare che qualcuno non demorda... ma noi stiamo davanti alla finestra, cosa altro c´è da dire».
La bocciatura.
Il giudice Rosanna Saraceno ha accolto in massima parte le tesi dei pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo, coordinati dal procuratore aggiunto Aldo De Chiara. Il giudice ha però ritenuto sufficienti gli arresti domiciliari (la Procura aveva chiesto il carcere) e ha rigettato la richiesta per il reato di associazione per delinquere. Questa contestazione, ha spiegato, è «frutto di ipertrofia accusatoria».

 

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