Rifiuti, nella notte Chiaiano in rivolta

Il sottosegretario Bertolaso rivela i siti e nella periferia napoletana scoppia la rabbia. La polizia picchia un giornalista. Sei manifestanti fermati: tra loro un consigliere della sinistra. Il sindaco: «È guerra civile»
24 maggio 2008 - Francesca Pilla, Adriana Pollice
Fonte: Il Manifesto

«Noi tenteremo di resistere qui dentro. Resisteremo finché possiamo, ma questi spingono, vogliono già arrivare fino alla cava». Alle undici di sera Andrea Ferrara, del centro sociale Insurgencia, cerca di trovare una spiegazione a quello che sta succedendo intorno a lui. Duemila di persone intrappolate come topi nella piazza centrale di Chiaiano, è piazza Rosa dei Venti ma loro la chiamano piazza Titanic per via del monumento, un barcone che affonda. Facile metafora, stasera. La gente viene stretta su tre lati dalle forze dell'ordine. Erano scesi in piazza in tanti, chiamati dai comitati per dire no alla discarica. Si sono seduti per terra, le mani alzate. Ma le forze dell'ordine non tollerano la protesta, parte un parapiglia, alla fine sui manifestanti arriva una pioggia di manganellate. Viene colpito Romolo Sticchi, inviato del Tg3, gli sequestrano la telecamera. La collega Tonia Limatola, del Mattino, inutilmente continua a urlare «siamo giornalisti». Voci di piazza, che non siamo riusciti a verificare, parlano anche di un tredicenne pestato, sempre dalle forze dell'ordine. Alle dieci di sera i fermati restano tre, altri tre sono stati rilasciati, fra loro anche un consigliere municipale della sinistra, Mario Romani. La battaglia di Chiaiano, ieri notte, ha dell'incredibile. Antonio Cavallo, uno dei manifestanti si chiede perché «gli agenti sono arrivati in un orario che sapevano sarebbe stato di massima affluenza dei cittadini, perché non sono arrivati più tardi», come dire: perché hanno cercato il contatto, una ragione per far partire le cariche. A quel punto i manifestanti hanno reagito: brucia qualche cassonetto, brucia un autobus, un'auto. Viene sradicato un albero, nella caduta trancia i fili della luce. Ma non sono riusciti a rompere l'accerchiamento, e sono finiti intrappolati. Mentre il manifesto va in stampa, restiamo stretti nella piazza, in un momento di tregua che non promette niente di buono per la nottata.
Il sindaco di Marano, Salvatore Perrotta, è in piazza. E di lì rivolge un appello al presidente della Repubblica, persino al papa. «Da una parte la forza della ragione, dall'altra la forza dei muscoli, stiamo assistendo a un qualcosa di assurdo, surreale. Abbiamo sempre manifestato pacificamente, ma l'azione repressiva messa in atto questa sera appare abnorme, immotivata». Il sindaco non capisce che succede, o forse sì: «Evidentemente gli ordini erano già chiari: e li abbiamo visti eseguire sotto i nostri occhi increduli. Mi fa molta tristezza veder caricare gente inerme, gente semplice, senza guardare in faccia nessuno, donne, vecchi, bambini, giornalisti, consiglieri comunali, creando panico tra la popolazione che ha sempre espresso pacificamente il proprio dissenso. Scene da guerra civile».
Una guerra civile che sembra programmata a tavolino. Nel pomeriggio a Napoli Guido Bertolaso aveva rivelato i dieci siti candidati a diventare discarica e si era detto «molto preoccupato». Ma conciliante con Serre e decisionista con Chiaiano, si ripresenta a Napoli. Indicando una nuova categoria di cattivi: dopo le popolazioni con i loro comitati civici, dopo i sindaci traditori che capeggiano le rivolte con il tricolore al collo - «una vergogna» per il segretario campano del Pd Iannuzzi- arriva la burocrazia che non vede di buon occhio il doppio incarico di Bertolaso, ostacolandolo con l'incompatibilità dei ruoli. Nulla però può arrestare la sete di affari del Berlusconi IV. Così ieri il decreto era già sulla scrivania del presidente della repubblica e stamattina sarà in Gazzetta ufficiale. Per tutti i siti sarà chiesto il parere dell'Agenzia regionale per l'ambiente.
In pole position per ingoiare i frutti dell'emergenza dovrebbero essere San Arcangelo Trimonte nel beneventano e Savignano Irpino nell'avellinese, pronte entro metà giugno. Discorso a parte per la provincia di Salerno: «Serre ha già dato», precisa il sottosegretario, conciliante con il paese che già una volta lo ha affondato. «Sarò estremamente rispettoso», prosegue senza escludere il raddoppio della discarica o un più difficile ritorno al sito di Valle della Masseria. Il problema resta lo stesso di un anno fa: «Abbiamo bisogno di alcuni milioni di metri cubi, nelle more della realizzazione dei termovalorizzatori da una parte e della raccolta differenziata dall'altra». Sarebbe esclusa la discarica di Parapoti, sempre nel salernitano.
Ma la vicenda di Napoli e Caserta è più spinosa e delicata. Chiaiano è destinata a soccombere: «C'è un'ordinanza che ha chiesto all'Arpac di fare la caratterizzazione del territorio», annuncia Bertolaso. E provoca un improvviso innalzamento della tensione nel quartiere napoletano. Nella notte va avanti quella che il sindaco chiama «guerra civile». Stanotte accade quello che non doveva.

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