Vincenzo e Maurizio in ospedale con le gambe rotte

«Spinti dagli agenti giù da quel muro Potevamo morire»

I due giovani erano in piedi su un muretto. Ora accusano le forze dell'ordine di averli fatti cadere
25 maggio 2008 - Alessandra Barone
Fonte: Corriere del Mezzogiorno

Dal letto dell'ospedale di Giugliano, Vincenzo Galdiero di 23 anni e Maurizio Pirozzi di 38 anni raccontano la mattinata di paura e dolore negli scontri con le forze dell'ordine nell'ennesima giornata di protesta contro la discarica di Chiaiano.
«Erano circa le undici. Siamo saliti sul parapetto che costeggia l'unica strada di accesso al sito che vogliono trasformare in discarica, in località Poggiovallesana. Appena viste le decine di poliziotti avvicinarsi a noi, abbiamo alzato le mani — raccontano i due —. Non volevamo far nulla di male, solo combattere perché non si faccia la discarica vicino alle nostre case e vicino agli ospedali».
Sono loro le due vittime più gravi dei tafferugli tra manifestanti e forze di polizia, entrambi ricoverati nella stessa stanza nel reparto di ortopedia al secondo piano del presidio ospedaliero di Giugliano.
Vincenzo ha una frattura alla gamba sinistra, Maurizio ha la caviglia sinistra rotta. Dovranno essere operati. I due feriti, entrambi residenti a Marano, urlano per il dolore e per la rabbia, accerchiati dall'affetto delle loro famiglie e incoraggiati dalla solidarietà di alcuni manifestanti di Chiaiano. Accanto al letto di Vincenzo c'è sua moglie, Francesca Passero, 23 anni anche lei, casalinga. Anche Francesca è preoccupata, per il futuro del loro unico figlio di due anni: «Nel nostro quartiere vivere è difficile, trovare un lavoro è impossibile per noi giovani — dice la ragazza con sguardo deciso — ora il Governo decide di fare la discarica prorpio dove ci avevano promesso di costruire un parco per i nostri figli». Vincenzo non ha un posto fisso, si arrangia facendo il muratore, saltuariamente. Ad assisterlo c'è anche suo zio, Domenico Verrazzo, che, ironia della sorte, è un carpentiere cinquantenne che fino a due anni fa ha lavorato per la realizzazione del termovalorizzatore di Acerra. Nonostante la situazione dolorosa, i due parenti continuano a discutere anche nella stanza d'ospedale. «Napoli deve avere la discarica — dice Domenico al nipote con rassegnazione — e se Bertolaso ha deciso che deve stare a Chiaiano allora dobbiamo accettarlo. Ricordo gli stessi tafferugli anche quando lavoravo ad Acerra, ma la protesta presto finirà ». Maurizio al suo fianco ha solo la moglie. I suoi due figli sono rimasti a casa. «Nella mia vita mi sono sempre arrangiato - racconta il 38enne, mentre l'infermiere gli medica la caviglia gonfia - sono disoccupato. Come vivo? Vendo abiti da donna, dalla mia auto, in giro per la città. Ho votato Berlusconi, ma ora mi sono pentito, dopo quello che sta succedendo. Non parlano con noi, ci stanno solo caricando. I poliziotti hanno perso la testa, non ci rispettano ». Secondo quanto hanno riferito invece dalla Questura, la caduta dei due ragazzi sarebbe stata «accidentale e lontana dal luogo degli scontri». Vincenzo e Maurizio non sono le uniche due vittime degli scontri di Chiaiano. Una bimba di 11 anni si è fratturata un braccio. Marco Carboni, di 21 anni, ha avuto due punti di sutura alla testa a causa delle manganellate. «Sono andato da solo al pronto soccorso di Marano ma i carabinieri non hanno voluto scrivere nel referto che ero stato vittima delle cariche delle forze dell'ordine». Una donna incinta di otto mesi avrebbe sofferto una minaccia di aborto dopo aver partecipato venerdì sera alle manifestazioni di protesta. Ma la voce che circola con insistenza tra i protagonisti della rivolta non ha trovato conferma ufficiale negli ospedali della città. Il più sfortunato è Giuseppe Frezzetti, un disabile 48enne, che abita nei pressi del sito destinato a discarica. «Stavo provando a tornare a casa in via Cupa del Cane — racconta — sono stato travolto dai tafferugli, mi hanno rotto la carrozzella e ho ricevuto pure una manganellata sulla mano».

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