Sant’Arcangelo, le vecchie discariche tracimano percolato fino al Calore

Si tratta dei vecchi impianti Fibe riempiti dal Consorzio Napoli 3 Geologi e abitanti preoccupati per le nuove vasche in arrivo
23 maggio 2008 - Luca Marconi
Fonte: Corriere del Mezzogiorno

La discarica, prima dell'intervento di messa in sicurezza, ha perso per anni percolato I due vecchi invasi di Sant’Arcangelo Trimonte, in provincia di Benevento, non fanno eccezione rispetto alle famigerate discariche del triangolo Giugliano-Qualiano-Villaricca.
Tracimano percolato nelle campagne, raccontano testimonianze ed immagini realizzate da esperti geologi e comitati beneventani, ora allarmati dalle nuove vasche in arrivo. Si tratta dei vecchi impianti Fibe riempiti dal Consorzio Napoli III che ordina di continuo interventi manutentivi sulle pareti di contenimento degli invasi. Intanto però, il percolato è fuoriuscito dalla vecchia discarica crepandola, ha invaso i canali di scolo dell’acqua piovana, scorrendo per le colline ha raggiunto un ruscello che è uno dei tanti affluenti del fiume Calore. Ha persino trascinato via da un terreno di proprietà di un contadino una quercia, ora seccata più a valle. Lo racconta in un filmato finito su You tube lo stesso contadino. Questo è tanto altro mostrano le immagini mentre si compattano i sindaci della zona per chiedere le bonifiche promesse dal Commissariato ai rifiuti che ha ereditato gli impianti, e naturalmente per impedire nuovi arrivi di monnezza.
Il percolato finisce nella canaletta di raccolta delle acque piovane La protesta dei comitati - Già nell’aprile scorso con l’occupazione di simbolica di una delle due vecchie discariche comitati e centri sociali denunciarono «un attacco ambientale devastante con l'inquinamento di suoli e corsi d’acqua, cedimenti dei muri di contenimento, rilascio incontrollato di fiumi di percolato con ingenti quantità di ferro e manganese che raggiungono il Calore». Per i nuovi invasi, immagini di case sprofondate denunciano che l’area sarebbe a rischio idrogeologico. Per il resto, le immagini dalla vecchia discarica confermano tutto: perdite che scavano nelle pareti della discarica e nel terreno per scorrere a valle, tracciando percorsi neri fra le colline circostanti; vasche di accumulo per il prelievo di percolato a valle del corpo della discarica che pure tracimano perché in pressione facendo scorrere il percolato nel vallone, probabilmente perché ogni prelievo dell'autospurgo costa ai gestori 2000 euro, quindi non potrebbe essere costante; e percolato che finalmente scorre in canaline in cemento, ma sono quelle per la raccolta delle acque pluviali. È finito tutto nella terra, hanno voglia gli abitanti di Trimonte a scrivere su striscioni ormai donchisciotteschi «La nostra Santa Terra non si tocca!».

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