Il neonatologo del Santobono Luca Giordano

«No ai rifiuti», un primario sulle barricate

7 maggio 2008 - Fabrizio Geremicca
Fonte: Corriere del Mezzogiorno
«Nella mia esperienza professionale non ho mai riscontrato un'incidenza così alta di linfoangiomi nel neonato, quale quella che osservo tra i piccoli pazienti che provengono dall'area a nord di Napoli. Mediamente, per una popolazione di 200.000 abitanti, si registrano uno o due casi all'anno. In questa zona la media è di sei o sette, per la fascia di età compresa tra zero e trenta giorni. Il sospetto che una simile situazione possa essere in relazione con la presenza di discariche, legali o meno che siano, è legittimo. Davvero non è ragionevole che il Commissariato abbia progettato di realizzare uno sversatoio in questo territorio».
Parole del professore Luca Giordano, primario di Neonatologia e terapia intensiva neonatale al Santobono, uno dei volti eccellenti della protesta che infiamma Chiaiano. Giacca blu, cortesia e modi pacati, ieri in tarda mattinata il medico era tra i manifestanti nei pressi del gazebo, a circa un chilometro dall'invaso che, nei piani del commissario Gianni De Gennaro, dovrebbe accogliere per due anni l'immondizia prodotta a Napoli e in provincia. Non è un uomo abituato alle barricate, il primario del Santobono. Tuttavia, nella mobilitazione dell'area a nord di Napoli, si sta impegnando fino in fondo. «Oggi sarei dovuto andare a lavorare — racconta — ma non è stato possibile. Strade bloccate, difficile passare. Per un giorno, meglio rimanere qui per difendere la salute di tutti ». Il cruccio del primario ospedaliero è che la discarica della cava di Cupa dei Cani comprometta ulteriormente un territorio gà segnato dagli sversamenti di rifiuti, leciti ed illeciti. «Si vada a leggere la relazione del geologo Franco Ortolani, che insegna alla Federico II — dice — Comprenderà perché questa discarica non va fatta. È evidenziato a chiare lettere che lo sversatoio potrà inquinare perfino la falda acquifera, tra qualche anno».
Non si fida, il professore Giordano, delle garanzie fornite dai tecnici del Commissariato di governo: «Le esperienze precedenti, relative alle discariche già realizzate, non inducono certo all'ottimismo. Neppure fa ben sperare il fatto che questa sia una zona ricca di cave. Esaurita la prima, alla prossima emergenza ne troveranno un'altra da riempire di rifiuti». A sostegno delle sue perplessità, cita un altro rapporto scientifico, quello realizzato nel 2007 da Renato Pizzuti e da Aniello Pugliese in merito alla frequenza nei neonati delle malformazioni a livello genito-urinario: «Nell'area a nord di Napoli l'incidenza di queste patologie è superiore del 18% rispetto alla media regionale».
Nè, secondo il professore Giordano, i residenti di Chiaiano, di Mugnano e di Marano hanno motivo di confortarsi leggendo lo studio su salute e rifiuti a Napoli, coordinato dal professore Donato Greco, il direttore dell'Istituto superiore di sanità. In esso si sostiene che non c'è legame tra l'incremento di alcune malattie e i rifiuti solidi urbani. «Nessuno al mondo —obietta il primario del Santobono — può dimostrare con sicurezza scientifica che la presenza dei rifiuti non influisca in alcun modo su determinate patologie». Eleonora e Roberta, le due figlie del neonatologo, sono a loro volta impegnate da giorni nella mobilitazione. Vanno e vengono in continuazione dall'ultimo presidio davanti alla discarica, quello protetto dagli alberi abbattuti, da un' auto rovesciata, dalle barricate di cassonetti e perfino da una ruspa gialla, recuperata chissà dove e messa di traverso sulla strada. «Salga a vedere a quale distanza dalle abitazioni si verrà a trovare la discarica», invitano il cronista. Cinque piani di scale, nel parco Poggio Vallesana, comune di Marano, al confine con Napoli e, dal balcone di Carmela De Stefano, si gode la vista del futuro invaso, con sullo sfondo la torre del Policlinico.
«Guardi lì — dice la proprietaria di casa — in linea d'aria sono 300 metri scarsi. Ma non è neppure questo l'aspetto peggiore, quello che mi preoccupa di più. Il dramma è un altro: qui sotto, per questa strada, transiteranno almeno 250 camion ogni giorno».
Uno scenario da incubo anche per Ida Napolitano, giovane avvocato penalista, la quale pure abita tra questi palazzoni, che ospitano complessivamente circa 3000 persone. «Faremo tutti ricorso al Tar — promette — perché non è pensabile che lo Stato danneggi in questo modo la salute nostra e dei nostri figli».
Intanto, tra quelli delle barricate, qualcuno propone di sfasciare i citofoni delle abitazioni del parco, per punire chi non partecipa attivamente al presidio.

 

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