Le accuse del PM a Giannini: «troppe ingenuità, salute violata»

Pericolo incendio a Pianodardine «Non garantito il livello di tutela»
1 maggio 2008 - Leandro del Gaudio
Fonte: Il Mattino

Le indagini della Magistratura Un provvedimento che «non risulta supportato da alcuno specifico parere di organi tecnico-sanitari». Una «macroscopica deficienza» - a leggere il sequestro d’urgenza firmato dalla Procura di Avellino del sito di stoccaggio di Pianodardine - che avrebbe potuto creare gravi conseguenze sotto il profilo sanitario, oltre ad alimentare il rischio di incendi. Sono queste le motivazioni che hanno spinto il procuratore irpino Mario Aristide Romano ad iscrivere nel registro degli indagati il generale Franco Giannini, braccio destro del commissario di governo Gianni De Gennaro e il presidente del consorzio Cosmari Raffaele Spagnuolo. L’accusa è di stoccaggio abusivo. Il generale Giannini, dal canto suo, non sembra scomporsi più di tanto: «Sono più preoccupato per le condizioni del territorio, che per me», ha confidato il generale al suo entourage. Palazzo Salerno, dal canto suo, punta a mettere in sicurezza la struttura, dopo aver letto le conclusioni dell’autorità giudiziaria. Sott’inchiesta l’ordinanza numero 173 del 9 febbraio del 2008. Semplice l’assunto della Procura: il parere tecnico a sostegno dell’ordinanza riguardava l’ipotesi di stoccare solo le balle di rifiuti provenienti dall’ex impianto di Pianodardine, «laddove invece il provvedimento di Giannini - scrive il procuratore - fa riferimento allo stoccaggio della stessa tipologia di rifiuto proveniente però da tutti gli impianti della Campania (quindi, oltre a Pianodardine, anche Battipaglia, Giugliano, Caivano e Santa Maria Capua Vetere)». In parole povere il «piano di abbancamento» delle ecoballe era buono a fare fronte solo ai rifiuti locali, non a quelli provenienti da tutta la regione. Ma oltre al rischio igienico, c’è il pericolo di incendi. Il procuratore affonda: «Tale macroscopica deficienza consente di ritenere che il provvedimento del generale Giannini non si sia fatto carico di garantire un minimale livello di tutela dell’ambiente e della salute, con conseguente violazione del principio di precauzione e, in dispregio degli interessi ambientali, con conseguente vizio di legittimità della stessa ordinanza». Poi c’è il rischio incendio: «L’alta caratteristica infiammabile dei rifiuti abbancati costituisce elemento di preoccupazione per l’elevato rischio incendi, circostanza che doveva indurre il Commissariato ad adottare un adeguato sistema antincendio, allo stato non è in alcun modo assicurato». Non mancano stoccate per altri esponenti dello staff di De Gennaro: «Appare di sconcertante ingenuità il suggerimento del Commissariato, fornito a firma del dottor Greco (non indagato, ndr), con il quale si dispone l’adozione di soluzioni antincendio minimali mediante la realizzazione di una piazzola stoccaggi di inerti, ossia di sabbia». Sulla vicenda Pianodardine, il commissariato interviene con una nota ufficiale: «Il Commissario delegato sta valutando le ulteriori necessarie iniziative finalizzate a rimuovere ogni possibile ostacolo all’utilizzazione dell’impianto di Pianodardine la cui operatività è ritenuta indispensabile per evitare il riproporsi di una fase acuta della crisi con gravi ripercussioni anche nella provincia di Avellino». In campo anche il coordinamento dei sindaci di Enzo Cuomo, solidale con Giannini, che «ha avuto il merito di operare in un territorio in cui la normalità è cosa rara». Non è più incoraggiante lo scenario di Ferrandella, stando a quanto ricostruito dal gip Stefania Amodeo: «Durante il sopralluogo Arpac, sono stati notati rifiuti diversi dagli Rsu, tra cui carcasse di lavatrici, divani, materassi, parti di autoveicoli, rottami metallici». Un altro colpo al piano anticrisi del commissario De Gennaro.

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