Percolato in eccesso: sigilli a Ferrandella

Il gip: pericolo per l’ambiente causato dal liquido tossico. Indagati i vertici di Acsa e Geoeco
30 aprile 2008 - Antonio Pisani
Fonte: Il Mattino Caserta

La Procura di Santa Maria Capua Vetere, appena venti giorni fa, era stata chiara: o a Ferrandella vengono ripristinate le condizioni di sicurezza, ossia viene rimosso totalmente il percolato, o il sito chiuderà. Il liquido maleodorante è stato asportato ma non del tutto, continuando a riversarsi nei terreni circostanti dalle vasche di raccolta. Il pm Luigi Landolfi ha così mantenuto la parola chiedendo e ottenendo dal gip Stefania Amodeo il sequestro preventivo del sito. Ieri, alle 16.20, i carabinieri del Noe di Caserta hanno posto i sigilli allo sversatoio, da due mesi unica ancora di salvezza per Terra di Lavoro e la provincia di Napoli. Cinque gli indagati nel procedimento penale aperto due mesi fa sulla scorta delle numerose relazioni tecniche di Arpac e Asl che in poco tempo hanno censurato le modalità di gestione di entrambi i consorzi succedutisi a Ferrandella. Non a caso, risultano indagati Luigi Palmieri, attuale commissario prefettizio del consorzio Acsa Caserta 3, ente che ha gestito l’area dal sei febbraio (giorno in cui Ferrandella aprì tra le proteste) al 15 marzo scorso, Biagio Vagliviello, funzionario Acsa e Isidoro Orabona, presidente del consorzio Geoeco, ente che ha preso il posto proprio dell’Acsa su disposizione del commissario De Gennaro; iscritti nel registro della Procura anche Felice Zippo, dirigente dell’Ufficio Tecnico del Comune di Santa Maria la Fossa e Lucio Girardi, geologo nonchè consulente della stessa amministrazione. I due, per conto del comune fossataro, hanno seguito in questi mesi l’evolversi dei lavori firmando anche delle relazioni che hanno corredato la denuncia presentata dal sindaco di Santa Maria la Fossa Bartolomeo Abbate. L’autorità giudiziaria ha contestato ipotesi di reato previste dall’articolo 256 del decreto legislativo 152 del 2006. Ferrandella, fa notare il gip, nel tempo si è trasformata da discarica autorizzata di rifiuti solidi urbani in sversatoio non autorizzato di «rifiuti speciali non urbani, pericolosi». Il magistrato cita l’ultima relazione dell’Arpac datata 18 aprile in cui i tecnici dell’agenzia attestano «che durante il sopralluogo i rifiuti conferiti vengono abbancati nella piazzola del secondo lotto in cui sono stati notati rifiuti diversi dagli rsu tra cui carcasse di lavatrici, divani, materassi, parti di auto e rottami metallici». Inoltre, afferma il giudice, «non sono state rispettate le modalità imposte dalle ordinanze commissariali, con particolare riguardo al sistema di drenaggio, raccolta e smaltimento del percolato...». Il sito non potrà più ricevere rifiuti ma i lavori dovranno continuare. Il magistrato insomma condiziona la riapertura della discarica all’adeguamento delle vasche per il percolato, oggi troppo piccole e alla rimozione dei rifiuti speciali. «Il provvedimento chiarisce che si tratta di una questione gestionale - dichiara il sindaco Bartolomeo Abbate - è chiaro che non sono state salvaguardate le condizioni di sicurezza. Peraltro il decreto di sequestro mi pare venga incontro alla denuncia da me presentata. Per il futuro auspichiamo la messa in sicurezza e la non riapertura». Il sequestro di Ferrandella, area che comunque si sarebbe riempita al massimo per fine maggio, rappresenta un durissimo colpo per il piano del commissario Gianni De Gennaro. E soprattutto decreta un nuovo stop alla raccolta dei rifiuti in tutta la provincia di Caserta, con scenari a questo punto imprevedibili considerate le temperature che iniziano a salire. (ha collaborato Giammichele Abbate)

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