Rione sanità, sacchi di amianto sul sagrato
Sono almeno due settimane che quei sacchetti neri stanno lì appoggiati al muro della Basilica di Santa Maria alla Sanità, contengono eternit, amianto, molto ben visibile e soprattutto riconoscibile. Con i disperati che li aprono, frugano per verificare se c’è qualcosa di buono dentro quelle buste, magari da rivendere o da portare a casa e invece non sanno che stanno toccando un veleno che può essere mortale. Di peggio: toccandolo quel materiale si sfarina e si dissolve nell’aria diventando ancora più pericoloso perché viene inalato. Nella sostanza è instabile per cui, in teoria, se l’amianto non lo si tocca non dovrebbe dare eccessivi fastidi. Il punto è che quei sacchetti si trovano in un luogo molto trafficato e frequentato. E sono abbandonati vicino ai contenitori della spazzatura, la conseguenza è che questi sacchetti vengono mossi spesso e volentieri. Accade nel cuore di un quartiere popolosissimo spesso sinonimo di crimininalità ma più ancora di abbandono. E sembra essere proprio questo il caso. Le denunce dei blogger di «quartieresanità» sono partite da giorni, ma quei sacchetti sono ancora esattamente dove una mano criminale li ha depositati. Chissà poi perché sulla parete della chiesa. Una basilica da dove il mai dimenticato don Giuseppe Rassello faceva sentire la sua voce contro i camorristi e i criminali agitando non solo le anime ma anche le coscienze. Ci sono state segnalazioni, richieste di intervento, sollecitazioni ma nessuno si è preso la briga di togliere quei veleni da una zona del popoloso quartiere molto frequentata, c’è appunto la chiesa, che ai residenti è nota come quella di San Vincenzo - detto o’ Munacone perché dedicata al santo domenicano Vincenzo Ferreri - oggetto di culto quasi viscerale. La basilica custodisce tesori di arte straordinari e le catacombe di San Gaudioso meta di molti turisti. Qualcuno - raccontano dal quartiere - è venuto anche a verificare quei sacchetti, un esame esterno, ma non si è preso la responsabilità di eliminarli. Così i ragazzi della «Rete della Sanità» hanno affisso un manifesto scritto a penna sopra i sacchetti molto emblematico: «Attenzione, tumore pronto per l’uso: amianto». Uno choc per chi lo legge e un invito forte a chi di dovere a verificare cosa c’è in quei sacchetti, ma soprattutto a smaltirli. Sembrano pezzi di tettoie, in questo periodo nel vasto territorio della Sanità in tanti stanno rimettendo a posto vecchi casali, antiche botteghe in disarmo da affittare agli extracomunitari, probabilmente quei sacchetti provengono proprio da queste attività. Nella Sanità la questione del degrado è centrale quanto quella della delinquenza nonostante il quartiere abbia in sè tante risorse per venirne fuori. Solo che l’entusiasmo e le energie che pure mettono - appunto i blogger - per fare uscire dal ghetto uno dei pezzi di Napoli più suggestivi si affievoliscono perché dalle istituzioni, dagli enti locali, non arrivano mai risposte. Nella Sanità - per restare sul tema rifiuti - per esempio lo spazzamento avviene due, tre volte la settimana. Lo svuotamento dei cassonetti non corrisponde all’igienizzazione dei siti dove ci sono gli stessi contenitori con il risultato che c’è sempre cattivo odore. Giova ricordare il quartiere si compone di tanti vicoletti va da sè che dove c’è cattivo odore non è che viva bene. Poi le strade, eternamente dissestate e piene di buche. Ma la cosa più incredibile è che in una zona ad alta densità criminale come la Sanità manchi un presidio di legalità visibile e continuo. Non c’è nemmeno un posto dei vigili urbani.