E a Tufino smontano un Cdr. "I pezzi diventano ricambi per gli altri sei impianti"

12 marzo 2008 - Antonio Corbo
Fonte: Repubblica Napoli

Aveva già perso il conto degli anni e dei soldi persi. La Campania scopre oggi anche l´impianto dimenticato, uno dei suoi sette Cdr. Trattava 1.400 tonnellate al giorno. Chiuso dal 6 giugno 2006. L´emergenza rifiuti è fatta di storie come questa. Perché lo scopre oggi? «È il giorno dell´incontro con i prefetti. Parleremo a Napoli anche di Tufino», dice Mario Argentato, Fiom-Cgil, il leader dei 21 sindacalisti che rappresentano i 500 dei Cdr campani, quelli che nell´allegra commedia dei rifiuti hanno la parte peggiore: in condizioni infami, lavorano molto e guadagnano meno.
In sei impianti: Giugliano, Caivano, Santa Maria Capua Vetere, Casalduni, Pianodardine, Battipaglia. E Tufino, dove l´attività è ferma? «Siamo tutti abbastanza depressi. Ai limiti dell´esaurimento nervoso. Siamo costretti a non lavorare per otto ore al giorno. Il tempo non passa mai. Si entra e si esce non da una fabbrica ma da un incubo: soliti discorsi tra noi, se lo stipendio arriverà, se la gestione passerà ai francesi di Veolia che non prevedono i Cdr o ai bresciani di A2A, se il posto è sicuro. Mille euro al mese, sempre in ritardo, e sempre uno sciopero per far aprire la cassa. Mille euro. Si dice che in Italia non si arriva a fine mese, per noi il mese neanche comincia».
I Cdr (acronimo di "combustibile da rifiuto") sono il cuore del sistema. Appena si fermano, va in corto circuito tutto il ciclo di smaltimento. E spuntano i cumuli di immondizia nelle strade. Qui i rifiuti arrivano con gli autocompattatori. Sono scaricati, pesati, trattati, divisi. La parte secca, le ecoballe, va nei siti di stoccaggio in attesa di essere bruciata. Quando, se la quarta gara per Acerra non è stata ancora bandita? La parte umida con altri camion va nella discarica di Serre, se è agibile la strada. Basta che piova sulla cima di Macchia Soprana per paralizzare i Cdr, quindi tutto il sistema campano.
Le 1400 tonnellate destinate a Tufino dal 6 giugno 2006 sono distribuite negli altri sei impianti. Sovraccarichi. Logori. Pericolosi. Ma niente cambia, Tufino da 21 mesi è abbandonato. «Un impianto tra i più importanti, con tre linee di produzione come Giugliano e Caivano», è il rammarico di queste sentinelle del nulla. Un foglio bianco dei carabinieri della stazione di Schiava con la firma del maresciallo maggiore informa che è in atto "sequestro preventivo per disposizione della Procura di Nola". Oltre la grata, tute ferme e nevrosi. «Una quarantina negli altri impianti, in trenta qui a guardare il Cdr fermo e maleodorante». Sono rimaste 500 ecoballe e tonnellate di "frazione organica". Robaccia, non si è fatto in tempo a portarla quel giorno in discarica. Orribile l´odore quando soffia lo scirocco sulla strada deserta. Rincuora la freccia. Lassù c´è il Santuario di Maria Santissima Consolatrice.
Parlano gli operai. Con malinconia composta. Due sindacalisti sono presenti, Gaetano De Vito e Stefano Coboli. Oggi saranno anche loro a Napoli. «Speriamo di essere ricevuti dai prefetti De Gennaro e Sottile. Mai visti finora. Peccato che non ci sia Pansa, ci comprendeva. Grazie a lui tornavamo a lavorare». Proprio Alessandro Pansa aprì un varco nel rigore dei magistrati. Era stato chiuso il Cdr dopo incendi per combustione, si temeva fossero dolosi. Si accertò che erano colposi. Ma solo in queste ore si prevede il dissequestro.
Il procuratore Adolfo Izzo autorizzò l´ingresso dei tecnici per mettere a norma l´impianto sigillato. Sarebbe stato il primo finalmente in grado di produrre ecoballe inerti. Pronte anche per ricomporre le 124 cave sulla schiena delle colline devastate dalle estrazioni. Non se n´è fatto niente. Nonostante tre conferenze dell´assessore regionale Enzo De Luca. Offriva gratis una doppia soluzione: paesaggi ricostruiti e spazi per le ecoballe.
Piuttosto che ripararlo, l´impianto è stato lentamente smontato. «Vengono qui a prendere pezzi di ricambio quando gli altri Cdr si fermano. Né Fibe che ha i conti bloccati né il Commissariato possono acquistare». Che portano via? «Carro ponti, presse, nastri, rulli, minuteria tipo bulloni. Vengono, prendono e se ne vanno». I 500 dei Cdr sono stati trasferiti da Fisia Italimpianti a Fibe. «La tv dice che noi lavoriamo a singhiozzo. I giornali pure. Ma non spiegano perché. Ci confondono con altri lavoratori che appartengono ai consorzi, hanno il contratto di Federambiente, 14 mensilità e sono accusati di lavorare poco. Noi siamo Federmeccanica, solo 13 mensilità e in ritardo». Ma perché funzionano a singhiozzo? «Manca sempre qualcosa. Gli abiti disinfettati, le scarpe, ma anche l´olio e il gasolio nel disinteresse di tutti».
A Tufino manca tutto: «L´autorizzazione. Noi siamo costretti a non lavorare. Molti aspettano sabato e domenica per qualche lavoretto extra, come si fa con mille euro al mese e lo stipendio è unico, se c´è la pigione o il mutuo da pagare? Aiutateci, voi giornalisti, a far capire che non siamo scansafatiche, chiediamo solo di lavorare, vogliamo certezze per il futuro».
Walter Ganapini, assessore regionale all´ambiente, attraversa con stupore il disastro campano. «A volte cascano le braccia», dice dopo aver visitato l´impianto beneventano di compostaggio a Molinara. «Fu aggiudicato nel 2002 per 1,2 milioni di euro quando ne costava 400mila. Potrebbe servire l´intera provincia, invece si pagano 180 euro a tonnellata per mandare l´umido in Sicilia. Molinara come Tufino è sotto sequestro. Dei Cdr dice: «Producono oro per la Regione ma sono stati male utilizzati, a volte anche sabotati». È perplesso sul provvedimento governativo di Prodi che autorizza a bruciare ecoballe imperfette, quando sarà in funzione Acerra. «Contraddice questa decisione la storia personale di Prodi, ricordiamo la sua presidenza all´Ue. È un errore che potrebbe far scattare sanzioni europee». Urgente quindi adeguare i Cdr. Che invece dell´oro, producono ecoballe marce da sei impianti. Il settimo, come è giusto che sia, riposa.

Powered by PhPeace 2.6.4