Veleni e affari: chiude Lo Uttaro

21 novembre 2007 - Antonio Corbo
Fonte: la Repubblica Napoli

Disastro ambientale. La discarica casertana deve chiudere. Nel giro di un´ora, coincidono due interventi della magistratura. Confermano tutti gli allarmi lanciati e ignorati negli ultimi mesi. Lo Uttaro, 22 mila metri quadri, duecentomila tonnellate di rifiuti già versate su un´area da 300 mila, è una fonte di veleni per i cittadini e di grandi affari per imprese e burocrati. Vi hanno portato anche "sostanze cancerogene".
L´ordinanza del tribunale civile di Napoli, ottava sezione, segue alle 10 il decreto di sequestro del tribunale penale di Santa Maria Capua Vetere emesso alle 9. Il gip Raffaele Piccirillo accoglie la richiesta di sequestro del pm Silvio Marco Guarriello, che è solo agli inizi di una sua delicata inchiesta, con il Noe. Dodici per ora gli indagati, ma si possono già prevedere le traiettorie: «Sviluppi importanti anche se non immediati», è la voce raccolta in Procura. Il profilo penale appare rilevante come il giro di incassi, omissioni, complicità. La prima denuncia fu dell´avvocato Luigi Adinolfi, per conto del villaggio Saint Gobain, lo stesso legale che si rivolse poi al tribunale civile di Napoli.
Lo Uttaro, discarica aperta dal Commissariato la scorsa estate, aveva ingoiato di tutto negli ultimi cinque anni. Idrocarburi, manganese, floruri: lo rilevano le analisi sui "rifiuti speciali e altamente pericolosi" sversati ai confini tra Caserta e San Nicola La Strada.
I reati sono gravi. Traffico illecito di rifiuti, gestione illegale, false forniture. Il gip tralascia per ora l´ipotesi di disastro ambientale, che il pm Guarriello coltiverà invece anche nella fase successiva delle indagini. Decisiva la profondità: gli scavi erano autorizzati fino a 15 metri, hanno raggiunto i trenta. A 28 c´è una falda acquifera che risulta inquinata e di alta pericolosità. Tra le accuse, anche quelle di "falso ideologico per induzione". Alcuni funzionari della struttura commissariale avrebbero asserito il falso per indurre in errore. Chi? Il prefetto di Caserta, Elena Maria Stasi, in nessun modo coinvolta nell´inchiesta. La Stasi ha firmato l´apertura della discarica sulla base di documentazioni inesatte. Il riserbo sugli indagati conferma che l´inchiesta di Guarriello (hanno firmato anche il procuratore Mariano Maffei e il suo vice Paolo Albano) andrà molto lontano.
Si possono ricostruire attraverso i ruoli alcuni nomi. Il responsabile della discarica, Antonio Limatola, ingegnere, sempre molto attento e poco loquace nel dare informazioni. Limatola era alla guida della struttura Acsa-Caserta 3, che vede ora i dipendenti in rivolta, in attesa dello stipendio arretrato. Direttore di Caserta 4 è invece un commissario, il viceprefetto Emilia Tarantino. Indagato è Claudio De Biasio, ex direttore di Eco 4, il braccio operativo di Caserta 4, arrestato nell´inchiesta della Finanza su rifiuti e camorra a Mondragone, di nuovo indagato qualche giorno fa, stesso filone. Stavolta compare come subcommissario di Bertolaso. De Biasio è stato trasferito alla Protezione civile, dipartimento nazionale, con un incarico di responsabilità. Indagato anche il proprietario della discarica, Raffaele Mastripietro, come il funzionario della Provincia, divisione ecologia, Antonio Pirone.
L´inchiesta trova un punto di forza in una intercettazione dei carabinieri di Caserta, diretti dal colonnello Carmelo Burgio e dal nucleo investigativo guidato dal capitano Costantino Airoldi. L´imprenditore Giovanni Giannini, titolare della discarica Sogliano di Forlì, un esperto quindi, rappresentate a Caserta del "Consorzio Ravennate Cooperativa di produzione e lavoro" riferisce al telefono un discorso concitato con un certo "Michele". È adirato perché aveva ordinato di stendere uno strato di ghiaia per isolare la sottostante discarica dalla nuova. «Hanno allargato ed è uscita la merda... Ora quelli se ne accorgono» sono le frasi captate dai carabinieri. Frasi che determinano con altre l´accusa di false forniture. L´appalto dei lavori per la messa in sicurezza non ha quindi dato una «adeguata sistemazione», provocando «una contaminazione della falda».
Ma le speculazioni sono cominciate molto tempo prima del protocollo di intesa firmato in primavera da Guido Bertolaso, allora commissario all´emergenza rifiuti, dal presidente della Provincia Alessandro De Franciscis, dal sindaco Nicodemo Petteruti. È la tesi della Procura. È infatti esaminata una serie di documenti, in codice "Particella 42". Quella frazione, molto ristretta, era abilitata per accogliere rifiuti. Sono stati acquisiti i suoli attigui, e la concessione di quel lembo di terra si è estesa d´incanto a tutta l´area. Moltiplicando interessi e guadagni.

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