La rabbia di Lucia: «Mi sono data fuoco perché non posso più vivere tra le ecoballe»
«Ci hanno deriso, hanno detto che non avremmo mai avuto il coraggio, eccolo qui il coraggio». Le cinque di sera, reparto grandi ustionati dell'ospedale Cardarelli. Lucia De Cicco racconta a fatica il suo pomeriggio drammatico. Ha 46 anni, due figli ed è disabile. Ieri ha rischiato di morire. Ora è in barella, sotto una coperta di lana, il viso segnato, i capelli rovinati dal calore, la voce stanca. Ustioni di secondo grado e venti giorni di prognosi, la diagnosi dei medici dell'ospedale. Poteva andare molto peggio.
Se un poliziotto non fosse intervenuto subito con un estintore, quando la donna, che si era incatenata e cosparsa di benzina davanti a un ingresso secondario della discarica di ecoballe di Taverna del Re, non potrebbe raccontare la suarabbia.Ilcommissario al- l'emergenza rifiuti Gian- ni De Gennaro ga- rantisce che la riapertura durerà giusto il tempo per completare il sito di Marigliano. Perché un gesto tanto estremo? «Delle promesse del Commissariato di Governo non mi fido più da tempo. Noi soffriamo tra i rifiuti, mentre loro se ne stanno seduti sulle poltrone. Ne ho sentite tante di promesse, da 4 mesi a questa parte, tutte regolarmente disattese. Bugie su bugie. Questi signori ascoltano solo chi si oppone con la violenza, come a Pianura, o chi compie gesti clamorosi. Se è questo che vogliono, io sono pronta a sacrificarmi».
A Giugliano la protesta è sempre stata composta e pacifica. Perché questa svolta drammatica?
«Le proteste pacifiche non fanno notizia Un funzionario di polizia mi ripeteva in continuazione: potete stare qui anche dieci giorni, ma le cose non cambieranno. Continuava a dire al telefono che c'erano solo due donne incatenate e che quelle donne non avrebbero mai avuto il coraggio di fare nulla. Eccolo qua, il coraggio».
Descriva la sua vita a contatto con le ecoballe.
«Abito a Lago Patria. La puzza di quella discarica maledetta arriva fin dentro le case. Ci stanno avvelenando. Se vogliono ammazzarci loro, preferisco ammazzarmi io».
E' stata ribattezzata la pasionaria della rivolta. Come è iniziata?
«Fino alla scorsa estate non sapevo neppure che cosa fossero le ecoballe. Poi, all'improvviso, da giugno, la vita è diventata insopportabile. Un odore nauseabondo, persistente. Poi mi hanno raccontato di questa immensa discarica, dei campi devastati, dei milioni di ecoballe. Vivo in un posto condannato ad essere lo sversatoio di tutta la Campania e non voglio continuare a subire ».