Gli ispettori della prevenzione riscontrano molte irregolarità nella sede della società veneta che opera per conto dell’Asìa

Raccolta rifiuti, azienda a sicurezza zero

Maximulta dell’Asl per Enerambiente: mancano le certificazioni anti-incendio e degli impianti gpl
23 aprile 2009 - Daniela De Crescenzo
Fonte: Il Mattino

Maximulta per Enerambiente, la società che per conto dell’Asìa raccoglie i rifiuti nel 68,7 per cento della città. Ieri sono entrati in azione gli ispettori del servizio prevenzione e sicurezza della Asl Napoli 1 coordinati dall’ingegner Rocco Marraudino che, su richiesta della magistratura, hanno svolto un sopralluogo nei depositi di via De Roberto contestando all’azienda l’irregolarità delle vie di transito, l’omessa manutenzione degli impianti elettrici, la mancanza del certificato prevenzione incendi, la mancanza del piano emergenza attuale. In totale l’impresa dovrà pagare una cifra che si aggira intorno ai tremila euro. È stata anche richiesta la documentazione per l’omologazione della centrale termica e del serbatoio Gpl. E sono state impartite disposizioni perché i locali di Enerambiente siano isolati da quelli della ditta vicina, la Oplonti. Quando gli ispettori della Asl e quelli dell’ispettorato del lavoro sono arrivati in via De Roberto insieme ai carabinieri, la strada era circondata da cumuli e cumuli di spazzatura che assediavano gli stessi capannoni della Enerambiente. Gli 007 della Asl hanno passato al setaccio il piazzale dove sostano i mezzi, gli spogliatoi degli operai, gli uffici amministrativi. Al di là delle irregolarità contestate, quella che è emersa è una situazione a dir poco paradossale. L’impresa veneta gestisce dal maggio del 2007 la raccolta nel centro di Napoli, al Vomero e all’Arenella. I suoi 469 dipendenti raccolgono il 68,7 per cento della spazzatura cittadina e sono stati assunti dall’impresa in base alle norme del passaggio di cantiere: avevano già lavorato per le ditte che in precedenza lavoravano per Asìa. Nelle scorse settimane sono arrivati sette nuovi dipendenti. Sono i lavoratori del bacino 5 che avendo precedenti penali non potevano essere assunti da una partecipata del Comune. Il problema è stato discusso in prefettura ed è venuto fuori l’escamotage: i pregiudicati sono stati scaricati sulla ditta appaltatrice. Ma non è finita. Asìa, che ha più di duemila lavoratori con il rapporto tra utenti e dipendenti più alto d’Italia, ha recentemente assorbito (su indicazione del commissario ad acta scelto da Bertolaso) 334 dipendenti del bacino 5. Ciononostante ha delegato a Enerambiente la raccolta differenziata porta a porta per 27 mila abitanti nei quartieri dei Colli Aminei e Rione Alto. E che ha fatto Enerambiente? Ha utilizzato gli operai di una cooperativa, la Davideco, e di un’agenzia interinale, la Nuove Frontiere. In tutto una settantina. Una contestazione dell’ufficio del lavoro è arrivata nelle scorse settimane anche alla partecipata del Comune: l’assunzione dei lavoratori del bacino 5 non è stata comunicata, come previsto dalle norme del lavoro, il giorno precedente all’assunzione. In questo caso, evidentemente, si tratta di una contestazione più che altro formale visto che le pratiche sono state avviate nel giorno stesso della presa di servizio. L’azienda, d’altro canto, ha sempre sostenuto di aver inviato in tempo gli incartamenti. Enerambiente, poi, ha un contenzioso con l’Asìa, visto che nel periodo dell’emergenza è stata costretta a pagare sei milioni di straordinario ai dipendenti che restavano in coda per ore davanti alle discariche. L’azienda veneta che porta i rifiuti nei siti di trasferenza di Acerra e Santa Maria Capua Vetere e nelle discariche di Chiaiano (14 camion) e Sant’Arcangelo Trimonete (1 camion) resterà a Napoli almeno per altri quattro mesi, poi il servizio dovrebbe essere riappaltato. E l’Asìa ha intenzione di snellire il numero di servizi da affidare all’esterno.

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