L'appalto dello scandalo: una gara contestata e l'altalena dei prezzi

Radiografia di una truffa

Più inceneritori, niente differenziata: storia di un business
1 aprile 2009 - Roberto Fuccillo
Fonte: Repubblica Napoli
STORIA di presidenti e commissari, di banche e balle, di eroi e guastatori. La spazzatura è sparita dalle strade, il termovalorizzatore ha aperto i battenti e lo Stato è tornato. Tutti contenti. 
Ma il conflitto sorto intorno alla Procura e ai processi ancora in corso ricorda che c´è ancora un nodo da sciogliere. Riguarda la vecchia dirigenza Impregilo e non gli eroi cantati da Berlusconi ad Acerra, ma vede ancora la nascita del termovalorizzatore sotto giudizio.
È una storia che inizia undici anni fa. È il 1998: la Regione guidata all´epoca dal centrodestra di Antonio Rastrelli lavora a un nuovo ciclo di smaltimento rifiuti. A giugno partono il bando e i capitolati d´appalto. E, come sostiene l´ormai celebre perizia del professor Paolo Rabitti, cha fa da cicerone all´intera inchiesta successiva, è da lì che iniziano i guai. Il bando avrebbe dovuto seguire una precedente ordinanza emanata dall´allora ministro dell´Interno Giorgio Napolitano. Vi si chiedeva in sostanza di prevedere una raccolta differenziata al 35 per cento, il trattamento dei rifiuti al netto di questo 35 per cento, il riconoscimento degli incentivi Cip6 fino a un massimo del 50 per cento dell´intera produzione di rifiuto in regione.
Un insieme di prescrizioni che aveva proprio l´obiettivo di proteggere la differenziata dal rischio che prevalesse invece l´interesse a far più soldo possibile con la maggior quantità possibile di materiale bruciato. Ma la storia prende subito un´altra piega. Già il bando prevede impianti sovradimensionati rispetto a quel tetto del 50 per cento, non vengono chiesti requisiti per gli impianti di Cdr, il punteggio è tarato in modo da premiare l´offerta economica rispetto alla qualità tecnica del progetto. È la famosa pagella passata alle cronache anche del Parlamento. È in sede di commissione d´inchiesta infatti che il consulente Umberto Arena, quello di cui Antonio Bassolino negò a "Report" di aver mai saputo «chi c....» fosse, a riferire di come al progetto Fisia (l´allora società del gruppo Impregilo che partecipò a una gara dalla quale doveva essere esclusa subito per irregolarità) fosse stato assegnato un voto tecnico di soli 4.2 punti. Una bocciatura, compensata però dalla valutazione assai più consistente sui costi previsti, 83 lire al chilo, e sui tempi di realizzazione, 300 giorni. Pesarono soprattutto i costi: il raggruppamento concorrente, guidato dalla Foster Wheeler, e di cui faceva parte anche l´Enel, proponeva ben 110 lire al chilo.
La valutazione tecnica di Rabitti dirà poi che quelle 83 lire al chilo potevano essere offerte solo sapendo che si sarebbe bruciato assai più materiale del lecito. Qui Rabitti scopre l´atto che fa da architrave a tutte le modificazioni successive della filosofia del piano. Succede infatti che il 12 ottobre 1998 l´allora ministro Edo Ronchi già contesti a Rastrelli le incoerenze del bando. Ma il giorno dopo Rastrelli riceve una lettera dell´Abi: le banche che devono finanziare il progetto fanno sapere che con quel tasso di differenziata i guadagni non sarebbero sufficienti agli impianti e dunque suggerisce di far pagare comunque ai Comuni l´intera spazzatura prodotta, non solo quella conferita ai termovalorizzatori: significa spingere i Comuni a non spendere altri soldi in differenziata. Le banche chiedono anche di eliminare un´altra norma prospettata da Napolitano: il Cdr prodotto nelle more della costruzione dell´impianto non va smaltito altrove, ma stoccato in regione fino a sua utilizzazione nell´impianto stesso. È un´altra mossa dal chiaro sapore industriale, che consente in futuro di godere del Cip6 anche sull´energia prodotta con quel materiale. Materiale che poi aumenterà nel tempo. Vuoi per gli impedimenti alla costruzione dell´impianto, ma anche, come dice ancora Rabitti, perché nel frattempo anche i Cdr proposti sono inadatti e producono più materiale da mandare al forno e meno compost e fos.
Sta di fatto che a ottobre Rastrelli dice alle banche che se ne parlerà poi, ma a dicembre viene sollevato dal «ribaltone». Si insedia un centrosinistra guidato da Andrea Losco. Come Rastrelli, anche lui verrà nominato commissario e porterà in porto il progetto Fisia, assegnando la gara nel marzo del 2000. Salvo poi lasciare a giugno la firma al neopresidente Antonio Bassolino. Fin qui la ricostruzione storico-tecnica del disastro. Con l´assunto che i 6 milioni di ecoballe che hanno invaso la Campania e le ricorrenti crisi di spazzatura per strada siano il frutto di un errore di impostazione: l´aver sacrificato la differenziata a favore della sostenibilità economica del ciclo industriale del termovalorizzatore e, probabilmente, anche della camorra che a sua volta ha lucrato in questi anni sul terreno a lei preferito, il trasporto in siti e discariche del materiale che si andava accumulando. Se poi tutto questo abbia costituito un progetto doloso per favorire sin dall´inizio gli interessi degli «eroi» di Impregilo, questo è appunto l´oggetto del processo in corso.
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