Lo strano giro di Ferrandelle

Quei rifiuti sulla giostra di Ferrandelle trasbordo di camion per soli 500 metri

Un giorno a osservare la strana giostra du Ferrandelle. La lenta odissea dei rifiuti. Passano da un camion all'altro, da un consorzio all'altro prima de essere riversati sul sito di stoccaggio, una distesa verde incolto, 40 ettari confiscati ad un boss. Un circuito da luna park che nessuno può vedere. Impianto blindato. Ma non doveva essere aperto al pubblico? «Noi rispettiamo gli ordini», spiega uno dei 9 vigilantes, al varco di Ferrandelle, a Santa Maria La fossa. La strada divide il paese da San Tammaro. E due consorzi. Caserta 4 da Caserta 2.
10 febbraio 2008 - Antonio Corbo
Fonte: La Repubblica Napoli

Santa Maria la Fossa - Le divise sono della "Gss" e della "2P". Respingono i curiosi. Poliziotti e carabinieri sono dodici, con mezzi leggeri e furgoni. Ma si tengono distanti, come se non vi fossero. Nessuno che annoti targhe dei camion e generalità di chi li guida: non sono monitorati appalti e società. Strano per un sistema così discusso. Frequenti i mezzi di "Geoeco", consorzio che serve 26 comuni casertani e che proprio il 7 febbraio ha rinnovato il consiglio di amministrazione. Le cronache descrivono una elezione bulgara: si è presentata una sola lista. Ma entrano pure vecchi mezzi senza scritta, uno verde attira l'attenzione dei comitati di lotta, tenuti oltre la strada. Nel piazzale anche quattro mezzi dei vigili del fuoco. Qui doveva esserci una frontiera: una garanzia promessa ai Comuni di Santa Maria e Grazzanise, il primo concede gli spazi sottratti a Francesco Schiavone, "Sandokan", mandato all'ergastolo dal processo Spartacus. L'altro ne subisce i disagi quando soffiano venti da nord o da est, come ieri, un mattino infido di grecale. Il presidio poteva vigilare: che non vi fossero rifiuti tossici, e prodotti solo dalla provincia di Caserta. «Era stato detto così, non è più così?» risponde per telefono il sindaco Bartolomeo Abbate. Esita, poi ammette: «L'altro giorno non hanno fatto passare neanche me. I vigilantes non sanno che si può passare. Rispettano gli ordini, hanno paura di perdere il posto. Bisogna capire». Rassegnato. Ma non è lo stesso sindaco che guidava la protesta con il suo collega di Grazzanise?
L'ordinanza firmata dal generale Giannini assegna due direzioni. La prima: Acsa 3 del consorzio Ce 3, responsabile Antonio Limatola. Come per la discarica di Lo Uttaro, che si è rivelata una fogna micidiale di veleni, chiusa nello stesso giorno di novembre dal Tribunale civile di Napoli e sequestrata dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere. Limatola, ingegnere, risulta tra gli indagati. La seconda: dirige Isidoro Perrotta, di Ce 4, il consorzio commissariato da tempo e travolto dalle indagini sui rapporti tra boss dei casalesi e politici di Mondragone. Il braccio operativo del consorzio era Eco 4, cancellata da una retata che coinvolse anche Claudio De Biasio, ex direttore generale della società mista ed ex vice di Guido Bertolaso, rimorchiato dopo l'arresto in un posto di responsabilità della Protezione Civile a Foggia, poi invitato a dimettersi.
La prima stazione dei rifiuti non è Ferrandelle. Ma un sito di trasferenza a 500 metri. Qui il camion viene pesato a pieno carico. Riversa l'immondizia negli spazi di Parco Saurino (Ce 4). Ed è ripesato vuoto dopo un giro. Serve per la tara. Il camion si allontana. Arriva un altro per caricare gli stessi rifiuti passati su un rullo, non se ne controlla più il peso: ed eccoli a Ferrandelle (Acsa 3). Nessuno interviene per chiarire un dubbio che qui per molti è una certezza: due camion, due appalti, due consorzi. Quindi doppio conto? Le tariffe oscillano sui venti euro a tonnellate. Ogni giorno ne arrivano 1.200. Potrebbe chiarirlo il commissario di Ce 4, Emilia Tarantino. Non la trovano neanche i centralinisti della prefettura di Caserta. «Noi sappiamo che si è dimessa», riferiscono i comitati di lotta. Sono presenti Lino Martone leader di Siaab (sindacato allevatori bufalini) e Mario Schiavone agronomo di "Altra Agricoltura", ex Rifondazione, civica "Alba Nuova" a Casal di Principe. Sono in lotta anche Coldiretti e Legambiente. In un comunicato scrivono di sentirsi «derisi per le decisioni assunte dai sindaci Abbate e Parente». Spiegano che l'impianto non è a norma. «Manca la vasca per il percolato, tra l´altro». Non parla, ma sembra deluso l´assessore Franco Cepparulo dei Verdi, era fiero l'altro giorno delle garanzie strappate. Una vigilanza popolare. I comitati contestano qualche ditta, anche il senatore Tommaso Sodano ha avvertito De Gennaro. «C'è da stare attenti, soprattutto uno del suo prestigio». Nel comunicato si rileva che il materiale è fornito dalla "Marinelli Group" di Casamarciano, che il Tar ha riabilitato dopo l´interdittiva antimafia della prefettura di Napoli in dissonanza con Avellino. Alessandro Pansa tenne duro nella sua linea di rigore. Tra 90 società censite dal prefetto, solo 11 erano immuni da ombre e solo una rispose all´invito per Casalduni. La "Simont". Usa calcestruzzi di Marinelli. E i trasporti? Ditte in nome e per conto di Fibe. Lino Martone, sconsolato, guarda i gabbiani che piombano sulla collina di rifiuti, già alta 7 metri. «È stata distrutta l'industria bufalina. Le aziende sono stremate. Rischiano di abbattere 40mila capi per brucellosi, il prezzo del latte scende da 1,20 a 80 centesimi perché c'è chi usa il concentrato o altro. E ora i rifiuti». Gli amici lo rincuorano, con sarcasmo: «Per le mozzarelle buone ci vogliono soldi e fatica. Qui c'è gente intelligente. Ha scoperto che è più saporita l'immondizia».

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