Il caso L'invaso è chiuso da quattro anni

Villaricca, a Cava Riconta tracima il percolato Costa 500 mila all`anno

Il business e la spesa Mezzo milione di euro l'anno, a tanto ammonta la spesa pubblica (Sapna) per la discarica chiusa
22 gennaio 2014 - Fabizio Geremicca
Fonte: Corriere del Mezzogiorno

NAPOLI — Una inesauribile miniera d'oro per le imprese di trasporto e di trattamento del percolato. Quello che la discarica produce in eccesso rispetto all'impianto di disinquinamento da 50 metri cubi al giorno presente sul sito. Una formidabile fonte di sperpero di denaro per le casse di Sapna, la società provinciale per la gestione del ciclo dei rifiuti, che quei trasportatori e quelle ditte deve remunerare. Ecco lo sversatoio di Cava Riconta, a Villaricca. Fu utilizzato per volontà di Guido Bertolaso, all'epoca commissario all'emergenza rifiuti in Campania, nel 2007. E chiuso ormai da oltre 4 anni. Una discarica morta, dove però non sono stati mai realizzati gli interventi necessari a gestire al meglio la lunga fase successiva alla fine degli sversamenti. In particolare, «l'impacchettamento» della massa dei rifiuti in teli di adeguato spessore ed a tenuta stagna, che impediscano all'acqua di penetrare sino al livello della spazzatura e quindi consentano di azzerare, o quasi, la produzione di percolato. Si chiama capping, in gergo tecnico. C'è un progetto da due milioni di euro, presentato ormai due anni fa da Sapna. Prevede l'incappucciamento della discarica in uno strato di terreno e, al di sopra di esso, in una geomembrana a tenuta stagna. Contempla, inoltre, l'ampliamento del piccolo impianto di trattamento in loco del percolato, che passerebbe ad una capacità di 500 metri cubi giornalieri. La conferenza dei servizi che dovrebbe esaminare il progetto, pronto ormai da due anni, ancora non è stata neanche convocata dalla Regione Campania. Quando piove, perciò, cava Riconta diventa una fabbrica di percolato. «Siamo in presenza di un incredibile sperpero di denaro pubblico», commenta Enrico Angelone il presidente di Sapna, società che a giugno cesserà di esistere e trasferirà competenze e personale agli ambiti territoriali ottimali individuati da Palazzo Santa Lucia. Quantificano i suoi tecnici: «Per smaltire i fiumi di percolato prodotti a Cava Riconta, si spendono circa 500.000 euro all'anno di pubblico denaro. Ogni 24 ore la discarica produce in media 70 metri cubi di quel liquido nerastro. Se piove, si toccano punte di 120 metri cubi giornalieri». Un salasso, per le già malconce casse di una società che è débitrice di circa 90 milioni di euro nei confronti dei fornitori e che stenta ad incassarne altrettanti dai Comuni verso i quali è créditrice. Un esborso che si potrebbe evitare se, finalmente, fossero realizzate le opere di gestione post mortem dell'invaso. Continuano, intanto, i viaggi dell'immondizia campana in giro per l'italia e per l'Europa. Su gomma, i rifiuti degli Stir raggiungo attualmente gli impianti piemontesi, emiliani e pugliesi. In treno sono spediti in Austria. S'imbarcano poi dal porto di Napoli per l'Olanda. Complessivamente, per questi "spazzatour", Sapna spende circa 90 milioni di euro all'anno. 

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