Intervista ad Andrea Orlando - Orlando: ritardi nelle analisi alcuni amministratori collusi

Terra dei fuochi, il ministro accusa: complicità di amministratori locali

«Ora lo Stato c'è, il decreto aiuterà: faremo altri incontri»
5 gennaio 2014 - Pietro Treccagnoli
Fonte: Il Mattino

Decenni di silenzio e ritardi. Un impegno dello Stato ancora nella fase embrionale. Ma sulla Terra dei fuoñÛïîïñ'åðø quella cappa di terrore che ha agitato le coscienze e le piazze. Andrea Orlando, ministro dell'Ambiente, prova a fissare qualche punto fermo, ora che il decreto perquell'area della Campaniamartoriata punta a cambiare di segno all'impegno istituzionale.
Ministro, partiamo dalla lettera dei Napolitano a don Patriciello. Che cosa ne pensa? «È importante che il Presidente mantenga alta l'attenzione, perché una delle ragioni di questo disastro è proprio il silenzio e la scarsa attenzione che c'è stata in questi anni. Non è solo una piaga ambientale, ma è stata anche la caduta del ruolo delle istituzioni. E fondamentale che pure la Chiesa abbia fatto sentire la propria voce con una lettera dei vescovi».
Ci sono state omissioni e inadeguatezze da parte delle istituzioni? «Sicuramente. La prima visita ufficiale che ho fatto da ministro è stata nella Terra dei fuochi, quando non c'era ancora l'attenzione mediática che è venuta dopo. Eproprio allora sottolineai il black-out democratico che sieraverificatoin quella parte d'Italia».
Parlando con gli abitanti di quei paesi, il commento sulla lettera di Napolitano è quasi unanime: grazie, mabastaconle parole. «È giusto, ma è una posizione superata dalle norme del decreto che abbiamo messo in campo, che non sono parole, mafondiper le bonifiche, istituzioni di nuovi reati, controllo del territorio. Sono risposte che richiedono del tempo, ma noi non perderemo tempo».
Si sottolinea anche uno scarso coinvolgimento delle popolazioni locali nelle decisioni. «Be', intanto, prima di mettere a punto il decreto ci sono state molte audizioni con una parte dei comitati e con gli enti locali. Si deve proseguire, certo. E quando ci sarà il testo definitivo, il confronto sulT attuazione sarà ancora più stretto. Ho in programma incontri con i comitati e le amministazioni».
Non pensa che il mancato controllo del territorio da parte enti locali, che si difendono con la scarsità di strumenti a disposizione, sia stata una delle cause principali del disastro? «Esiste senz'altro una debolezza di strumenti, ma ci sono anche state delle omissioni, se non proprio delle collusioni, perché molti dei Comuni della Terra dei fuochi sono stati sciolti per inflitrazione camorristica, il condizionamento c'era o, comunque, in molti casi gli amministratori sono statì distratti. Ma ormai una mobilitazione così ampia della gente e le assunzioni di responsabilità politiche rappresentano un punto di non ritomo».
Il legame tra inquinamento e malattie tumorali è un dato scientifico acclarato. I medici però non hanno strumenti certi per documentare l'ampiezza e la vera natura dei diversi fenomeni oncologia che ci sono e che persistono, mentre prevale da una parte l'allarmismo e dall'altra la sottovalutazione. Che cosa ne pensa? «In questo campo le opinioni personali, da chiunque siano espresse, contano poco, aumentano solo la confusione. Deve parlare la scienza. Purtroppo, le analisi epidemiologiche hanno tardato a venire, ma con lo screening che attueremo ci metteremo sulla strada giusta. Il legame tra inquinamento e malattia esiste. Ed è un punto chiaro a tutti».
Proprio Napolitano, qualche settimana fa, dalle colonne del «Mattino» ha lanciato un appello contro il catastrofismo sul Sud. Chiarezza e non allarmi, perché è stata danneggiata l'immagine e l'economia di un'intera regione e perché le aree contaminate sono vaste, ma circoscritte. «E in questa direzioneva la mappatura delle zone inquinate, Circoscriveremo i terreni e il carattere del male che si è prodotto. Gli allarmi disorientano l'opinione pubblica, la mappatura darà risultati sicuri. Cosi, a fronte di chi solleva sempre dei sospetti, si potranno dare delle risposte. Devono esprimersi le autorità scientifiche per evitare la sottovalutazione che c'è stata finora, ma anche le speculazioni».
Intanto, però, in molte realtà locali si finisce cornuti e mazziati, come a Giugliano, ad esempio, dove il Consiglio comunale è stato sciolto per infiltrazioni camorristiche e dove la Tares, la tassa dei rifiuti, è stata praticamente raddoppiata, mentre le strade sono stracolme di immondizia. Ed è scoppiata la rivolta. «È il risultato dell'assenza di un corretto ciclo dello smaltimento dei rifiuti urbani, che è altra questione rispetto ai rifiuti tossici. Sono distorsioni generate dai ritardi della pianificazione del ciclo, perché si è sempre puntato a contrastare l'emergenza, invece di cominciare agestire l'ordinario. Per questo, abbiamo messo a disposizione ulteriori fondi ai Comuni che incrementano la raccolta differenziata».
Ma i ritardi restano e danneggiano proprio chi è costretto a pagare. «È vero, ma non è una questione di mancanza dirisorse, quanto di inefficace attività amministrativa locale».

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