Acerra (Napoli)

«Acerra, bonifica impossibile se si farà l’inceneritore»

25 giugno 2006 - Enzo Ciaccio
Fonte: Il Mattino

Acerra. Ventisei discariche fuorilegge, ricolme di rifiuti tossici scaricati di nascosto dalle industrie della zona, che nessuno finora si è deciso a bonificare. Sette allevamenti, cioè migliaia di bestie fra bovini e ovini, sequestrati dalla magistratura perché avvelenati dalla diossina (i proprietari sono stati risarciti con una manciata di euro. E peggio per chi continua a brucare quell’erba che ammazza). E ancora: settanta pozzi artesiani inquinati dai veleni, specie metalli pesanti altamente cancerogeni, che la dicono lunga sulle reali condizioni della falda acquifera circostante. Forza, un bel respiro. Lungo e profondo. Riempite bene i polmoni. E fate gli scongiuri. Bentornati ad Acerra, apocalisse ambientale. Che sia un disastro, lo ammette perfino il governo. Ed era ora, perché quel che davvero lascia sbalorditi, in questo bailamme che non incrocia mai colpevoli, è proprio il fatto che ci sia voluto tutto questo tempo perché venisse sancita l’inedita, micidiale emergenza che mano criminale sia mai riuscita a realizzare. Le dimensioni del disastro? Quasi indescrivibili. «Sono sei i chilometri quadrati inquinati da sostanze cancerogene nell’area delle industrie metalmeccaniche - ha fatto sapere la Sogin, la società incaricata di indagare sui veleni e su chi li produce. E ha aggiunto: «93 milioni risultano i metri cubi di acqua contaminata e 375 milioni i metri cubi di terreno ormai avvelenato». E a proposito di colpevoli, il ministero dell’ambiente tempo fa ha intimato a nove aziende del polo industriale della contigua Pomigliano di mettere in sicurezza i pozzi contaminati. I risultati? Modesti. E che fine ha fatto invece la Sogin, che denunciava peccati e peccatori? L’hanno fatta fuori, pardon «è passata a nuovi incarichi». Apocalisse Acerra. Racconta un pastore, orfano di gregge: «Avete mai visto come si muore di diossina? La pecora comincia a tremare, poi si piega sulle zampe, si inginocchia fino a restare immobile, come sospesa a mezz’aria in una supplica innaturale e penosa. Infine stramazza al suolo, pancia all’aria come se affogasse». Lo scorso aprile sono riaffiorate in zona le antiche sorgenti sulfuree del Riullo, scomparse da vent’anni. Peccato che quell’acqua, riappropriandosi del suo alveo naturale, va ora a lambire la discarica di rifiuti tossici più estesa d’Europa, la malfamata Calabricito, che nessuno bonifica perchè costerebbe troppi euro. Apocalisse Acerra. Che non vuol proprio decidersi a dire sì al termovalorizzatore. Ieri quelli del comitato «contro» si sono riuniti davanti al cantiere: chiedono la sospensione dei lavori, «perché - dice il presidente Tommaso Esposito - anche il migliore di questi impianti è destinato a produrre dosi di diossina». Una sciocchezza? No no, è tutto vero. Diossina. Altra diossina nella terra della diossina. «Sì, ma quest’impianto ne produce poca...», sussurra chi fa finta di non capire. Sotto il sole che brucia, davanti a quel castello di bugie, sprechi, cemento e lamiere, c’è anche Alex Zanotelli: «Nola, Acerra, Marigliano, siamo nel cuore del triangolo della morte. L’inceneritore? Hanno dovuto ammettere che andava corretto, ma la sua filosofia resta folle. Da prete dico che ad Acerra stiamo vivendo un gravissimo problema etico». E Tommaso Sodano, presidente della commissione ambiente del Senato: «Lo stato d’emergenza deve spronarci a scegliere le priorità: i Regi Lagni vanno bonificati subito. La Regione nomini una task force guidata dal sindaco di Acerra per velocizzare gli affidamenti dei lavori». «Il governo ci ha dato la patente. Siamo ufficialmente un’emergenza ambientale. Ora bisogna provvedere a somministrare la terapia. E quella deve finanziarla la Regione». Espedito Marletta è il sindaco: «Questa presa di posizione è figlia del nostro impegno, delle ripetute richieste per una seria valutazione di impatto ambientale, degli studi da noi per anni commissionati, del lavoro svolto sulla Protezione civile e sugli altri soggetti. È un’occasione da non perdere». Di fronte a lui, l’impianto «salva-tutti». Troppo grande, ammettono gli esperti. Anzi, esagerato. Ma davvero risolverà i problemi di smaltimento in Campania? E come? E a quale prezzo, economico e ambientale? E chi sta provvedendo alle 27 prescrizioni «pro sicurezza» imposte dal ministero alla ditta costruttrice? Vietato dubitare. Eppure, doveva esser pronto per luglio 2006. Cioè, adesso. Invece, sarà in funzione solo fra un anno. Per chi ci crede.

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