Lo scenario Parti lese l`ex sindaco lervolino e i I vice Ti no Santangelo Agli arresti un sindacalista

Ricatto sull`emergenza, sedici arresti per i rifiuti

Enerambiente, in cella ex manager. Caos pilotato per far comprare al Comune mezzi a prezzi gonfiati
20 giugno 2012 - Leandro Del Gaudio
Fonte: Il Mattino

C`è un tedesco, un veneziano e un napoletano. Ma anche un`emergenza che sembra iirisolvibile e un fiume di quattrini che arriva da decenni in una città devastata dalla spazzatura. Non è una barzelletta, ne una trama da docufiction, ma uno dei punti dell`inchiesta culminata negli arresti di ex manager di Enerambiente, la principale tornitrice di servizi di Asia, municipalizzata del Comune di Napoli. Rifiuti, appalti, fatture gonfiate, spese lievitate ad arte. E un gruppo di manager veneziani che tenta di rifilare il «pacco» ai napoletani, in una vicenda che vede come parti offese l`ex sindaco Rosa Russo lervolino, l`ex vicesindaco Tino Santangelo, in uno dei momenti più acuti - siamo nel 2010 - della emergenza rifiuti a Napoli. Sedici ordinanze di custodia cautelare (9 in carcere, 7 ai domiciliari), indagini della Digos e della Guardia di Finanza, spiccal`accusa di tentata estorsione aggravata contestata a Stefano Gavioli (patron di Enerambiente), Paolo Bellamio, Giancarlo Tonetto, Enrico Prandin, Loris Zerbin, Giuseppina Totaro, al sindacalista napoletano Vittorio D`Albero e al sedicente imprenditore tedesco Adolf Lutz. Di cosa devono rispondere gli indagati? Forti di caos e emergenza, avrebbero provato a far acquistare al Comune di Napoli «automezzi ad un prezzo non proporzionato al valore reale». Una circostanza che spicca nella misura cautelare firmata a carico di Isabella laselli: nel 2010 venne bandita la gara d`appalto per la raccolta dei rifiuti in città, suddivisa in 5 lotti. Enerambiente fa estromessa perché nel frattempo era stata raggiunta dall`interdittiva antimafia emessa dalla Prefettura di Venezia. A Napoli è paralisi, mentre le società che si erano aggiudicate gli altri lotti prospettarono difficoltà nell`avviare il servizio dovute al rifiuto da parte di molte compagnie di assicurare i mezzi per la raccolta, continuamente fermati e bruciati nell`ambito delle proteste.
Per questo motivo Asia chiese ad Enerambiente di prorogare il servizio per un mese, ma la società a questo punto provò a sfruttare l`occasione: ci sarebbe stata la proroga, a patto che venissero accettate due condizioni: «Mancata richiesta delle penali contestate daAsìa per un ammontare di 900.000 euro e pagamento dei canoni entro i termini». E non è tutto: successivamente fu necessario chiedere una nuova proroga, ma Gavioli, nel corso di una riunione a Palazzo San Giacomo, fu irremovibile e organizzò secondo la ricostruzione dell`accusa una sorta di messa in scena. biche modo? Portando negli uffici del Municipio un manager tedesco, che avrebbe dovuto recitare la scena dell`acquirente dei servizi Enerambiente. Ecco la ricostruzione fatta dal gip laselli: Gavioli disse che Enerambiente aveva già ceduto i mezzi per la raccolta all`imprenditore tedesco Adolf Lutz e che questi li aveva a sua volta venduti ad un`impresa del Niger. Il rappresentante di Asia, è scritto nell`ordinanza, «comprese che senza l`accettazione di Enerambiente si sarebbe giunti alla pressocché totale interruzione del servizio di raccolta dei rifiuti nelle aree più sensibili della città. Fu così che i rappresentanti del Comune intervennero per sollecitare le parti a raggiungere assolutamente un accordo». Venne dunque fissata una nuova riunione «con il mandato di tradurre in termini tecnici l`indicazione politica che includeva la disponibilità di Asia ad acquistare i mezzi di Enerambiente»: 120, di differenti taglie. Fu un braccio di ferro. Asia chiese una perizia che stabilisse il valore degli automezzi, ma Giancarlo Tonetto di Enerambiente ammonì: «Non ci provate neanche, altrimenti ci alziamo e ce ne andiamo». Ci si accordò sulla cifra di quattro milioni e mezzo, ma una perizia stabilì che i mezzi non valevano più di un milione e 600.000 euro. Vicenda complessa, giocata tra il Palazzo e la piazza. Ed è l`accusa mossa al sindacalista Vittorio D`Albero, che in questa storia avrebbe fatto da detonatore di agitazioni sociali, per rendere alto il senso dell`emergenza: vento caldo sul fuoco della rivoltaper la mancata retribuzione degli arretrati in Asia. Indagine del procuratore aggiunto Gianni Melillo, dai Danilo De Simone, Ida Teresi, Maria Sepe e Luigi Santulli, per associazione per delinquere, bancarotta, truffa e false rappresentazioni di credito verso terzi, fino alla tentata estorsione grazie a comparse e comprimari.

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