IL POETA DEI RIFIUTI

Affari, misteri e miracoli di Manlio Cerroni, il monopolista della spazzatura di Roma. Le indagini della procura di Velletri, il sequestro della cava di Testa di cane, le cimici in Regione. Anticipazione dal libro Roma come Napoli, edito da Castelvecchi
2 marzo 2012 - Manuele Bonaccorsi, Ylenia Sina, Nello Trocchia
Fonte: Left

Ama la poesia, non solo i rifiuti. Manlio Cerroni, avvocato, nasce a Pisoniano, piccolo centro alle porte di Roma. Di quel Comune è stato sindaco negli anni Cinquanta, agli amici mostra con orgoglio la sua foto con la fascia tricolore. Alla sua sinistra un giovane Giulio Andreotti. Per raccontare il suo impero, fatto di spazzatura e partiti riverenti, Cerroni gioca con le parole: «La vita che mi desti ecco ti rendo». Cita Giacomo Leopardi, l'avvocato, per rispondere a un giornalista che gli chiede di Mala-grotta, la sua discarica. Roma è la sua terra, e ad essa l'avvocato riserva un occhio di favore: un prezzo, a suo avviso, stracciato per portare la spazzatura capitolina in quel buco di 160 ettari, grande come altrettanti campi di calcio. La discarica, da oltre quattro anni in proroga, è gestita dalla E. Giovi Srl, una delle tante aziende satellite del suo impero. Titolare della Giovi è Francesco Rando, condannato nel 2008 in primo grado per lo scarico di acque reflue, contenenti sostanze pericolose provenienti da Malagrotta, nel fiumiciattolo Rio Galeria, che al termine del suo corso si immerge nel Tevere. Assolto in appello, nel dicembre 2011, si attende ora l'esito dell'eventuale ricorso in Cassazione. Rando è indagato anche per la realizzazione del sito denominato Testa di Cane, adiacente a Malagrotta: avrebbe violato norme ambientali e urbanistiche ai fini della gestione di una discarica. Il sito è stato sequestrato dal Noe di Roma, guidato dal colonnello Ultimo e dal capitano Pietro Rajola Pescarini, su ordine del pm Roberto Cucchiari. Difficile fare impresa sui rifiuti e uscirne con un profumo di rosa, ma gli uomini di Cerroni sono sulla buona strada, quella della beatificazione. Cerroni è uno che ama far da sé, e si contorna solo di persone fidate, anche se controlla una miriade di aziende. Partecipazioni in società miste pubblico-privato, sigle collegate, quote azionarie, anche una Tv: Roma uno. E poi, l'intreccio costante negli affari dell'Ama, la Spa del Comune di Roma che si occupa della raccolta di pattume, con la quale Cerroni ha in passato condiviso il controllo di numerose società (...) Cerroni si racconta come un benefattore. In realtà, da buon imprenditore, ha aumentato profitti e rendite di posizione grazie alla mediocrità di una classe politica che ha affidato a lui, l'ottavo re di Roma, la grana rifiuti. Nella Capitale così come nel resto del Paese dove controlla, attraverso società satellite, aziende impegnate nel settore. I partiti, in questa sfida, hanno giocato il ruolo di comparse, hanno delegato tutto all'avvocato di Pisoniano. La vera forza dell'avvocato è di coniugare il fiuto per gli affari con la mediocrità delle classi dirigenti non solo laziali.
Le cimici di Velletri
«L'inchiesta che fa tremare l'impero se arriva non sarà certo Roma a firmarla». Una frase di chi conosce bene il potere della Capitale e ha visto e conosciuto trenta anni di cronaca giudiziaria. La procura di Roma, negli anni, è stata ribattezzata «il porto delle nebbie» perché le inchieste, quando arrivavano a Piazzale Clodio, svanivano. Così a rovinare le notti potrebbe arrivare un'inchiesta della magistratura, ma non di Roma. La procura di Velletri indaga, infatti, sulla discarica di Roncigliano, nel comune di Albano. Tra le contestazioni per le quali si procede ci sarebbe la truffa ai danni dello Stato. Si punta a chiarire le eventuali responsabilità di alcuni funzionari regionali e dei vertici della società, la Pontina Ambiente Srl, gruppo Cerroni, che gestisce il sito. Un'indagine in corso, sulla quale gli organi inquirenti mostrano massimo riserbo. Indagine dei carabinieri del Noe di Roma, coordinati dal pubblico ministero Giuseppe Travaglini e dal procuratore capo di Velletri Silverio Piro. La discarica, come quella di Malagrotta, è esaurita e vive di proroghe. Oltre all'invaso c'è anche un impianto di produzione di Cdr, combustibile derivato dai rifiuti. Si procede a partire da un contenzioso tra il Consorzio Gaia e la società di Cerroni. Quest'ultima, per sua stessa ammissione, produce Cdr, ma, per anni, lo ha abbancato in discarica perché sarebbe stato rifiutato dall'inceneritore di Colleferro. Da una parte il Cdr andava in discarica e dall'altra Colleferro inceneriva rifiuti anche speciali provenienti da privati in modo illegale. L'illecito nell'illecito. A settembre 2010 il Noe e l'Arpa accertano l'esaurimento dell'invaso di Roncigliano; a stretto giro la proprietà della discarica accusa il consorzio pubblico Gaia, che gestisce Colleferro, di aver rifiutato il Cdr prodotto, circostanza smentita dal commissario del consorzio Andrea Lolli. A ottobre l'ennesimo decreto della governatrice Polverini che consente all'invaso di accogliere altri rifiuti per evitare un'epidemia. Un contenzioso sul quale i magistrati indagano.
C'è un altro aspetto, oggetto di ricorsi e contestazioni, quello relativo al costo che viene pagato dai Comuni per il conferimento dei rifiuti in discarica. Un costo superiore a quello medio regionale: la fatturazione avverrebbe in base ad un decreto del 2006, ormai decaduto, dell'allora commissario straordinario Piero Marrazzo. L'indagine della Procura di Velletri prosegue e arriva nei Palazzi della Regione. Lo scenario che potrebbe aprirsi è tutt'altro che locale, ma riguarda l'intera gestione del pattume laziale. Il dato emerge da una spy story che ha imperversato sulle pagine locali dei giornali romani per qualche giorno. Aprile 2011. La Regione Lazio vive una settimana da thriller coatto, arrivano gli 007 de borgata. Si diffonde la voce del ritrovamento di alcune microspie nei palazzi di via Cristoforo Colombo (...)
Benvenuti a Cerronla
Questa storia inizia in un paesino in mezzo alle montagne, adagiato su una collina, a 500 metri sul livello del mare. Un gioiello dell'agro romano, fregiato da sculture e monumenti, con un bel centro anziani, un campo di calcio e una squadra che gioca addirittura nel campionato dilettanti. Con ottimi risultati. Pisoniano, nonostante abbia solo 792 abitanti, è un cantiere a cielo aperto, le sue vecchie case sono in ristrutturazione, mentre sulle strade d'asfalto il Comune sta mettendo dei bellissimi sampietrini. Lungo le vie di questo borgo, nei racconti della gente, c'è sempre l'evocazione del mito e della grandezza imprenditoriale di Manlio Cerroni. Pisoniano è «Cerronia», il paese dell'avvocato. (...) Pisoniano è un villaggio che magnifica il suo benefattore: Manlio Cerroni. Come la Torino industriale con gli Agnelli. Solo che qui non ci sono di mezzo motori, lamiere e ciminiere. Ma la spazzatura. E non ci sono ville sulle colline, jet privati, donne, sfarzi e scandali di un'antica casata imprenditoriale. Il sindaco Enzo Aureli è chiaro: «L'avvocato è fatto così. Tra poco sarà qui, verrà con la sua Lancia Thesis, senza autista, la guida lui, ottantenne. Stasera mangeremo insieme il sanguinaccio, stamane abbiamo ammazzato un maiale. Ogni sabato e domenica Cerroni torna a Pisoniano, l'avvocato mica lo trovi a Cortina con il Suv o a Capri, in piazza, con il pantaloncino a mangiare il gelato ». E ricco, Cerroni, ma vive come un monaco. Tutto casa e chiesa. D'altronde, ricorda il sindaco, «Pisoniano ha dato i natali a due abati generali cistercensi, un generale di padri passionisti e a Cerroni». Devoto tra i devoti. Scorre davanti ai nostri occhi, nel racconto dei concittadini, l'immagine bucolica dell'avvocato: uomo che raccoglie le mele nel bosco, amante della natura, del cibo buono, delle passeggiate rilassanti, un percorso di due ore nel bosco ogni fine settimana. Lontano anni luce dal nauseabondo lezzo di Malagrotta, dove Cerroni ha il suo core business e il suo quartier generale. (...) Alle sue origini contadine il magnate dei rifiug ti concede tempo e denaro. «Anche la Chiesa, più avanti c'è il convento e secondo te chi lo ha donato alle suore?», ci dice un anziano cittadino. «La fontana in mezzo alla rotonda, all'ingresso dell'abitato - spiega il sindaco - rappresenta una figura femminile con la conca di rame in testa, ricorda la fatica delle donne di Pisoniano che andavano a prendere l'acqua all'unica fontana del paese». L'ha comprata in gran parte Cerroni, la statua di bronzo, «da un importante scultore spagnolo». (...) Cerroni è stato anche il sindaco negli anni Cinquanta, fu lui a rimettere in sesto le fogne. Poi si spostò a Roma, a gestire veri affari. Ma da allora non ha smesso di pensare al paese. (...)
I rifiuti di Pisoniano, neanche a dirlo, finiscono a Guidonia, alla discarica dell'Inviolata, di proprietà dell'avvocato. «Ora gli altri comuni della zona - racconta il sindaco - si sono messi in testa di fare la raccolta porta a porta. Ma a che serve se ci sono gli impianti che selezionano a valle? L'avvocato se li era inventati già negli anni Sessanta. E poi chi lo dice a mia madre che deve pagare di più per fare la differenziata?». (...) L'intero paese ha conosciuto le stagioni di gloria imprenditoriale dell'avvocato. «Dove andavi a lavorare negli anni Sessanta?», si chiede un anziano signore. «Qui un tempo si viveva di olive e di vigna. Era tutto coltivato. Ma quando l'agricoltura è entrata in crisi sono corsi tutti da Cerroni». E da lì, molti sono entrati in Ama, nell'azienda pubblica dei rifiuti. Dove il posto è sicuro. La stella di Cerroni iniziò a brillare negli anni Sessanta. Dopo la laurea, a 21 anni, e le prime esperienze di lavoro nelle aziende agricole dei grandi latifondisti romani, l'avvocato compra i terreni di Malagrotta, l'immensa cava che aveva fornito la sabbia per costruire l'aeroporto di Fiumicino. A metà degli anni Ottanta la buca comincia a ricevere i primi rifiuti. Nasce così l'impero dell'avvocato. Che oggi si estende su tutta l'Italia, e anche all'estero, fino all'Australia. Anche lì, tra i canguri e i coccodrilli.

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