Comunicato sull'emergenza rifiuti campana

Per uscire dalla crisi endemica e rientrare in una gestione ordinaria del ciclo integrato dei rifiuti è urgente trasferire tutte le ecoballe finora prodotte, e percolanti in aree agricole e ad alto pregio paesaggistico ed economico, nei siti idonei individuati dal prof. Giovan Battista de' Medici.
8 gennaio 2008 - Assise della città di Napoli e del Mezzogiorno d'Italia

All'attuale stato delle cose, per uscire da questa crisi endemica e rientrare in una gestione ordinaria del ciclo integrato dei rifiuti è urgente trasferire tutte le ecoballe finora prodotte, e percolanti in aree agricole e ad alto pregio paesaggistico ed economico, nei siti idonei individuati dal prof. Giovan Battista de' Medici, aree interne soddisfacenti i criteri morfologici e geologici stabiliti dalla normativa, in quanto di scarso valore agrario ed economico, con terreni argillosi, lontane dai centri urbani, prive di urbanizzazioni isolate, al sicuro dal rischio d'inquinamento delle acque superficiali e sotterranee. Queste aree furono indicate già un anno fa alla struttura commissariale dal prof. Giovan Battista de' Medici, e avrebbero consentito già allora di svuotare i sette impianti ex-CDR stracolmi di rifiuti in modo tale da ripristinare le sezioni degli impianti destinate a trattare e stabilizzare la frazione organica. Avremo così neutralizzato la frazione dei rifiuti più pericolosa per la salute pubblica. Tutto ciò ovviamente richiede a monte l'avvio di una raccolta differenziata porta a porta, l'unica in grado di garantire livelli percentuali ottimali di differenziazione. In una fase inziale ed in un momento critico come quello che stiamo vivendo bisogna iniziare per lo meno con la separazione della parte umida dei rifiuti da quella secca, sfruttando gli impianti di compostaggio esistenti fuori regione, nell'attesa di ripristinare ed attivare quelli già esistenti affiancandoli alla costruzione di altri. Oggi questa soluzione è l'unica realmente praticabile nell'immediato, e ci è incomprensibile il diniego delle autorità a procedere in tal senso.
Serre, Lo Uttaro, Basso dell'Olmo, Ariano Irpino, Parapoti, Pianura. Si corre di emergenza in emergenza, di errore in errore, nella scelta scellerata dei luoghi dove stoccare ecoballe e seppellire rifiuti. Rifiuti che avrebbero potuto essere ridotti, differenziati, riciclati; in una parola: gestiti. Infatti senza il riciclaggio di tutti quei materiali che potrebbero avere nuova vita e creare nuova economia pulita, l'infinito problema dei rifiuti non sarà risolto, e da Pianura l'emergenza passerà a minacciare un'altra terra, e saranno nuove barricate, nuove proteste, e nuove menzogne su una popolazione costantemente umiliata, e completamente cancellate le aree della Campania felix, gli orti famosi in tutto il mondo, le oasi più fertili della Campania. Dinanzi a questo evidente disastro e ad una crisi ormai endemica dobbiamo chiederci quale sia la causa che ci ha portati in questa situazione. Bisogna capire il piano predisposto per la gestione dei rifiuti in Campania. Ebbene, non si può non comprendere che, se si è ostinatamente e dolosamente impedita la raccolta differenziata e anche quei rifiuti che erano stati pazientemente separati dai cittadini sono stati poi ricompattati nuovamente e tal quali raccolti in “ecoballe”, la strategia sottesa a tutte le scelte compiute negli ultimi tredici anni è quella di bruciare milioni di tonnellate di rifiuti nel termovalorizzatore di Acerra per trarre profitto dal maledetto Cip6 e dalle imposte e tasse a carico dei cittadini. Tutto questo spiega incontrovertibilmente come mai siano ancora prodotti, grazie alla mancata raccolta differenziata, milioni di tonnellate di rifiuti depositati nelle discariche e accatastati in immensi siti di stoccaggio, infestando e minacciando l’intero territorio campano: creare un’immensa riserva di ecoballe destinata a far funzionare a pieno ritmo i sovradimensionati termovalorizzatori di Acerra e Santa Maria La Fossa, e i trentuno inceneritori a biomasse previsti dalla Regione Campania. Tutto ciò al fine di ricavare un gigantesco profitto in virtù del perverso finanziamento previsto dai Certificati verdi e dal Cip6, che assegnano un contributo di circa 55 euro per ogni tonnellata di rifiuti bruciata.
Questa strategia si scopre oggi con tutta evidenza essere di natura criminale. Infatti, se il termovalorizzatore di Acerra è tre volte più grande di quello di una grande capitale europea, come Vienna, si comprende subito che l’intero sistema di smaltimento configurato nella proposta Fisia-Italimpianti (gruppo Impregilo) – così come già evidenziato il 20 dicembre del 1999 dalla Commissione per la valutazione di compatibilità ambientale – è stato dimensionato, contrariamente alla normativa europea, per lo smaltimento dell’intero quantitativo di rifiuti solidi urbani. In virtù dei recenti studi epidemiologici sull’impatto sulla salute umana degli inceneritori, anche di ultima generazione, riteniamo che il ciclo integrato dei rifiuti vada chiuso con impianti che trattano la materia a freddo, evitando così di scaricare sull’ambiente e sull’uomo sostanze altamente tossiche, quali le diossine, i metalli pesanti e le polveri ultrafini. Considerazioni queste che ci inducono ad essere determinati nella richiesta della sospensione della gara di appalto per la costruzione dell'inceneritore di Acerra e procedere alla riconversione industriale dello stesso.

Assise della città di Napoli e del Mezzogiorno d'Italia

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