Il WWF chiede al Parlamento emendamento sostanziali al decreto rifiuti varato dal governo

L’emergenzarifiuti è drammatica e va affrontata anche con interventi urgenti, ma nel rispetto delle garanzie costituzionali, delle leggi europee e dei diritti dei cittadini
30 maggio 2008 - WWF Italia
WWF Italia invierà alle Commissioni parlamentari osservazioni e proposte di emendamento: il testo in vigore dal 23 maggio è in molte parti illegittimo
Ci si aspettava un intervento legislativo di urgenza per affrontare l’emergenza rifiuti in Campania, ancora una volta non risolta con le vie ordinarie possibili, ma il decreto legge 90/2008 varato dal Governo il 23 maggio scorso, è in parte inapplicabile ed in parte incompatibile con la Costituzione e le leggi europee. Da questo decreto può dipendere in buona sostanza il futuro di un’intera regione in termini di sanità, di economia e di convivenza civile. Il WWF ritiene che ci siano ancora buoni margini per avviare la Campania verso una gestione "ordinaria" e sostenibile del ciclo di smaltimento dei rifiuti, ma l’apertura indiscriminata di discariche - al di fuori di valutazioni e controlli dovuti (che si possono anche condurre in tempi brevi, ma non in 7 giorni!) - la violazione di diritti essenziali dei cittadini, la loro estromissione da qualunque pratica partecipativa, l’inosservanza delle norme comunitarie, possono significare la rottura di qualunque equilibrio, e questa volta sì, il raggiungimento di un punto di non ritorno. Per queste ragioni il WWF chiede al Parlamento di intervenire in sede di conversione del decreto, con emendamenti che migliorino il testo, rendendolo concretamente applicabile.

SUPEPROCURA E REATI AMBIENTALI
Con il decreto rifiuti (art. 3) di fatto la Procura di Napoli, cronicamente a corto mezzi e uomini, diventa una Procura speciale (anzi un vero tribunale speciale). Invece di creare un coordinamento tra le varie procure, alla Superprocura verranno trasferiti e ri-trasferiti nell’arco di 19 mesi (fino al dicembre 2009 ) personale e mezzi, e tutti i fascicoli riguardanti le 11 procure campane non solo in merito ai reati riferiti alla gestione dei rifiuti, ma tutti quelli che riguardano non precisati reati ambientali. Una mole di lavoro che rischia di non essere smaltita insieme ai rifiuti che intasano la Campania.
A magistrati e forze dell’ordine si chiede inoltre - nello stesso articolo 3 - di perseguire e reprimere tre nuove fattispecie, su cui pesa un forte dubbio di costituzionalità:
  1. l’intralcio all’azione di gestione dei rifiuti (equiparato all’interruzione di pubblico servizio art. 340 CP, che prevede la detenzione da 1 a 5 anni);
  2. chiunque distrugge, deteriora, o rende inservibili gli impianti e gli strumenti connessi alla gestione dei rifiuti (art. 635 CP, con pena da 6 mesi a 3 anni;
  3. chi si introduce abusivamente nelle aree e negli impianti connessi all’attività di gestione dei rifiuti che sono equiparate per legge ad “aree di interesse strategico nazionale” (art. 682 del CP, che prevede una contravvenzione da 51 a 309 euro).

 

Il WWF ritiene che l’art. 3 del decreto rifiuti sia in buona parte incostituzionale (e ne chiederà la cancellazione o la integrale modifica al Parlamento), perchè non rispetta il principio di uguaglianza (garantito dall’art. 3 della Costituzione), in quanto i nuovi reati vengono in questo momento applicati solo ai cittadini campani; perché impone l’intervento repressivo anche solo nei confronti di cittadini che “creino difficoltà”; perché limita arbitrariamente il potere d’intervento del magistrato nel procedere al sequestro preventivo di siti e discariche, in cui magari si sia riscontrato un grave inquinamento provocato dalle ecomafie.

POTERI DEL SOTTOSEGRETARIO E EXTRATTERRITORIALITÀ DELLE AREE STRATEGICHE
Con aree di interesse strategico nazionale (con cui si fa riferimento nell’art. 2 del decreto) si introduce una definizione arbitraria: siti, aree e impianti vengono di fatto classificate come aree militari (vedi il riferimento all’applicazione dell’art. 682 del CP), dove il sottosegretario di Stato - che già agisce in deroga a 35 diverse normative su salute, ambiente, patrimonio culturale, urbanistica, difesa del suolo, igienico-ambientale, incendi, sicurezza valide sul territorio nazionale - può applicare non precisate misure di carattere straordinario, mentre e le forze dell’ordine e la magistratura applicano fattispecie di reato specifiche, creando di fatto delle enclave in cui vengono limitati o sospesi un numero ragguardevole di diritti dei cittadini.

VALUTAZIONE D’IMPATTO AMBIENTALE, CITTADINI E ENTI LOCALI
La procedura VIA (prevista all’art. 9) su impianti e discariche, che non potrà concludersi con un giudizio negativo, viene svalutata, svuotata, resa inesistente. La procedura di valutazione di impatto ambientale dovrà infatti concludersi in sette giorni (meno di 1/10 del tempo, 90 giorni, previsto dalla procedure semplificate che regolano le Conferenze di servizi) e comunque, nel caso di inerzia o di parere negativo, la questione viene demandata in successivi 7 giorni al Consiglio dei ministri, che può disporre diversamente. La disattivazione della procedura VIA, di derivazione comunitaria, in una situazione come quella della Campania, dove in ampie aree si registrano situazioni precarie dal punto di vista ambientale, igienico-sanitario e di rischio idrogeologico, rischia anche solo di far mancare, negando la partecipazione e l’informazione tutelate in Europa, quella conoscenza del territorio che popolazioni ed enti locali possono opportunamente rappresentare.

 

>Roma, 30 maggio 2008
WWF Italia
Ufficio stampa: 06.84497377 – 265 – 213<>

 

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