La Di Gennaro sapeva che le ecoballe non potevano bruciare

Marta Di Gennaro era consapevole che analisi sui rifiuti effettuate dagli Svizzeri avevano dato esito diverso da quelle fatte eseguire dal Commissariato in Campania e che le prime dichiaravano il rifiuto non idoneo alla termovalorizzazione.
1 giugno 2008 - Comitato Allarme Rifiuti Tossici

Ecoballe Da “Cronache di Napoli” del 29/5/2008 pag. 9
«Lavoratori del settore stipendiati nonostante non ci fosse bisogno della loro manodopera, viaggi in Svizzera ‘costati’ esageratamemente»

[...] dall'ascolto di una conversazione in particolare, quella del 7 giugno 2007 intercorsa tra Marta Di Gennaro (al tempo vice commissario per l'emergenza rifiuti) e Angelo Borrelli. "Lo smaltimento costa 200 euro a tonnellata", ragiona la Di Gennaro. "Ma se la Svizzera- prosegue - dice che il materiale non è buono per quel fine di recupero con termovalorizzatore, invece di rimandarcelo indietro, possono utilizzarlo ad altri fini con 100 euro aggiunti". Ecco la pietra dello scandalo.

La 57enne romana era consapevole della possibilità di dover pagare una mora per ogni carico ‘irregolare'. "C'è scritta nel contratto. Ma se alla fine ci costa 300 euro a tonnellata, noi finiamo sui giornali", aggiunge. E allora, che fare? Come evitare ‘problemi' mediatici atteso che "loro (gli svizzeri, ndr) lo rifanno il controllo?". Borrelli una soluzione ce l'ha "Dobbiamo essere noi a fare in modo che il rifiuto sia accettato dall'altro lato". Complicato , complicatissimo. Significava corrompere pure gli elvetici . Se è stato fatto oppure no, è oggetto di nuovi accertamenti. Accertamenti che ora mirano a capire anche se ci sono state delle ‘more' pagate, e in questo caso chi avrebbe dovuto accorgersene e ha taciuto lo "spreco". Fine articolo.

Il contenuto di questa intercettazione è inquietante per le possibili infrazioni di legge ipotizzate dai magistrati. E sono molte e non meno serie le conversazioni che, secondo i magistrati, profilano operazioni di facciata da parte degli indagati, ben poco interessati alla tutela dell'ambiente e della salute pubblica, ma molto più a coprire le inosservanze contrattuali della Impregilo. (Impregilo è la società che gestisce gli impianti di CdR, di cui il 50% dei rifiuti trattati finisce in discarica perché non a norma, principale causa questa della ‘fame di discariche' in Campania. Secondo quanto espresso anche in altre occasioni dai magistrati, proprio il mancato controllo delle attività della Impregilo ha prodotto il perdurare e l'aggravarsi dell'emergenza. Per esempio, basterebbe una corretta gestione degli impianti per ridurre drasticamente il fabbisogno di discariche da subito)

In particolare, la conversazione riportata può mettere in discussione la strategia di uscita dall'emergenza prevista dai governi Prodi e Berlusconi.

Marta Di Gennaro era consapevole che analisi sui rifiuti effettuate dagli Svizzeri avevano dato esito diverso da quelle fatte eseguire dal Commissariato in Campania e che le prime dichiaravano il rifiuto non idoneo alla termovalorizzazione.

Evidentemente, la Di Gennaro non aveva avvisato il Presidente Prodi che, nei primi mesi del 2008, ha deliberato, per il tramite di due ordinanze della Presidenza del Consiglio dei Ministri, la possibilità di bruciare le ecoballe campane e la possibilità di accedere ai contributi di Stato per i gestori dei soli impianti di incenerimento campani, che passavano dal numero di due del piano-Pansa, datato dicembre 2007, al nuovo numero di tre. (Gli incentivi in questione sono i ‘CIP6', originariamente destinati alle energie rinnovabili e, dal '92, dati dallo Stato anche a petrolieri e gestori di impianti di incenerimento; in seguito ad una procedura d'infrazione europea, i CIP6 erano stati ritirati dalla finanziaria 2008, ma l'ordinanza Prodi li ha reintrodotti solo per la Campania).

Probabilmente, la Di Gennaro non aveva avvisato neppure l'austriaco prof. Brunner e i docenti dell'Università di Napoli i quali, in un convegno di poco anteriore alle ordinanze Prodi, avevano sostenuto l'impiegabilità delle ecoballe nell'impianto di Acerra.

Non aveva avvertito neppure quella parte della stampa che in questi mesi ha criticato la Valutazione d'Impatto Ambientale in cui erano state dichiarate non bruciabili le ecoballe: insomma la valutazione era stata fatta dai soliti ambientalisti del ‘no', mentre nessuno, però, si prendeva la briga di firmarne una nuova, tanto l'ordinanza del Presidente del Consiglio copriva le spalle a tutti ed era motivata da ragioni di emergenza (ma i nuovi impianti mica sono attivi subito, non rispondono all'emergenza contingente! Non sono neppure in cantiere! Non sarebbe meglio metterne in cantiere altri che possono trattare anche le ecoballe non a norma, come gli impianti di trattamento meccanico-biologico?).

La vice di Bertolaso non aveva avvisato neppure quest'ultimo che, pochi giorni fa, ha esortato i cittadini a farsi una ragione dei quattro termovalorizzatori campani previsti dal decreto Berlusconi del 24 maggio '08, per smaltire anche i 7 milioni di ecoballe pregressi: "i rifiuti bruciano in Germania, non possono bruciare qui?"

Era il 20 maggio, appena 10 giorni fa, che "La Repubblica" titolava: "Vantaggiosa offerta di società svizzera non presa in considerazione". Si riferisce al preventivo di 199euro/tonnellata per 60mila tonnellate complessive. È successo, poi, che i rifiuti sono stati bruciati in Germania a circa 270 euro/tonnellata, mentre si è appreso che ambientalisti tedeschi sono in agitazione perché temono che molti rifiuti siano stati, in realtà, smaltiti in discarica. Si è appreso pure che i tedeschi hanno recuperato un'altra parte dei rifiuti in impianti di trattamento meccanico-biologico e che, comunque, non accetteranno nuovi contratti.

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