Proposte 6 regole per affrontare l’emergenza
Cosa è accaduto in questi 14 anni di gestione dei rifiuti in Campania, cosa ha prodotto l’emergenza che sta sconquassando la regione? Molte risposte arriveranno dal primo processo sulla gestione politica centrale e regionale dell’emergenza rifiuti in Campania. Il maxi-processo si aprirà il 14 gennaio presso il Tribunale di Napoli, 28 gli imputati tra cui i massimi responsabili delle strutture di commissariamento dei rifiuti e delle imprese che hanno gestito i rifiuti in Campania negli ultimi anni. Le imputazioni riguardano prevalentemente reati contro la Pubblica Amministrazione (dalla truffa aggravata al falso ideologico, dall’abuso d’ufficio a gravi forme di inquinamento) e la fede pubblica, una fede ancor più tradita visto che la Campania è una delle regioni che produce meno rifiuti pro-capite in Italia (nel 2005 appena 485 kg, al livello delle regioni più virtuose come Veneto, Trentino Alto Adige).
“Quello di questi giorni è il frutto di una strategia dell’emergenza creata ad arte per arrivare a soluzioni estreme, quali l’incenerimento, soluzioni già ‘decise’ in partenza perché in grado di garantire l’’affare rifiuti’ – dichiara il WWF – In questi anni abbiamo assistito ad una totale mancanza di volontà di gestire l’intero ciclo dei rifiuti secondo regole che vengono applicate con successo in molte regioni e persino nella stessa Campania, come accade nel virtuoso Comune di San Michele di Serino, in Irpinia, che ha raggiunto il 70,5% di raccolta differenziata adottando il sistema porta a porta. Invece in questi anni i responsabili si sono fatti affascinare da soluzioni impiantistiche pesanti, come l’incenerimento, dimenticando quante cose si possono fare prima di incenerire per arrivare alla riduzione della quantità dei rifiuti da smaltire”.
Ma cosa si sarebbe dovuto fare, e non si è fatto, per non trovarsi con le montagne di ‘monnezza’ lungo le strade della Campania? Oltre alla raccolta porta a porta, che avrebbe potuto portare al riciclaggio di almeno il 60% dei materiali, sarebbe stato necessario attivare un mercato dei materiali riciclati attraverso gli acquisti pubblici (arredi urbani, etc.) e incentivare la realizzazione degli impianti di produzione di oggetti realizzati a partire da materiali riciclati. Queste iniziative previste dalla normativa nazionale ed europea, se affiancate progressivamente da provvedimenti per la prevenzione dei rifiuti avrebbe portato all’esigenza di smaltimento di quantità talmente ridotte da non costituire un problema e rendere facile la scelta tecnologica per lo smaltimento finale (discarica, incenerimento, trattamento biomeccanico, etc.).
In queste condizioni di emergenza serve comunque una terapia d’urto: quella che il WWF propone per l’immediato prevede anche un forte coinvolgimento della cittadinanza, giustamente preoccupata per la salute del proprio territorio ma che non trova risposte adeguate dalla macchina amministrativa.
6 proposte da applicare in forma straordinaria e immediata da parte del Prefetto di Napoli o del Sindaco (entrambe figure responsabili della salute pubblica) che possono scongiurare il peggioramento di questa emergenza:
- Da subito applicare il divieto di utilizzare materiali non riciclabili per almeno 3 mesi
- Da subito il divieto di utilizzare materiali monouso per almeno 3 mesi
- Da subito la divisione della parte secca-umida dei rifiuti, per utilizzare al meglio la parte organica e semplificare il recupero dei materiali
- Da subito la raccolta porta a porta
- Da subito in funzione gli impianti di compostaggio pronti
- Da subito un piano straordinario di raccolta cartoni e imballaggi
Roma, 3 gennaio 2008
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