Ecco chi ha acceso il fuoco che ha bruciato Lucia
“Due donne napoletane sono finite sui giornali in questi giorni: Silvana e Lucia. La prima per aver subito un aborto terapeutico che ha attirato l’attenzione della polizia; l’altra perché si è data fuoco esasperata per le immondizie di cui continuano a riempire il suo paese. Due donne, due storie, due drammi… Noi vorremmo, oggi, guardare alla seconda, essendoci già occupati della prima”.
Questo è l’inizio dell’articolo di Don Maurizio Patriciello della parrocchia di San Ciro a Caivano, apparso sull’Avvenire di domenica scorsa. Considerato il pulpito dal quale viene la predica non può definirsi estremistico, politico, camorristico, affaristico. Per questo va letto. Perché ciò che descrive padre Patriciello dalla trincea dei rifiuti è ciò che gran parte dell’opinione pubblica non sa e che invece deve sapere: … anche perchè la politica - indaffarata per la grande parata elettorale - non vuole che si sappia che la grande abbuffata dell’emergenza continua alla faccia della salute dei cittadini. E’ appena uscita, infatti, la notizia che le ecoballe - riconosciute “non eco” perché miscela pericolosa di ogni genere di rifiuti e come tali non combustibili senza rischi – sono diventate ecologiche per decreto governativo. Come una bacchetta magica, infatti, un’ordinanza approvata dal governo Prodi a fine febbraio ha fatto il miracolo. Che significa? “Che come spesso accade in Italia, quando si scopre una fonte di inquinamento, anziché bloccarla e provvedere alla bonifica, si modificano i limiti o i parametri di legge: per cui, ciò che un attimo prima inquinava, per disposizione politica – spesso anche senza fondamento scientifico – un attimo dopo non inquina più”, spiega Carlo Iannello, docente di Diritto Pubblico alla Seconda Facoltà di Napoli e membro del Comitato scientifico delle Assise di Palazzo Marigliano.
Un atto gravissimo, come spiega ancora Iannello: “Primo aspetto inaccettabile, è che, in barba al diritto pubblico, questa decisione è stata presa da un presidente del Consiglio dimissionario, con un atto monocratico. Secondo, che è stata sfruttata una normativa sull’emergenza che non ha niente a che vedere con l’emergenza: l’attuale emergenza napoletana per la quale è stato mobilitato De Gennaro, infatti, è quella dei sacchetti di immondizia per le strade e non delle ecoballe da bruciare in futuro, non prima di un anno. Terzo, questa ordinanza finisce di fatto solo per trasformare milioni di ecoballe inutilizzabili e senza valore, in materia “combustibile” da spendere sul mercato e da cui trarre profitto”. Insomma, l’abboffata continua ogni giorno con una nuova pietanza: è di ieri la notizia che il governo ha varato un finanziamento di 75 milioni di euro per l’inceneritore di Salerno.
Appassionato e toccante, intitolato “Per Lucia sfiduciata e incendiaria nessun corteo s’è improvvisato”, l'articolo apparso sull’Avvenire del 2 marzo scorso a firma di padre Maurizio Patriciello.“Lucia, la donna di Giugliano in Campania che si è data fuoco, ha avuto paura. La speranza accumulata nei mesi scorsi e dalla quale attingeva la forza per combattere una battaglia, che tale non dovrebbe essere, è svanita all’improvviso. Non ci ha creduto più. Davanti a lei, come a tanti che abitano queste zone, ancora lo spettro dell’immondizia. Rifiuti, spazzatura, immondizie e ancora immondizie. Puzza nauseante, dolori allo stomaco, bruciore agli occhi, impossibilità di organizzarsi un minimo di vita decente: all’orizzonte avrà visto questo e nient’altro, Lucia. Chi a Giugliano non abita ha difficoltà a comprendere anche minimamente cosa vuol dire tapparsi in casa d’estate con il condizionatore acceso e le finestre chiuse, mentre fuori brucia un sole che spacca le pietre. Il condizionatore: ma che dico? Come se non sapessi, che molti non se lo possono permettere e che in tante case gira un ventilatore che altro non fa che spostare l’aria puzzolente. Non è una colpa non comprendere che significa abitare a Giugliano e dintorni. Non è una colpa perché è per davvero difficile immaginare che cosa siano stati capaci di fare, in Campania, la superficialità, l’incompetenza e l’imbroglio.
Avrà pensato anche di scappare via, Lucia. Certo potrebbe essere un’idea. Ma andare dove, quando tutto quello che si possiede è poco più di niente? Quando davanti agli occhi non si vede uno spiraglio di luce, quando le forze ormai si sono esaurite, alla povera gente rimane poco da fare: rassegnarsi o continuare, ma stancamente, a lottare.
Lottare, sì, ma con quali armi? I poveri sono poveri di tutto, anche della parola e della capacità di farsi ascoltare.
Scoraggiata, Lucia si dà fuoco. Un gesto da rigettare con tutta la forza, eppure da comprendere appieno. Quanto parlare in questi giorni di campagna elettorale di diritti o presunti tali. Diritto al lavoro, alla casa, all’autodeterminazione. In Campania la gente chiede – nientemeno! – che il diritto a vivere decentemente. Il diritto a respirare e a non dover tremare per la salute dei figlioli. Da ogni parte si chiede a queste popolazioni di non chiudersi a riccio, ma di contribuire per risolvere l’emergenza rifiuti. Si fanno promesse, come tante altre volte. Nessuno sembra comprendere le domande che vengono da queste persone impaurite: ‘Che garanzie ci offre chi oggi ci fa promesse, senza aver mantenute quelle fatte ieri?’. Non trovare interlocutori, essere sospettati di fare il gioco dei camorristi, sentirsi tacciati di egoismi e scarsa solidarietà, aggiunge sconforto e rabbia nuovi a quelli precedentemente accumulati.
E mentre si parla ancora dei rifiuti urbani, occorre non perdere di vista che il problema più grande viene dai rifiuti tossici, occultati nelle discariche abusive o in aperta campagna. Di essi si parla poco e con circospezione. È questo che ha impaurito Lucia. È questo che spaventa la povera gente… A te, Lucia, la nostra solidarietà. Siamo con te, lottiamo con te, soffriamo con te. Non perdere, però, la speranza. Insieme possiamo farcela non solo a vincere questa battaglia, ma la battaglia grande della vita.
Sarebbe stato bello, però, se avessimo avuto modo di vedere per le strade di Napoli e, perché no, anche di Roma e di Milano, le stesse donne che due settimane fa scesero in piazza per sostenere Silvana. Avrebbero mostrato che non a sostegno di un’ideologia, ma della vita, quella vera, esse intendevano manifestare allora.