L’ S.O.S. che il professor Marfella non ha potuto lancoare da Annozero, parte da Napoli grazie a Beppe Grilo

22 febbraio 2008 - Serena Romano
Fonte: La Verità delle Contrade

“Non c’è più tempo da perdere. Siamo con l’acqua alla gola perché sta arrivando il caldo e la situazione rischia di precipitare da un momento all’altro. Perciò bisogna passare alla fase operativa con soluzioni concrete da realizzare al massimo entro 3 mesi: soluzioni che volevo lanciare attraverso una cassa di risonanza importante come la trasmissione ANNOZERO cui ho partecipato ieri, ma che per esigenze di spazi televisivi mi è stato impossibile fare”.
Così Antonio Marfella - tossicologo presso l‘istituto dei Tumori “G. Pascale” di Napoli e membro del Comitato scientifico delle Assise di Palazzo Marigliano – spiega in un’intervista al nostro blog quello che non ha che ha lanciato anche da Napoli in occasione della grande “Maratona del rifiuto”: cioè, come bisogna operare subito per evitare un’epidemìa dovuta alle montagne di immondizia ancora per le strade

Secondo Antonio Marfella - tossicologo presso l‘istituto dei Tumori “G. Pascale” di Napoli e membro del Comitato scientifico delle Assise di Palazzo Marigliano – la prima cosa da fare per prevenire un’epidemia dovuta all’accumulo di immondizia, è un’ordinanza commissariale per ridurre la quantità di rifiuti prodotti.
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“Bisogna varare delle norme, cioè, per cui imballaggi e contenitori di carta e plastica non arrivino più a smaltimento nei quantitativi attuali. A Novara, per esempio, nei supermercati si vende il detersivo alla spina: in questo modo sono state risparmiate centinaia di tonnellate di plastica da smaltire semplicemente grazie al fatto che ciascuno si porta da casa il proprio contenitore e lo riempie dal distributore presente nel supermercato”.

Ma per le plastiche che rimangono da smaltire che cosa si fa se i consorzi comunali non riescono ad organizzare la raccolta?
“Una moratoria che liberalizzi la raccolta. In altre parole bisogna consentire la creazione di cooperative di cittadini o di categorie – per esempio, cooperative di albergatori, ristoratori, eccetera – che possano accordarsi direttamente con ditte come la “Erre Plast” campana che, come è stato denunciato ad ANNOZERO, deve comprare la plastica al Nord perché non riesce a trovarne a sufficienza sul posto”.

Riciclato, dunque, tutto quello che si può, come si fa ad approntare in breve tempo gli impianti di compostaggio per la parte da trasformare in compost?
“Su questo sarò duro e preciso: noi non vogliamo la solidarietà delle altre regioni d’Italia ma vogliamo da parte di tutti un atto di corresponsabilizzazione. Cioè, poiché si è visto che buona parte del disastro campano è dovuto allo sversamento illecito di rifiuti tossici e nocivi provenienti dal Nord, non chiediamo di portare i nostri rifiuti fuori dalla Campania, ma che con un modesto investimento – che complessivamente non ammonterebbe a più di 5 milioni di euro – vengano le regioni del Nord, con le loro aziende, il loro know how e i loro tecnici a costruire qui impianti di compost per noi, da approntare entro 3 mesi”.

Se ho capito bene, lei dice : “avete contribuito ad avvelenarci e allora venite qui a darci una mano per disintossicarci”. Esatto?
“Esatto. Perché il guaio è di tutti e allora l’unico modo per non fare girare i rifiuti per tutta Italia – quelli del Nord al Sud e quelli del Sud al Nord – è che il Nord ci dia una mano a fare gli impianti necessari a sistemare la nostra immondizia in Campania”.

E per tutto quello che non si può riciclare che cosa si può fare al più presto?
“Bisogna partire dal piano dei siti per discariche consegnato già un anno fa alla struttura Bertolaso dai geologi Ortolani e De’ Medici nel quale venivano indicati luoghi geologicamente idonei e lontani dai centri abitati. Il metodo di approccio con queste realtà, però, deve essere completamente diverso: da un lato, noi dobbiamo garantire che grazie a una efficace raccolta differenziata, venga portato a discarica solo il poco che resta dei rifiuti solidi urbani; dall’altro la gente del posto, attraverso comitati di cittadini, deve essere informata prima delle scelte, ammessa a partecipare al progetto e al controllare di quello che entra nella discarica, magari anche lavorando nella struttura. Chi meglio di un abitante del posto adeguatamente preparato, infatti, può garantire la qualità del servizio e il controllo del territorio?”

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