Quello che la gente non deve sapere

6 febbraio 2008 - Serena Romano
Fonte: La verità delle contrade

Capire gli errori fatti in passato dovrebbe servire a non ripeterli: perché se errare è umano, perseverare è diabolico.
Ma se nessuno vuole comprendere veramente quello che è successo in questa storia dei rifiuti in Campania e porvi rimedio, significa che le urla disperate di chi soffre sventolando le prove contro il carnefice non riescono a diventare boato e a fermare la strage. O per dirla con le parole di Roberto Saviano “Quello che sta accadendo è grave… Ma forse queste vicende avvengono in un altro paese. Perché chi governa e chi è all’opposizione, chi racconta e chi discute, vive in un altro paese. Perché se vivesse nello stesso paese sarebbe impensabile accorgersi di tutto questo solo quando le strade sono colme di rifiuti … E’ in un altro paese che i nomi dei responsabili si conoscono eppure ciò non basta a renderli colpevoli”.
Chissà, forse ci vogliono più morti da tumore per rendere la vicenda talmente eclatante da non potere essere ignorata, per fare sentire a tutti le grida soffocate nell’angoscia dei reparti oncologici. E non solo della Campania: come emerge dal registro tumori del Veneto, dall’Emilia Romagna, dalla pianura padana e da tutte quelle zone in cui, accanto a tristi primati tumorali, si registra anche il maggior numero di inceneritori classificati dalla legge “industrie insalubri” e al “secondo posto, dopo le acciaierie, nell’inventario europeo delle diossine del 2004” .

Sta di fatto che quelli che sanno tacciono: e per questo sono colpevoli. Ma la maggioranza di quelli che non sanno, se non fanno uno sforzo per saperne di più, si rendono colpevoli di un reato non meno grave: il mancato soccorso. Come fecero in tanti durante l’Olocausto. Compresa la Chiesa intervenuta troppo tardi. Forse perché tutti, in fondo, aspettano che il clamore suscitato dalla vicenda si spenga, per illudersi che questa brutta storia sia conclusa. Così i campani, forse stanchi di combattere, si lasceranno morire in silenzio. E senza protestare continueranno a fare la spesa, a portare i bambini a scuola, a lavorare lasciandosi gasare nelle loro Auschwitz di Acerra, Nola, Marigliano sulle quali incombe un mostro: un inceneritore che, però, chi conosce veramente i fatti, sa che non funzionerà mai.
«Il dramma rifiuti che oggi coinvolge un´intera regione è il frutto di condotte di inaudita gravità. La storia di una colossale truffa cominciata quasi dieci anni fa: perché le imprese che allora si aggiudicarono l´appalto dell’inceneritore di Acerra sapevano di non poter mantener fede agli impegni… che non c´erano le condizioni per assicurare quella gestione dei rifiuti e quei prodotti di cdr (il combustibile da rifiuti) richiesto teoricamente nel contratto”. Così ha esordito il pubblico ministero Giuseppe Novello della Procura di Napoli il 2 febbraio scorso, illustrando la tesi che intende dimostrare nell’udienza preliminare contro i 28 colpevoli dell’aborto di Acerra. Un processo per truffa – che ha determinato un disastro ambientale - raccolto in 64 faldoni per un totale di 200 mila pagine che, però, non ha avuto sulla stampa nazionale e in tivù il risalto dei cumuli di immondizia e delle proteste dei manifestanti. Quasi che non abbia origine di lì tutta la monnezza finita poi nelle strade. Come se non fosse questo il nostro processo di Norimberga che, individuando i colpevoli, dovrebbe evitare il protrarsi della strage.
Perché se non viene fuori tutta la verità, la strage e l’emergenza continueranno. Né le risolverà De Gennaro il cui obiettivo – oltre a levare un po’ di spazzatura dalle strade – è anche garantire, a trattativa privata, la sopravvivenza di un mostro del quale è stata decretata la fine già da quando è nato.
Perché il fatto che l’inceneritore in costruzione fa schifo; che quel progetto non doveva neanche essere ammesso alla gara d’appalto; che ad Acerra non poteva essere costruito perché la zona è già troppo contaminata; che l’assurda decisione di piazzarlo in quel posto è stata presa per pura convenienza dalla stessa azienda costruttrice; che, sempre per motivi di convenienza, non è mai partita – e non parte - la raccolta differenziata, viene scritto e documentato da esperti e denunciato dai rappresentanti di tutti i partiti che fanno parte dell’arco costituzionale. Nessuno escluso. E non dal febbraio scorso: addirittura dal 1999.

PERCHE’ IL DISASTRO RISCHIA DI ALLARGARSI IN ITALIA

Ed è per questo che quelli che sanno tacciono rendendo ancora più raccapricciante la vicenda: perché nonostante la maggior parte dei politici conosca i contorni di questo disastro annunciato, non sembrano avere alcuna intenzione di fermarlo. Al contrario: lo si sta incentivando con sovvenzioni prelevate dalle tasche dei cittadini. Proprio nei giorni scorsi, infatti, con un’ordinanza è stato reintrodotto un provvedimento dal nome che riecheggia il cinguettìo di un passerotto, il “Cip 6”, all’origine di un disastro ambientale di proporzioni neanche lontanamente paragonabili ai cumuli di spazzatura ammonticchiati per le vie della Campania.

Con un cinismo pari agli aguzzini di hitleriana memoria - proprio mentre la gente esasperata chiede aiuto dalle piazze e proprio mentre inizia la nostra Norimberga - è stato approvato, infatti, il provvedimento che premia la “lobby dell’energia e degli inceneritori”: la lobby che “ruota attorno al diabolico e colossale affare del Cip 6” la quale, di fatto, ha disincentivato la differenziata perché pagata profumatamente dallo Stato per ogni chilo di rifiuto bruciato tal quale. Un provvedimento che aumenterà l’inquinamento atmosferico, la cui riduzione, invece, come dimostra l’Organizzazione Mondiale della Sanità, potrebbe far risparmiare all’Italia 28 miliardi di euro all’anno, l’equivalente di una manovra finanziaria; un provvedimento che mette definitivamente il nostro paese contro le direttive europee in materia di rifiuti e la salute degli italiani contro le più recenti acquisizioni della medicina e della scienza; ma soprattutto, un provvedimento che sovvenziona chi ha creato e favorito l’emergenza – talvolta anche in combutta con poteri illeciti - che, quindi, non ha alcun interesse a metterle la parola FINE.
Ecco perché quelli che sanno tacciono: diventando colpevoli. Ma anche quelli che non sanno rischiano di diventare complici se, non facendo lo sforzo per saperne di più, non riusciranno a diventare gruppo di pressione e a supportare quei pochi che stanno cercando di fermare questo Olocausto, anche chiedendo al governo l’immediato ritiro del “Cip 6”: nella consapevolezza che la parentesi De Gennaro è solo una finta tregua di una guerra che si scatenerà ancora più violenta alla scadenza del suo mandato.
Perciò questa è la prima puntata di una storia che – corredata da documenti che la avvalorano – continueremo a raccontare: nella speranza che, già raccolta dall’Europa, non continui a essere ignorata dall’Italia.

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