Osservazioni del WWF Campania al piano di RD di Napoli
I tempi che sono stati concessi dall’invio del piano alla presentazione delle osservazioni sono stati assolutamente irrisori e l’associazione non poteva che presentare queste osservazioni parziali e poco approfondite, ma che vogliono rappresentare la propria volontà a contribuire alla soluzione definitiva del problema al di là della mancanza di coinvolgimento da parte della Pubblica Amministrazione
Capitolo 1: Piano Regionale
- Il 50% di RD, posto come obiettivo, rappresenta il minimo di legge, ed è veramente troppo poco in una città in emergenza. Inoltre è assolutamente da respingere l’ipotesi di conteggiare come RD la frazione organica derivante dalla separazione post raccolta dell’indifferenziato perchè in contrasto con la normativa vigente e in quanto questa frazione per le inevitabili impurità non è utilizzabile come compost.
- E’ assolutamente inefficace un piano che a regime si pone l’obiettivo risibile di portare la produzione di RU pro-capite da 566 a 550 kg/pro capite. Un piano serio ed adeguato alla gravità della situazione dovrebbe puntare, attraverso interventi di prevenzione, a non superare i 450 kg/pro capite.
- E’ addirittura ridicolo l’obiettivo di portare, a regime, la raccolta differenziata della frazione organica e di quella verde al 7,27% e al 3,64% rispettivamente, soprattutto perché si tratta di quelle frazioni che se compostate hanno un mercato sicuro in agricoltura, e la cui sottrazione agevola la separazione degli altri materiali.
I riferimenti del Piano Regionale, per la loro totale inadeguatezza non meritano alcuna considerazione per il Piano della città di Napoli.
Capitolo 2: Piano Comunale
E’ importante che il Piano del Comune di Napoli abbia condiviso le suddette critiche (inizio cap.2)
Capitolo 3: il modello di raccolta
Le premesse del piano (cap.3) sono condivisibili.
Tuttavia nella strategia si ravvisa una eccessiva prudenza e lentezza nella diffusione delle raccolte domiciliari, che, sebbene comprensibile di fronte ai fallimenti passati, non è coerente sia con la situazione di emergenza che con la sensibilità crescente da parte della popolazione.
Non è accettabile la motivazione della mancanza di impianti di compostaggio, in quanto questi, ad un primo stadio di realizzazione per una digestione aerobica semplice, possono essere realizzati in poche settimane, a partire dall’adeguamento di quelli già esistenti, dal completamento di quelli già progettati, fino alla riconversione tecnica di alcuni impianti di CDR, attualmente fuori norma, e che risulterebbero inutili di fronte all’aumento del materiale avviato al riciclaggio. Con tempi necessariamente più lunghi si potrà pensare alla realizzazione di impianti più sofisticati, con un primo trattamento anaerobico per l’estrazione di biogas.
Troppo modesta la sperimentazione su 60.000 abitanti nel primo anno. La sperimentazione dovrebbe partire per 100.000 abitanti nei primi sei mesi (vedi esempio di Roma), da estendere a 200.000 entro il primo anno. Negli anni successivi si deve puntare al raddoppio per arrivare in tre anni a coprire la totalità della popolazione.
E’ inoltre fondamentale per la buona riuscita dell’intervento, che l’area di sperimentazione sia sufficientemente estesa da non creare una eccessiva prossimità con le aree limitrofe dove continua la raccolta stradale. Esperienze in tal senso insegnano che questo costituisce un fattore critico in quanto induce parte dei cittadini dell’area di sperimentazione a non cambiare abitudine ed a portare i loro rifiuti nei cassonetti delle aree limitrofe. Per tali ragioni ci sembrano troppo piccole le dimensioni dei moduli di sperimentazione (10.000 abitanti).
Altro aspetto importante, per sostenere un più veloce passaggio alla raccolta domiciliare, è che con i quantitativi esigui derivanti dalla Rd prevista risulterebbe più difficile trovare una congrua destinazione dei materiali secchi separati (plastica, vetro, metalli, carta). Se si raggiungono quantità di materiale differenziato sufficienti è possibile stimolare ed incentivare la realizzazione di filiere locali per il riutilizzo creando un circolo virtuoso che a sua volta richiede un aumento delle quantità, con benefici anche sul fronte dell’occupazione.
Le raccolte domiciliari devono inoltre riguardare non solo carta e organico, ma essere estese a tutte le frazioni secche, secondo quanto previsto dal Piano, per evitare di creare situazioni miste domiciliare/stradale che disorientano il cittadino e lo inducono a comportamenti scorretti, soprattutto nella fase iniziale in cui è molto forte l’inerzia dell’abitudine al cassonetto stradale.
Capitolo 4: la riduzione
Bene tutta la parte che riguarda le differenti azioni di riduzione della produzione di rifiuti, ma mancano ancora una volta gli obbiettivi, le azioni da intraprendere e i tempi di realizzazione.
E’ opportuno che nel Piano sia prevista, in maniera molto più specificata e articolata, la modalità di passaggio dal pagamento della tassa sui rifiuti, alla tariffa per la raccolta differenziata.
Capitolo 6: il fabbisogno impiantistico
Importante che sia stata inserita nel piano la previsione della realizzazione dell’impianto di compostaggio del Parco delle Colline, ma non è sufficiente. Sono necessari tempi certi e scadenze sia per questo impianto che per quelli previsti per Bagnoli e per l’area occidentale, soprattutto visto il breve tempo di realizzazione.