Cautela sull'inceneritore di Acerra

La stampa locale e nazionale, ha dato grande rilievo alle rassicuranti dichiarazioni di Berlusconi, secondo il quale l'inceneritore sarebbe un "oggetto innocuo". Ma le trionfalistiche affermazioni del Presidente Berlusconi, fatte proprie dal responsabile della Protezione Civile Bertolaso e dal Presidente della Regione Campania, Bassolino, non hanno alcun riscontro scientifico.
10 aprile 2009 - Prof. Benedetto De Vivo (Ordinario di Geochimica Ambientale Università di Napoli Federico II e)

La scorsa settimana è stata inaugurata l'attivazione dell'inceneritore di Acerra, con la presenza di Silvio Berlusconi e di altre autorità. La stampa locale e nazionale, ha dato grande rilievo alle rassicuranti dichiarazioni di Berlusconi, secondo il quale l'inceneritore sarebbe un "oggetto innocuo" con un potenziale inquinante inferiore a 3-4 utilitarie. Berlusconi ha poi innalzato a rango di eroi i dirigenti dell'Impregilo, dimenticando che la gestione FIBE (Impregilo)-Regione Campania ha lasciato che sul territorio campano si accumulassero milioni di tonnellate di "ecoballe", ossia, come è ormai noto a tutti, rifiuti tal quali (le piramidi della vergogna) cellofanati e depositati in attesa di venire bruciate nell'inceneritore di Acerra e in altri progettati a poca distanza. In altre parole le ecoballe sono il combustile che alimenterà l'inceneritore, fruttando agli "eroi", lucrosi guadagni, garantiti alla FIBE dai benefici della Legge, nota come CIP6, deliberata dal Governo Prodi e prontamente confermata dal nuovo Governo Berlusconi.

Le trionfalistiche affermazioni del Presidente Berlusconi, fatte proprie dal responsabile della Protezione Civile Bertolaso e dal Presidente della Regione Campania, Bassolino, non hanno alcun riscontro scientifico.

Una commissione di 15 esperti della National Academy of Sciences degli USA  ha pubblicato le sue conclusioni nel volume "Waste Incineration & Public Health" (National Academy Press, 2000).  Secondo tale autorevole studio un inceneritore, in funzione della bontà della tecnologia utilizzata, può contaminare l'ambiente con una serie di agenti tossici. Fra questi: polveri sottili (PM), monossido di carbonio (CO), gas (es., NOx, SO2, HCl) e particelle acide, metalli (Cd, Pb, Hg, Cr, As, Be), diossine, furani, PCB (policlorobifenili) e IPA (idrocarburi policiclici aromatici). Nelle indagini epidemiologiche e nelle analisi di rischio viene riscontrato che queste sostanze tossiche contribuiscono sia al rischio cancro che alla insorgenza di patologie non-cancerogene. L'analisi di rischio ha identificato le diossine e i furani (seguite da metalli tossici) come le principali sostanze che determinano il rischio cancro. Le stime del contributo relativo di ognuno degli inquinanti dipendono dalle caratteristiche dell'inceneritore, dalla popolazione potenzialmente esposta, dalle vie di dispersione; ma anche dalla quantità di informazioni disponibili sul territorio, prima e dopo la costruzione dell'inceneritore. Le conclusioni cui giunge il rapporto non vanno certo nella direzione delle dichiarazioni trionfalistiche del Presidente Berlusconi, anche se non sono definitive riguardo la certezza di un rapporto causa-effetto fra incenerimento di rifiuti e salute umana. 

Riporto di seguito, la traduzione delle conclusioni cui perviene il rapporto della National Accademy of Sciences, di modo che il cittadino possa trarre del tutto autonomamente le proprie conclusioni:

  • Le stime dei notevoli incrementi nell'ambiente di diversi inquinanti attribuibili ad inceneritori in esercizio, determinano legittime preoccupazioni in merito agli effetti sulla salute umana. Studi sulle PM in aree urbane dimostrano che esse causano un eccesso di mortalità nella popolazione USA; l'incremento che deriva dalle PM emesse dagli inceneritori si va a sommare ad un carico nocivo già esistente nell'ambiente.
  • Anche se un inceneritore, ben progettato e costruito, emette quantità modeste di questi inquinanti, l'analisi di rischio non può caratterizzare in modo adeguato la presenza o l'assenza di rischio, in quanto: a) c'è scarsità di dati disponibili relativamente alle tecniche utilizzate per effettuare l'analisi di rischio stessa; b) gli effetti e il rischio vanno valutati impianto per impianto; c) bisogna valutare la sinergia di effetti combinati degli inquinanti chimici sulla popolazione esposta, gli effetti di piccoli incrementi di esposizione su persone "anormalmente" suscettibili, gli effetti potenziali di emissioni sul breve termine dovute ad operazioni di funzionamento dell'impianto in condizioni "non-normali"; d) non è stata ancora definita una soglia limite, per quanto riguarda le emissioni, al disotto della quale sia dimostrata la riduzione di effetti per la salute umana, e tanto meno sono stati ancora valutati gli effetti indiretti.
  • Gli studi epidemiologici che definiscono gli effetti negativi dovuti a singoli inceneritori sono pochi e non giungono a risultati univoci. Questo in considerazione: a) del numero limitato di persone studiate; b) della presenza di fattori che alterano gli effetti; c) dei lunghi periodi che sono necessari perché si manifestino gli effetti sulla salute umana; d) delle basse concentrazioni degli inquinanti.
  • La valutazione della Commissione su inceneritori e salute umana è stata effettuata basandosi sulle emissioni di inceneritori che funzionano in condizioni normali. Non esistono dati sugli effetti per la salute umana per gli inceneritori che operino in condizioni non-normali. La valutazione è stata limitata dalla mancanza di dati relativamente alle concentrazioni di sostanze tossiche nell'ambiente circostante gli inceneritori.
  • L'EPA (Environment Protection Agency degli USA) richiede che le emissioni provenienti dagli inceneritori, siano al di sotto di una soglia definita sulla base del funzionamento del 12% di tutti gli inceneritori in esercizio (questo standard viene definito come MACT - Maximal Achievable Control Technology). Ma anche osservando lo standard MACT, le preoccupazioni riguardanti le concentrazioni di diossine, Pb e Hg non vengono fugate. Comunque per singoli impianti con livelli di emissioni molto ben determinati, i rischi per la salute non sono affatto di poco conto. Gli effetti potenziali cumulativi degli inceneritori, a scala regionale e oltre, sono del tutto sconosciuti.
  • I nuovi impianti che soddisfino in pieno lo standard MACT, dovrebbero apportare un livello di emissioni più basso rispetto ad impianti di vecchia costruzione. Operando in condizioni di "normalità", il miglioramento dello standard MACT riduce il rischio per la salute umana. Lo standard MACT non è stato ideato per proteggere i lavoratori che operano all'interno dell'inceneritore ed è improbabile che i regolamenti MACT riducano il rischio per tali lavoratori. Questi ultimi sono molto più a rischio per quanto riguarda l'esposizione (diossina, Pb, Cd, Hg) rispetto ai residenti locali. E' improbabile, comunque, che il miglioramento dello standard MACT, determini una riduzione del rischio a livello regionale, soprattutto per quanto riguarda diossina, Pb e Hg.

Tutto quanto sopra è quindi quanto afferma ufficialmente la National Academy of Sciences negli USA riguardo il problema degli inceneritori e la salute umana... cosa diversa è invece quello che vuole sostenere la politica in Italia, supportata da un organo tecnico quale la Protezione Civile e da scienziati funzionali al potere (sia esso di Destra o di Sinistra). A fronte di quanto afferma la National Academy of Sciences, non pensa il Presidente del Consiglio che, a salvaguardia della salute dei cittadini, dovrebbe essere tutelato quanto minimo il principio di precauzione, rendendo più stringente la legislazione riguardo la raccolta dei dati di emissione e l'attuazione di studi per poter valutare con correttezza scientifica il rischio di questi impianti per la salute pubblica?

Questa vicenda, ripropone in maniera drammatica la cattiva abitudine di spacciare per verità "assolute", le opinioni di alcuni ricercatori, che hanno il grande "merito" di avere rapporti molto privilegiati con la "politica", ed in tale ottica va riaffermato il principio della necessità dell'autonomia della ricerca rispetto alla politica e alle opportunità che la politica offre.

Prof. Benedetto De Vivo
Ordinario di Geochimica Ambientale
Università di Napoli Federico II e
Adjunct Professor
Virginia Polytechnic Institute & State University
Blacksburg, Virginia, USA

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