Geopolitica dell'emergenza rifiuti: aggiornamento da Santa Maria la Fossa
Mentre è in atto la contesa a Chiaiano, in Irpinia e nel Sannio, nel silenzio della stampa e grazie all'opera febbrile e indisturbata degli addetti ai lavori, Ferrandelle, località baricentrica tra i comuni di Santa Maria La Fossa, Capua, San Tammaro e Casal di Principe, ha acquisito ormai il valore di chiave di volta per una piattaforma polifunzionale di stoccaggio e smistamento estesa almeno 3 km2, sulla quale si espandono di settimana in settimana le aree destinate ad accogliere immondizia non trattata, balle, e svariate decine di migliaia di tonnellate di materiali provenienti dai 6 impianti CDR funzionanti e qualificati come FOS (che della FOS, la "frazione organica stabilizzata", cioè il rifiuto umido trasformato in terriccio, hanno almeno l'aspetto, se non la qualità). Tutt'intorno, ma anche nel mezzo, grano, frutteti e allevamenti e una gran quantità di minuscole discariche abusive.
Nella sola località Ferrandelle (40 ettari), oltre alle 3 piazzole concordate a inizio febbraio tra Commissariato e Giunta di Santa Maria La Fossa, per un totale non negoziabile di 120.000 tonnellate, ne sono state allestite 6 e altrettante ne sono in progetto, per un ammontare complessivo di circa 600.000 tonnellate (parliamo, per intenderci, di uno stoccaggio "provvisorio" grande quasi quanto la cava di Chiaiano ma senza vasche per il percolato e pozzi spia, ciò che recentemente è stato denunciato dal Sindaco, senza effetto) di cui, grosso modo, un centinaio di "FOS".
A 600 metri in linea d'aria, intorno alla discarica di Maruzzella (della capienza di oltre 3 milioni di metri cubi, chiusa nel 2002) l'area occupata da siti di trasferenza è aumentata, da gennaio a questa parte, di almeno il 300 %. Da giorni si sta lavorando a una vasca da circa 100.000 tonnellate destinata al "FOS" e a un vasto piazzale per le ecoballe (soltanto asfaltato, sembra un parcheggio). Vi lavorano ditte di Casale e San Cipriano, convocate mediante trattativa privata.
La cosa più grave, tuttavia, è che i lavori per l'impianto di compostaggio, in costruzione a 50 metri dalla discarica e oramai in via di ultimazione, sono stati interrotti oltre un mese fa perché sotto uno dei due capannoni destinati alla lavorazione dell'umido e sulla piazzola per il deposito del compost ultimato si è deciso di stoccare, non sappiamo per quanto tempo, una ventina di migliaia di tonnellate di balle. Ciò vuol dire che, per tamponare l'equivalente di appena 3 giorni di consumi campani, si sono interrotti i lavori di un impianto da 6 milioni di euro e capace di trattare 30.000 tonnellate all'anno (circa il 25% della produzione di rifiuto organico della provincia).
Tutto ciò si offre allo sguardo dell'osservatore come libro aperto sulla meccanica della cosiddetta emergenza rifiuti: si ostacolano di fatto le realizzazioni che gioverebbero strutturalmente a una futura gestione ordinaria (l'impianto di compostaggio) mentre si adottano soluzioni (piazzole per lo stoccaggio e la trasferenza) che concedono di volta in volta al commissario - oramai sottosegretario - di guadare le situazioni critiche e alle ditte locali (si tenga presente di quale luogo qui si parla) di prosperare di settimana in settimana con camion, asfalto e cemento.
Questi, gli attuali termini del capitolo campano della Questione Meridionale.